9 settembre 2024
Aggiornato 11:30
La soluzione di Maurizio Arrivabene

Nessun nuovo direttore tecnico: ecco cosa ha deciso la Ferrari

Dopo i «no» dei sostituti prescelti di James Allison, come Ross Brawn e James Key, la Rossa ha optato per una riorganizzazione interna: al posto di un unica guida ingegneristica, una struttura più orizzontale e democratica.

Il team principal Maurizio Arrivabene
Il team principal Maurizio Arrivabene Foto: Ferrari

MARANELLO – Squadra che vince non si cambia, sostiene un vecchio adagio del mondo dello sport. E squadra che perde si riorganizza, risponde oggi la Ferrari per bocca del suo team principal Maurizio Arrivabene. L'improvviso divorzio, a stagione inoltrata, dal direttore tecnico James Allison, unito ad una crisi di risultati ormai conclamata, infatti, ha costretto i piani alti di Maranello a porsi una domanda fondamentale per il futuro della Rossa: come ridisegnare il profilo della struttura ingegneristica? La prima risposta, nonché quella più ovvia, era semplicemente la ricerca di un sostituto per Allison. Ma l'assenza sul mercato di figure all'altezza di questo ruolo (e gli educati rifiuti di Ross Brawn e di James Key, tra gli altri) hanno costretto Arrivabene a tornare sui suoi passi. Non si trova un nuovo supertecnico? E allora si valorizzano gli uomini già presenti in squadra. A partire dal nuovo dt Mattia Binotto: «Lavorerà in collaborazione con il team per migliorare la vettura – spiega il manager bresciano – Tutti i tecnici si parlano, ma la differenza è molto importante: non ci sarà più 'la macchina del signor X'. Ci sarà una macchina che sarà il risultato della collaborazione tra tutti i gruppi di lavoro coinvolti nel progetto».

Una Ferrari più democratica
Ecco l'idea che rivoluzionerà la Scuderia: non più una struttura ingegneristica piramidale, con un direttore tecnico plenipotenziario al vertice che emana le direttive a tutti i suoi sottoposti. Al contrario, un gruppo più democratico, più orizzontale, dove ciascun reparto si occupi del settore di propria competenza, ma tutti si scambino le informazioni necessarie a costruire un progetto frutto di un reale lavoro di squadra: «Stiamo modificando la nostra struttura tecnica – prosegue Arrivabene – ma questa operazione sarà completata solo quando avremo compreso se abbiamo già all'interno del team degli ingegneri di cui non abbiamo ancora sfruttato appieno le capacità. Penso che dei talenti ce li abbiamo. Ma la domanda che mi pongo è: perché, se hai delle persone capaci, il loro talento non emerge? Se metti dei bravi ingegneri a perdere tempo con altri compiti, è chiaro che perdi delle opportunità importanti». Una filosofia che la Ferrari ha copiato dalla McLaren, dove già da qualche anno non esiste un unico direttore tecnico, ma un triumvirato di ingegneri chiave nelle varie sezioni operative: Peder Prodromou, genio dell'aerodinamica, Matt Morris, ingegnere capo, e Tim Goss, coordinatore. «Il nostro ruolo è quello di indicare gli obiettivi e assicurarci che vengano raggiunti – conclude il team principal del Cavallino rampante – Se i concetti sono chiari, penso che non abbiamo bisogno di cercare nuovi ingegneri fuori da Maranello. Non stiamo cercando il mega-talento. Quando c'è una figura del genere, è normale che tutta la squadra tecnica segua ciò che lui dice. Ma noi non abbiamo un uomo del genere. Stiamo lavorando ad una nuova struttura orizzontale, di cui Mattia Binotto sarà coordinatore».