Cessione Milan, Berlusconi ci ripensa
Regna ancora una grande confusione attorno alle questioni societarie di Casa Milan. Il presidente rossonero non sembra più così disposto a cedere la sua creatura anche perché vorrebbe mantenere un ruolo di potere che i nuovi acquirenti non vogliono concedergli. E il 15 giugno, scadenza del patto in esclusiva, si avvicina.
MILANO - I cinesi non arrivano. O quanto meno non nel prossimo fine settimana quando, complice la finale di Champions League che si disputerà proprio a Milano, una delegazione asiatica molto vicina alla cordata in lizza per acquistare il Milan era stata annunciata in partenza per il capoluogo lombardo. La novità dell’ultimo minuto, svelata da Carlo Pellegatti ai microfoni di Mediaset Premium, non ha sorpreso più di tanto gli addetti ai lavori perché da un paio di giorni a questa parte nell’universo rossonero circola una voce che avrebbe dell’incredibile: Silvio Berlusconi non sarebbe più così convinto di cedere il pacchetto di maggioranza dell’Ac Milan al consorzio cinese guidato da Sal Galatioto.
Tutti i dubbi di Berlusconi
Alcune dichiarazioni del numero uno milanista, raccolte a Brugherio dove l’ex premier presiedeva ai festeggiamenti per i 50 anni del primo complesso residenziale costruito con la Edil Nord, sono sembrate ancora votate al gran passo («Vediamo come funziona la storia della vendita. Sono alla ricerca di qualcuno che abbia tante ambizioni e voglia riportare il Milan ad essere protagonista»), ma restano ancora diverse remore da parte di Berlusconi.
«Vogliono cacciarmi»
Sembra addirittura che l’ex premier si sia indispettito per quello che potrebbe essere l’orientamento dei nuovi proprietari sul suo conto: «I cinesi mi vogliono cacciare dal Milan». Parole forti che secondo Corriere dello Sport e Tuttosport il presidente Berlusconi avrebbe pronunciato ieri, aggiungendo una postilla che spiegherebbe tutto: «Ho chiesto di restare ancora presidente, ma i cinesi non vogliono».
L’utopia Taechaubol
Il sogno del presidente del Milan è disarmante nella sua semplicità: restare al posto di comando però con i soldi degli altri. Un’utopia che solo nella folle trattativa con il sedicente broker thailandese Bee Taechaubol poteva trovare collocazione. Con il risultato che tutti conosciamo: Mr. Bee evaporato e operazione saltata. Berlusconi però proprio non ci sta ad uscire da sconfitto dopo un trentennio di presidenza e soprattutto non ha alcuna voglia di perdere il potere decisionale esercitato finora. Soprattutto nella gestione tecnica della squadra, vedi ad esempio il caso Brocchi, il pupillo presidenziale che l’imperatore di Arcore vorrebbe confermare alla guida del Milan a dispetto di risultati fallimentari su tutta la linea.
Addio sogni di gloria
E allora probabilmente i tifosi rossoneri, ormai esasperati dalle squinternate modalità con cui la coppia Berlusconi-Galliani sta portando allo sfacelo l’ex club più titolato al mondo, dovranno ingoiare ancora una volta il boccone amaro della sconfitta. A meno di improvvisi colpi di scena ed impensabili aperture cinesi nei confronti del vecchio patron, il Milan resterà nelle mani di Silvio Berlusconi. Con buona pace di tutti coloro che non aspettano altro che il suo addio e quello del fido geometra di Monza per aprire lo champagne e brindare finalmente ad una nuova era.