31 luglio 2025
Aggiornato 02:00
Il più giovane vincitore di sempre

Vincere un GP a 18 anni: Verstappen, è nata una stella

Max si aggiudica la sua gara di debutto in Red Bull: «Non ci posso credere, io puntavo al podio». E inizia una striscia che promette di proseguire con molti altri successi in futuro: «Penso solo a correre e a divertirmi»

Max Verstappen sul gradino più alto del podio a Barcellona
Max Verstappen sul gradino più alto del podio a Barcellona Foto: Red Bull

BARCELLONA – Ha solo diciotto anni e sette mesi. Un'età alla quale la maggior parte dei suoi coetanei ha appena preso la patente. Max Verstappen, invece, non solo corre in Formula 1 già da una stagione. Ma alla prima occasione utile, ovvero al suo primo Gran Premio in un top team, la Red Bull, ha vinto una gara. È il più giovane nella storia ad avercela fatta, battendo di quasi tre anni il record precedente, che apparteneva proprio al pilota che sullo stesso podio ci è salito alla sua sinistra: Sebastian Vettel (il ferrarista conquistò il suo primo successo a 21 anni e 43 giorni). «I record sono fatti per essere battuti – alza le spalle il tedesco – Non importa l'età, in Formula 1 ci si sta se lo si merita». La vera notizia, semmai, è che oggi anche la F1 ha iniziato la sua rottamazione, il suo cambio generazionale. Ai tempi di quel famoso GP di Monza 2008, quando appunto Vettel vinceva la sua prima gara, il giovane Verstappen era in ben altre faccende affaccendato: «Probabilmente mi stavo divertendo da qualche parte a bordo di un go kart», racconta. Figuriamoci se guardiamo al pilota che è salito sul podio alla sua destra, e che la sua prima vittoria la ottenne nell'ormai lontano 2003 («Quando avevo sei anni», sorride Max). Kimi Raikkonen, infatti, è il più vecchio pilota del circus, che si è ritrovato a lottare ruota a ruota con il più giovane proprio per tagliare per primo il traguardo a Barcellona. «Oggi è andata così. Semmai mi spaventa l'idea di aver corso contro suo padre Jos», si lascia scappare una delle sue rarissime battute Iceman.

Con il cuore in gola
Max Verstappen, nel Gran Premio di Spagna, è andato oltre ogni più rosea previsione. Degli osservatori, ma anche di lui stesso: «Il mio obiettivo era salire sul podio», confessa a fine gara. Invece, con il passare dei giri, la sua favola si è gradualmente trasformata in realtà: «Sapevo che la Ferrari era un po' più veloce di noi – racconta – E la gara sembrava non finire mai, specialmente negli ultimi dieci giri, quando Kimi si avvicinava alle mie spalle. Era come guidare sul ghiaccio, scivolavo moltissimo. Così ho pensato solo ad amministrare il mio margine, la mia velocità, le mie gomme. E a non fare errori. Quando ho visto il cartello esposto dal mio box, con il mio nome in prima posizione, non ci credevo. Mi sono detto: 'Smettila di fissarlo, non ti distrarre'...».

Futuro campione
Nelle sue parole, mentre ripercorre giro per giro con la mente una corsa che non potrà mai dimenticare, lascia appena trasparire il suo entusiasmo adolescenziale. Quello che più colpisce, semmai, è la sua seriosa maturità, quella che lo rende un campione predestinato, in pista e fuori: «Penso solo a correre, a divertirmi, e oggi è stata una sensazione grandiosa». Di eroi sostiene di non averne: «Ho rispetto per tutti». Di persone da ringraziare, molte: «Negli ultimi due anni mi hanno aiutato papà Jos, ma anche il dottor Marko (boss della Red Bull, ndr). Da quattro a 16 anni soprattutto mio padre. E prima? Beh, mia mamma ha fatto un ottimo lavoro...». Questo 15 giugno 2016, insomma, sarà ricordato come la gara in cui è cominciata una storia vincente. Il primo successo di quella che sarà certamente una lunga serie. «Nelle prossime piste saremo forti – promette già – Tra due settimane si corre a Montecarlo, e i circuiti cittadini come quello sono i migliori per noi. E pensare che ancora devo conoscere bene la mia nuova vettura...».