28 agosto 2025
Aggiornato 14:00
Cessione Milan

L’ultimo dietrofront di Berlusconi

Nella giornata di martedì è stato firmato il protocollo di esclusiva tra Fininvest e la Galatioto Sport Partner per la cessione della maggioranza del Milan. Silvio Berlusconi ha quindi ceduto alle pressioni dei figli, ma ha preteso che nell’accordo non fossero inserite penali in caso di recesso.

MILANO - E così è stato. Malgrado i deliranti proclami diffusi venerdì pomeriggio sulla sua pagina Facebook, attraverso un video contenente la più alta densità di corbellerie ascoltate in questi ultimi anni (dalla qualità del «giuoco» migliorata grazie all’avvento del messia Cristian Brocchi ai fieri propositi di vendere ad un italiano), Silvio Berlusconi ha detto si. Dopo un lungo consulto prolungatosi nella giornata di lunedì con la figliolanza al completo, il patron rossonero ha accettato di porre la propria prestigiosa firma in calce al contratto in esclusiva tra Fininvest e Galatioto Sport Partners, che potrebbe - e sottolineiamo il condizionale - essere il primo passo per la cessione della maggioranza dell’Ac Milan ad una cordata di imprenditori cinesi.

35 giorni di riflessione
Che cosa sia passato nella testa dell’imperatore di Arcore nelle ultime 48 ore non è molto difficile da interpretare. È evidente che Berlusconi sia combattuto tra l’esigenza di dare via un ramo aziendale ormai causa solo di dispiaceri e dissesti finanziari e il dolore rappresentato dal distacco definito con un pezzo di cuore (perchè questo è il Milan per Berlusconi). Quello che appare più difficile da mettere a fuoco è cosa potrebbe succedere da qui al prossimo 15 giugno, fissato tra le parti come dead-line per la conclusione della trattativa.

Video fallimentare
Il presidente rossonero non è convinto. E la sua mossa disperata di venerdì sera, con il video postato su Facebook all’insaputa dei vertici Fininvest e perfino dei figli, ne è la testimonianza lampante. Evidentemente l’ex premier confidava negli effetti miracolosi di quel ridicolo fotomontaggio del giovane Silvio con la maglia rossonera sulle spalle. Oppure nella speranza che il popolo milanista potesse abboccare per l’ennesima volta alle sue squinternate promesse di rivincita. Fatto sta che la risposta della piazza, espressa dalle centinaia di messaggi di insulti e di inviti ad andar via pubblicati sui social network, deve averlo portato a più miti consigli ed accettare il suggerimento della famiglia di avviare le pratiche per la cessione ai cinesi.

Partita tutt’altro che chiusa
Preoccupa però un aspetto. E si tratta di una questione tutt’altro che marginale. Per espresso volere presidenziale, l’accordo stipulato tra l’ad di Fininvest Pasquale Cannatelli e  Salvatore Galatioto, advisor per conto degli investitori cinesi, non è vincolante in alcun modo. Questo vuol dire che da qui al 15 giugno, Silvio Berlusconi avrà l’opportunità di cambiare idea e fare retromarcia in qualsiasi momento. Una spada di Damocle che sembra non turbare la cordata di nuovi acquirenti, ma capace di avere un effetto destabilizzante sull’intera tifoseria, molto più consapevole rispetto ai cinesi degli umori altalenanti del presidente rossonero.

E allora prepariamoci a 35 giorni di calvario, di spifferi, di indiscrezioni. L’accordo in esclusiva è stato firmato, ma la partita è tutt’altro che chiusa.