Ferrari, il Gran Premio di Cina è già decisivo
La terza gara del Mondiale rischia di rappresentare l'ultima spiaggia per la Rossa. Che deve confermare la buona competitività dimostrata finora, ma soprattutto risolvere i problemi di affidabilità. Altrimenti il titolo resterà un sogno

SHANGHAI – Quella che si correrà questo weekend in Cina è solo la terza gara del Mondiale di Formula 1, ma per la Ferrari, in un certo senso, assomiglia già a una finale. La Rossa, che aveva iniziato la stagione 2016 puntando senza mezzi termini alla lotta per il titolo iridato, dopo due Gran Premi si ritrova con un pilota al quarto posto (Kimi Raikkonen) e uno addirittura al sesto (Sebastian Vettel) della classifica iridata, ed è seconda tra i costruttori, ma staccata di ben 50 punti dalla solita Mercedes. A Maranello, beninteso, si continua a lavorare incessantemente per colmare il distacco dalle frecce d'argento: un esempio su tutti è quello dello sviluppo dell'innovativo sistema Hcci, pensato per far funzionare il turbo in modo simile a quello di un diesel e dunque per aumentarne la potenza, specialmente in qualifica dove finora i rivali tedeschi si sono dimostrati inarrivabili.
Motori nel mirino
Eppure non sono le prestazioni pure a preoccupare di più il Cavallino rampante. Che finora, tralasciando gli episodi e concentrandosi sul puro passo gara, è sembrato in grado di giocarsela praticamente ad armi pari sia in Australia che in Bahrein. Il problema principale è quello dell'affidabilità, che al debutto ha tradito Raikkonen e nella seconda corsa Vettel, già durante il giro di formazione. Studiato a fondo il motore che ha ceduto sulla monoposto del tedesco, i tecnici hanno riscontrato una notizia buona e una cattiva: quella buona è che il guasto era provocato da un errore sulla mappatura elettronica, dunque più facile da risolvere rispetto ad una rottura meccanica; quella cattiva è che quel maledetto blackout che interveniva regolarmente ai bassi giri del motore ha danneggiato il propulsore in modo irreparabile. Dunque, a Shanghai Seb dovrà passare già al secondo motore, come a dire che gliene rimarranno solo quattro per i restanti diciannove GP. Un altro dato che, a lungo andare, rischia di rappresentare un handicap nella corsa iridata della Ferrari.
Maximum attack
Che, però, almeno per ora non accenna a fermarsi, né tantomeno a rallentare. Basti guardare alle scelte della vigilia sulla strategia (che in Cina rischia di essere un elemento decisivo, viste le basse temperature attese sull'asfalto che aumenterebbero il graining sulle gomme): Vettel, per attrezzarsi al ritorno al vecchio format di qualifica, ha messo in valigia un numero maggiore di gomme supersoft (6) rispetto a Hamilton e Rosberg (5). Pur tenendo a mente l'imperativo categorico di raggiungere il traguardo, insomma, i ferraristi preparano una gara tutta all'attacco. Ancora una volta. E ha voglia Bernie Ecclestone, che con Seb notoriamente non ha ottimi rapporti, a stuzzicarlo sostenendo che la Rossa non vincerà il titolo prima del 2020. «Il mio contratto non dura nemmeno fino a quell'anno, quindi mi toccherà subito rinnovarlo – sorride il campione teutonico – E poi, a parte quello, sarò ormai troppo vecchio. Perciò, se mi chiedete se vincerò il titolo presto, vi rispondo di sì. Sono fiducioso».
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