18 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Calcio - Serie A

Milan e Juventus, concorrenza sleale

Nulla di accusatorio nel titolo, solo l’evidente consapevolezza che oggi rossoneri e juventini giocano due campionati diversi. Tutto cominciò quel 25 febbraio 2012, con il famigerato gol di Muntari che ha cambiato i destini delle due squadre.

MILANO - «C’è sempre il Milan nel destino di Allegri», titola la Gazzetta dello sport di venerdì mattina. «C’è sempre la Juve nel destino di Mihajlovic», titolava il Diadiodelweb.it mercoledì 6 aprile. 

Lungi dal voler rivendicare la paternità e l’originalità di un titolo, è importante sottolineare quanto Milan e Juventus, e così Mihajlovic e Allegri, siano indissolubilmente legati a doppio filo, nel bene o nel male. A conferma che tra i due club più titolati del calcio italiano c’è e ci sarà sempre una rivalità che va oltre i momenti di crisi e di auge dell’una o dell’altra.

C’era una volta Milan-Juve

Eppure, guardando la situazione attuale di Milan e Juventus, l’unico titolo sensato che viene in mente è: «C’era una volta una classica del nostro calcio». 

Dal giorno del famoso gol fantasma di Muntari, quel famigerato 25 febbraio 2012 diventato negli anni la rappresentazione più esemplare delle sliding doors, la sfida tra rossoneri e bianconeri non è più la stessa cosa. Allora i due club lottavano ad armi pari e si giocavano lo scudetto punto a punto (a conferma di quanto fu importante per l’assegnazione di quel titolo la rete del ghanese non convalidata). Oggi invece la Juventus veleggia verso il 5 campionato vinto consecutivo, mentre il derelitto Milan continua a sprofondare nelle sabbie mobili della sua insicurezza e precarietà societaria, ancor prima che tecnica.

123 punti di differenza in 4 anni

C’è un solo dato da evidenziare, numeri che faranno rabbrividire gli sconcertati tifosi rossoneri: da quel Milan-Juventus - per la cronaca finito 1-1 - i campioni d’Italia hanno conquistato la bellezza di 123 punti più dei rossoneri. Una media di circa 30 punti in più a campionato, praticamente uno sproposito.

Cosa possa aver contribuito a creare un divario del genere, divenuto abissale e purtroppo destinato ancora a crescere, è piuttosto evidente. La Juventus è stata capace di risorgere dalle proprie ceneri partendo da un importante restyling societario, dalla costruzione dello stadio di proprietà, da una serie di mosse di mercato oculatissime gestite dalla premiata ditta Marotta&Paratici, e dalla consapevolezza che solo lavorando in silenzio ed accettando di partire dal basso si sarebbe potuto tornare grandi.

Tutti i disastri rossoneri

Se andiamo ad analizzare quanto accaduto in Casa Milan nello stesso drammatico quadriennio vien facile capire i motivi della perdurante crisi rossonera. In una parola sola: confusione societaria. Entrando più nel dettaglio potremmo elencare la discutibile operazione del doppio amministratore delegato voluta fermamente da Silvio Berlusconi; il maldestro tentativo di cessione del club a sedicenti broker dell’estremo oriente; la bocciatura del progetto nuovo stadio con il teatrino inqualificabile del Portello; la raffica di sciagurate operazioni di mercato congegnate da un invecchiato Galliani, incapace di riciclarsi quale scopritore di giovani talenti e responsabile di tutte le iniziative a parametro 0 che hanno portato il Milan a sprofondare. E potremmo continuare a lungo.

Appuntamento all’Olimpico

Il risultato sotto gli occhi di tutti è una disaffezione popolare sempre più marcata che fa sanguinare il cuore di milioni di tifosi milanisti, costernati all’idea di come sia stato scientificamente distrutto quello che nemmeno troppi anni fa era ancora il club più titolato al mondo. Oggi la Juventus si gioca lo scudetto - l’ennesimo - il Milan le briciole di un sesto posto che potrebbe consegnare l’Europa di scorta in caso di sconfitta nella finale di Coppa Italia, ancora una volta contro i bianconeri.

E allora apriamo le danze e godiamoci questo ennesimo Milan-Juve, ma tutti quanti sappiamo che dal gol di Muntari questa partita non è più stata la stessa cosa.