20 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Il momento più duro del campione

Il ko mondiale ha lasciato Rossi al tappeto

Un Valentino così triste, teso e tirato come quello apparso davanti ai giornalisti nei giorni successivi alla sconfitta di Valencia non lo avevamo mai visto. Chissà se riuscirà a riprendersi. O se qualcosa si è davvero rotto per sempre

MILANO – È qualcosa che tutti abbiamo percepito. Qualcosa di assolutamente insolito, di profondo, di preoccupante. Il Valentino Rossi del dopo Mondiale è apparso stanco, delusissimo, quasi rassegnato, tirato, diverso. Questa volta la sconfitta gli ha fatto male, molto male. L'ha ammesso pure lui che per assimilare, metabolizzare questa delusione ci vorrà tempo, molto tempo, forse non verrà mai del tutto assorbita, battuta dal sistema immunitario della sua anima competitiva. O forse, invece, riuscirà a trasformarlo in uno stimolo, come sempre ha saputo fare nella sua carriera. Però stavolta l'elaborazione della sconfitta è molto più difficile. Per il modo in cui secondo lui è arrivata (ora non conta che siate d'accordo o meno, lui la vede così): ingiusto, fraudolento, antisportivo. Per la prima volta (siamo sempre parlando per metafore) il carnefice di tanti avversari è stato azzannato dagli altri del branco che per riuscirci (altra anomalia) si sono alleati tra di loro.

Quegli stimoli che non ci sono più
Quella stanchezza interiore, ma visibile, deriva da molte considerazioni, credo. La principale l'abbiamo già detta: una combinazione tra la sconfitta e il modo in cui è maturata. Ma anche l'età che inesorabilmente avanza, l'inseguimento di un grandissimo obiettivo che alla fine è svanito come fosse un'illusione, la consapevolezza di non essere più in grado di gestire il branco, il dubbio di poterci riuscire ancora, di essere in grado di riprovarci, di avere un'altra chance. Io credo, però, che ci sia anche qualcos'altro: il dubbio di non divertirsi più, che da questo 2015 non sia più la stessa cosa. Divertirsi per Rossi e per tutti gli sportivi non significa leggerezza o immaturità, ma il suo esatto contrario: vuol dire amare quello che fai, decidere di rinunciare a molte cose per essere competitivo, aver voglia di andare alle corse, di vivere in quel modo, di provare ogni volta la stessa emozione, la stessa scarica di adrenalina, sempre come se fosse la prima volta.

I dubbi e i rimpianti
Un'incrinatura anche lieve, anche superficiale di questa passione, di questo piacere sarebbe forse impossibile da riparare. Perchè è qualcosa sulla quale puoi lavorare, ma che deve soprattutto venire spontanea dal cuore, dal posto dove nascono le emozioni. Non puoi obbligarti a farti piacere qualcosa: puoi sopportarla, farla per dovere, per interesse, per milioni di motivi, ma non puoi continuare ad essere Valentino Rossi se non ti diverte più quel gioco, se non hai più gli stessi stimoli, la stessa voglia. Ma probabilmente pesa anche un'altro aspetto. La consapevolezza di sapere che, al di là delle azioni di Marquez, il Mondiale avrebbe potuto vincerlo lo stesso arrivando davanti a Pedrosa ad Aragon e a Iannone in Australia. Sarebbero stati quattro più tre, uguale sette punti in più. Ovvero il titolo per due punti, anche se fosse successo esattamente quello che è successo. Insomma forse al di là della rabbia, oltre la delusione, c'è la sensazione che qualcosa stia cambiando: due duelli persi su due, magari per scelta, per non rischiare troppo giocandosi il Mondiale, due momenti chiave che dipendevano soltanto da lui. Chissà...

Come mai prima d'ora
Una mezza rivoluzione come quella imposta dal cambio di fornitore unico di gomme e del software di gestione delle centraline elettroniche normalmente avrebbe dovuto stimolarlo, renderlo euforico per questa nuova sfida, e invece il Doc stavolta sembrava non avere molta voglia di tornare in moto per la due giorni di prove. Insomma desiderava staccare, riposare, avere tempo e calma per cercare dentro di sé le risorse. Spero che questa scalfitura non ci sia, che sia davvero così lieve da venire aggiustata, ma la faccia di Rossi era tesa, stanca. La sua risata un po' forzata, le battute tirate, amare, anche se divertenti. Aveva negli occhi una luce un po' offuscata, senza la solita energia. Tutto giustificato, tutto assolutamnte comprensibile, l'importante è che anche stavolta passi e (come cantava De Andrè) dal letame nascano i fiori.