24 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Se questo è un campione...

Caro Marquez, ecco per cosa passerai alla storia

Quanto visto domenica a Sepang è disgustoso. Ostacolare intenzionalmente un avversario che si gioca il titolo è una cosa che nello sport non si era mai vista prima

MILANO- Sono trascorse ormai più di ventiquattro ore dal Gran Premio della Malesia, eppure il fetore di marcio dalle narici di chi ama davvero questo sport ancora non va via. Una sensazione sgradevolissima, un senso di nausea misto a incredulità che sin dai primi giri ha lasciato tutti a bocca aperta. A causarlo è stato il comportamento di Marc Marquez, uno che continuiamo a definire fenomeno, perché tale rimane alla luce di un talento fuori discussione, ma che si è macchiato di una colpa che lo farà passare alla storia come "bastardo", se la pensate come Rossi, o più elegantemente come scorretto.

La lotta è ammessa solo per chi è in lotta 
Scorretto perché non si è mai visto in nessuna competizione motoristica, a due o quattro ruote, un pilota non coinvolto nella lotta al titolo che ostacolasse in quel modo uno dei due litiganti per la corona. Di sportellate, di colpi bassi, incidenti premeditati e dettati dai calcoli della matematica, la storia ne ha raccontati tanti, archiviandoli come duelli, rivalità epiche. Ma sempre tra due piloti in lotta per il mondiale. La Formula 1 di pagine così ne ha riempito almanacchi interi e pure il Motomondiale ne può annoverare di memorabili. Con protagonista in non poche occasioni proprio Valentino Rossi, come non ha mancato di sottolineare Lorenzo, e figuriamoci. Ma, lo ripetiamo, corrette o scorrette, erano sempre sportellate tra diretti rivali.

Marquez voleva danneggiare Rossi
Alzi la mano chi, vedendo quei sorpassi al limite di Marquez su Rossi, non ha pensato «Ma è pazzo? Lo vuole buttare fuori?». Perché se Rossi non è caduto è solo per miracolo: in due occasioni ha perso l'appoggio sulle pedane e in altrettante (rivedetevi la gara) ha rischiato seriamente di stendersi. Questo prima di mandare a quel paese con la mano Marquez che, non contento, alla fine lo ha costretto al fattaccio di cui tutti siamo a conoscenza.

Il calcio non c'è stato
Fattaccio che poi non si può neanche considerare tale perché il calcio non c'è stato. Troppo intelligente e lucido il Dottore per commettere una fesseria del genere. Sapeva benissimo cosa avrebbe comportato per questa stagione, per la sua carriera e la sua immagine sferrare un calcio ad un avversario, per altro quello considerato da molti come il suo erede. No, al calcio non ci crediamo, e chi se ne frega se la stampa spagnola tutta e i detrattori di Rossi ora continueranno a puntare il dito contro fomentando una gogna mediatica senza fine.

Le prove della malafede di Marquez
Perché poi Marquez, costretto ad allargare, ha continuato intenzionalmente a cercare il contatto? Se, come sostiene lui, stava semplicemente facendo la sua gara, perché non ha pensato a vincerla andando all'inseguimento di Lorenzo e Pedrosa invece di perdere tempo a rallentare Rossi? Perché a nessuno sarà sfuggito il fatto che di manetta, in quella gara, ne aveva da vendere. A nessuno sarà sfuggito che una volta superato da Lorenzo non ha fatto nulla per riprenderlo, mentre con Rossi si è lanciato in una battaglia di 19 sorpassi in 3 giri.

Rossi cornuto e mazziato
Rossi è stato sfortunato perché, come ha ammesso, e noi gli crediamo, non aveva nessuna intenzione di far cadere l'avversario, ma solo di fargli capire ancora una volta che non poteva inserirsi in quel modo, ripetiamo scorretto, in una lotta mondiale che non lo riguardava. Pensatela come volete, ma questa è una regola non scritta a cui tutti i piloti si sono sempre attenuti per una questione di onore. Onore che evidentemente non ha Marquez.

Cosa sarebbe successo a parti invertite?
Cosa avrebbero detto gli spagnoli, quelli che detestano Rossi, i vari Livio Suppo della situazione, se i ruoli fossero stati invertiti? Se a giocarsi il mondiale fossero stati Lorenzo e Marquez e Rossi avesse deciso di ostacolare deliberatamente uno dei due in quel modo vergognoso e anti sportivo? Noi, che non difendiamo Rossi per partito preso, o perché semplicemente italiani, avremmo scritto le stesse cose al suo indirizzo se si fosse comportato come Marquez. Di questo potete starne certi. Un pensiero che crediamo ampiamente condivisibile.

Lorenzo contro Yamaha, inammissibile!
E Lorenzo farebbe bene a gridare meno allo scandalo contro la sua Yamaha, colpevole a suo dire di essersi schierata dalla parte di Rossi e non dalla sua, colpevole di aver difeso Valentino con la Direzione Gara, colpevole d'aver fatto ricorso contro la sanzione. Se solo Lorenzo capisse cosa significhi l'onore in uno sport come questo, capirebbe che la Yamaha non ha solo difeso un suo pilota, ma ha anche difeso uno sport e i suoi appassionati estimatori. Difeso un codice d'onore secondo cui tra due rivali per il titolo non potrà e non dovrà mai esserci un Marquez della situazione che decida "scorrettamente" le sorti di un Mondiale.

Una delusione infinita
No, il fetore di marcio proprio non smette di tormentarci. Il disgusto ora lascia spazio anche alla rabbia. Rabbia nei confronti di un pilota che, seppur non italiano, aveva fatto breccia nei cuori di tutti noi con quel suo stile di guida folle, aggressivo, quel suo modo violento e seducente di buttare giù la moto in curva, di chiudere le staccate con grandi traversi. Ma anche per quella faccia da bravo ragazzo impertinente, il classico studente vivace che fa impazzire e innamorare al tempo stesso i professori. Quando Valentino avrebbe detto addio alle corse, era lui il candidato numero uno per fare breccia nei cuori di noi italiani. E invece, caro Marc, passerai alla storia per essere un pilota senza onore. E forse, chi lo sa, anche quello che ci ha rotto il giocattolo, che tra non molto sarà la causa della nostra indifferenza verso uno sport che ci ha regalato campioni come Agostini, Lucchinelli, Biaggi, Capirossi, Simoncelli e Rossi. Uno sport che senza campioni veri, come loro e non certo come te, non varrà più tanto la pena di seguire. Pensiero personale, condivisibile o no, di chi scrive.