FIDAL: In vicenda Schwazer noi parte lesa
L'altoatesino già squalificato per doping e sotto inchiesta per pratiche sospette ed altri test cui non si sarebbe reso disponibile. I fatti emersi metterebbero ora in discussione anche l'oro olimpico vinto a Pechino nella marcia 50 km.
ROMA - Rompe il silenzio il presidente della Fidal Alfio Giomi sulla vicenda che riguarda Alex Schwazer, l'altoatesino già squalificato per doping e sotto inchiesta per pratiche sospette ed altri test cui non si sarebbe reso disponibile. I fatti emersi metterebbero ora in discussione anche l'oro olimpico vinto a Pechino nella marcia 50 km.
NOI PARTE LESA - Giomi parla con il quadro della situazione che appare «con contorni più netti». L'atletica italiana in questa vicenda, sostiene «è da intendersi esclusivamente come parte lesa. Ho sempre pensato fosse così, ben prima della mia elezione, al punto di aver scelto, da tempo, di costituire la Federazione come parte civile nel procedimento penale conseguente». Giomi esprime «fiducia assoluta nell'attività della magistratura. Accompagnata da un auspicio, l'unico possibile in casi come questo: che emerga fino in fondo tutta la verità, evidenziando, senza riserva alcuna, le responsabilità ad ogni livello esse debbano essere intravviste».
CARTA ETICA - La Fidal ha scelto, in materia di antidoping, una linea di condotta radicale con il varo della Carta Etica (impossibilità, per chiunque incorra in sanzioni pari o superiori a 2 anni, di vestire la maglia azzurra), cancellazione di ogni tipo di assistenza agli atleti che incorrano in due «Missed test», vale a dire che non siano rintracciabili nei test a sorpresa. «L'atletica italiana - ha concluso Giomi - chiede oggi una sola cosa: che emerga la verità, attribuendo le responsabilità a quanti si fossero macchiati di una condotta illecita, e restituendo a coloro che avessero invece agito in maniera corretta, la dovuta onorabilità».
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