Sprofondo rosso-nero
Altra amichevole americana per il Milan ed altra devastante bastonata per Inzaghi e i suoi ragazzi. Berlusconi mostra segni di insofferenza, ma è lui il primo responsabile di questa situazione.
Il nubifragio abbattutosi su Pittsburgh nell’intervallo di Milan-Manchester City è sembrato quasi un segnale divino, anzi diabolico, quasi che il diavolo rossonero, stufo di vedere i suoi ragazzi massacrati in quel modo indegno dalla terza squadra di Manuel Pellegrini, avesse provveduto ad interrompere una tale tortura. Invece dopo appera 35 minuti la furia degli elementi si è placata e le due squadre sono tornate a giocare. Anzi, una squadra è tornata a giocare, il City, l’altra è rimasta a boccheggiare in campo, incapace di capire dove fosse e perché fosse lì.
Il tecnico rossonero, molto onestamente, si è assunto tutte le responsabilità del caso («Le colpe sono mie e me le prendo. È evidente che dobbiamo migliorare in tante cose, ma stiamo lavorando da poco e veniamo da un ottavo posto. La società conosce benissimo le mie esigenze, sa quello di cui ho bisogno, però per il momento vado avanti a lavorare con questa squadra e quando saremo al meglio e avremo recuperato tutti sicuramente non saremo quelli di queste due partite. Chiaro che un po' più di attenzione e di cattiveria la potevamo avere e starà a me pretenderne di più dalla prossima partita. Dobbiamo lavorare meglio in fase di non possesso ed oggi sono arrabbiato con me stesso perchè se la squadra è questa le colpe sono mie») ma come racconta la saggezza popolare, il pesce puzza sempre dalla testa.
Ecco perché il tifoso del Milan deve essere preoccupato. Filippo Inzaghi sembra sempre più un parafulmine messo lì da Berlusconi e Galliani, innanzitutto per cercare di caricare e riportare un po’ di vitalità ed energia positiva in un ambiente depresso dalle ultime sconfortanti annate, ma soprattutto per caricarsi sulle spalle il peso di tutti gli errori della società.
Come se non bastasse, filtrano dalle segrete stanze di Villa San Martino, tutti i malumori del presidente rossonero, particolarmente arrabbiato per l’ennesima figuraccia della sua creatura. Qualcuno però dovrebbe far notare al numero uno di Casa Milan che se la squadra sguazza ormai da qualche anno nelle paludi melmose della mediocrità più assoluta è anche – forse soprattutto – per colpa sua. I cordoni della borsa si sono drasticamente chiusi e, complici le elargizioni di Adriano Galliani in tema di contratti ai calciatori rossoneri, oggi Inzaghi si trova a dover gestire una rosa piena di elementi inutili (che nessuno vuole visto il loro lauto ingaggio) e senza gli opportuni rinforzi da lui richiesti a gran voce ad inizio stagione.
Ed allora quali sono gli scenari che si aprono per il povero derelitto Milan? Decisamente poco rassicuranti e la risposta dei tifosi alla campagna abbonamenti sta lì a testimoniarlo. A questa dirigenza non crede più nessuno ed ormai anche sconfitte sonore come quelle subite negli Stati Uniti, prima il 3-0 contro l’Olympiakos poi il 5-1 subito dal Manchester City, vengono accolte con pacata rassegnazione, quasi fosse qualcosa di inevitabile.
Urge un drastico intervento della proprietà per ridare un po’ di smalto ad una squadra che fino a pochi anni fa era invidiata e temuta ad ogni latitudine ed oggi invece suscita solo tanta tenerezza, come un vecchio nemico ormai incapace di fare male. L’ex club più titolato al mondo necessita di un Silvio Berlusconi che, invece di fare proclami di vittoria e di riapertura di un ciclo, decida fermamente cosa vuol fare della sua creatura, se continuare a curarla con amore e tenerla lassù, in cima al mondo, oppure abbandonarla come un kleenex usato in balia degli eventi.
Il Milan è della famiglia Berlusconi, tutto ciò è innegabile, ma appartiene anche ai circa 6 milioni di tifosi in Italia che hanno il diritto di vedere rispettata la loro fede. Ed è su questo che l’intera dirigenza rossonera ha adesso il dovere di meditare.
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