Buffon: «I giovani devono arare l'erba in Serie A»
Quattro giorni dopo il ko contro la Celeste, e rientrato in Italia, il portiere e capitano azzurro torna sull'argomento con toni certamente non meno morbidi: «Se un giovane ha il talento per diventare un campione, non lo mandi in nazionale dopo tre, quattro partite ma gli fai arare l'erba in Serie A»
MILANO - Dopo la sconfitta contro l'Uruguay e l'eliminazione dai Mondiali, Gigi Buffon era stato il primo a prendere la parola e a indicare nei giovani l'anello debole della spedizione azzurra in Brasile. Quattro giorni dopo il ko contro la Celeste, e rientrato in Italia, il portiere e capitano azzurro torna sull'argomento con toni certamente non meno morbidi. Con una premessa: «Le colpe, in una grande debacle come questa, vanno divise tra tutti. C'è una compartecipazione», dice in un'intervista al Corriere della Sera.
Il concetto di Buffon è riassumibile in un appello: largo ai vecchi, restano i migliori. «Leggo e sento spesso commenti ironici sull'età dei Pirlo, dei De Rossi, dei Buffon, dei Barzagli - dice il portiere dell'Italia -. Le chiacchiere passano e i fatti restano in campo: a rompersi le ossa per la causa sono sempre gli stessi. Chi ci chiede di pensarci bene se continuare, dovrebbe vedere chi sono ancora i punti fermi. È dietro che sta venendo meno qualcosa. Senza riferimenti personali. Buffon bisogna giudicarlo per quello che sta facendo, non per quello che potrebbe fare. Così costruisci uomini, altrimenti vai incontro a figure di m...». E su Balotelli: «In vent'anni di carriera non ho mai attaccato un compagno. Figuriamoci se avrei potuto farlo in un momento come quello (nel post partita di Italia-Uruguay, ndr). E Balotelli, a 24 anni, non è certo un giovane».
Poi il nuovo, durissimo affondo nei confronti dei giocatori meno esperti: «Spesso i giovani vengono caricati di grandi aspettative, ma sotto c'è molta fragilità. Sento dire dal 2010 che l'Italia è vecchia. Se un giovane ha il talento per diventare un campione, non lo mandi in nazionale dopo tre, quattro partite ma gli fai arare l'erba in Serie A. Io ho giocato in Nazionale due anni dopo l'esordio e mi sono reso conto che si trattava di un onore e di un impegno non semplici da sostenere. Adesso un ragazzo dopo tre buone partite è in nazionale e dà per scontato tutto».
Buffon, infine, difende l'ex ct Cesare Prandelli: «Il mister è una persona perbene e un ottimo tecnico e mi è dispiaciuto che si sia dimesso. Ha riavvicinato la gente alla Nazionale con pazienza, sentimento e volontà. In questo ha vinto».