Disturbi del linguaggio per 7 bambini su 100 in Italia
Posizionandosi al primo posto fra i disordini dello sviluppo in età pediatrica, con una severità tale da compromettere anche il successivo progresso scolastico, ma anche il prosieguo nella vita adulta e quindi sociale e lavorativo.

Le difficoltà del bambino ad acquisire, in assenza di una specifica causa o di una problematica potenzialmente correlata, la proprietà e fluidità del linguaggio nella lingua madre, si possono definire con tre lettere: DLD, cioè Disturbo dello Sviluppo del Linguaggio, meglio conosciuto in Italia come DPL, Disturbo Primario del Linguaggio. Si tratta in sostanza di difficoltà di articolazione, elaborazione fonologica, capacità di apprendere singole parole (semantico-lessicale) e di costruire correttamente le frasi (morfosintattica).
Il DLD interessa in Italia circa 7 bambini su 100 in età prescolare, posizionandosi al primo posto fra i disordini dello sviluppo in età pediatrica, con una severità tale da compromettere anche il successivo progresso scolastico, ma anche il prosieguo nella vita adulta e quindi sociale e lavorativo. Il fenomeno si correla alle altre forti implicazioni del DPL: difficoltà del bambino a capire quanto gli viene detto e, al pari, di esprimere a parole le proprie idee e sentimenti.
Pesanti, di conseguenza, anche i costi socio assistenziali per l'intero sistema. La piena consapevolezza delle difficoltà favorisce la migliore presa in carico dei piccoli pazienti da parte dei clinici e l'acquisizione di best practice comportamentali da parte dei famigliari. Per questo oggi in occasione della Giornata per la Consapevolezza sui Disturbi di Linguaggio, inizia una due giorni di formazione (14-15 Ottobre) in cui interverranno esperti internazionali per fare il punto sulle ricerche più recenti. Inoltre, l'evento ospiterà la Raising Awareness of Developmernt Language Disorder (RADLD), organizzazione internazionale che si occupa di diffondere conoscenza e di sensibilizzare su questa tematica. L'evento è organizzato e promosso dalla Federazione Logopedisti Italiani (FLI), in collaborazione con l'Associazione Scientifica Italiana Logopedia (ASIL).
«Il Disturbo dello sviluppo del linguaggio - spiega Tiziana Rossetto, Presidente FLI - si riferisce a una varietà di condizioni, in alcuni casi limitate alla produzione linguistica fino alle situazioni più gravi in cui è coinvolta anche la capacità di comprensione. Il linguaggio subisce, comunque, in ogni contesto di malattia, le maggiori implicazioni maggiori: difficoltà di articolazione, elaborazione fonologica, capacità di apprendere singole parole (semantico-lessicale) e di costruire correttamente le frasi (morfosintattica) sono le abilità più compromesse. A queste si può aggiungere l'incapacità di fare corretto uso delle parole, sapendo cioè conversare ed utilizzare il linguaggio in relazione al contesto e all'interlocutore».
«Queste difficoltà hanno, inoltre, ripercussioni sulla qualità della vita anche nel periodo dell'adolescenza e in età adulta - sottolinea Annagiulia De Cagno, Vicepresidente FLI -. Dunque non solamente a livello di percorso scolastico ma anche sociale, come evidenziano studi recentissimi. Molto spesso, infatti, si sottovaluta l'impatto che il DLD può avere successivamente sul benessere sociale ed emotivo dell'adolescente e sui problemi comportamentali che possono insorgere a scuola o nel contesto di vita quotidiana. Oltre alle ripercussioni in ambito scolastico, ben conosciute, i problemi di linguaggio possono comportare difficoltà nelle relazioni sociali, in termini di condotte devianti e nell'ambito lavorativo. E' quindi importante favorire la consapevolezza che anche gli adolescenti o le persone in età adulta possono avere difficoltà di linguaggio e comunicazione».
È rilevantissimo anche il ruolo rivestito dalla consapevolezza non solo delle Istituzioni, dei Clinici, ma anche dei Caregivers. «Serve una presa in carico integrata, che coinvolga tutti gli attori del percorso educativo, abilitativo e riabilitativo - aggiunge Luigi Marotta, vicepresidente ASIL --. Presa in carico precoce, ma che sia in grado di prolungarsi e trasformarsi adattandosi alle varie fasi dell'arco di vita, alle diverse esigenze individuali e ambientali, in un contesto di sostenibilità sociale, prima ancora che economica. Informazione, formazione, ricerca e condivisione ne costituiscono le basi fondamentali».
«L'invito che rivolgiamo ai logopedisti e alla comunità scientifica - conclude Tiziana Rossetto - è cogliere l'opportunità di queste due giornate di formazione per acquisire nuove competenze su un tema che ancora presenta zone grigie fra gli addetti ai lavoro, approfittando dell'expertise di esperti internazionali che discuteranno di clinica, evidenze scientifiche e ripercussioni cliniche nella gestione dei bambini con DLD».
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