19 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Salute & ambiente

Inquinamento atmosferico, Italia ai primi posti fra gli Stati europei per morti premature

E' quanto emerge da alcuni dati dell'ultimo Rapporto annuale sulla qualità dell'aria in Europa, pubblicato dall'Aea, l'Agenzia europea dell'ambiente di Copenaghen

Inquinamento atmosferico, Italia ai primi posti fra gli Stati europei per morti premature
Inquinamento atmosferico, Italia ai primi posti fra gli Stati europei per morti premature Foto: Mourad Balti Touati | ANSA ANSA

L'Italia è al primo posto fra gli Stati europei per numero di morti premature annuali (10.400) dovute all'inquinamento atmosferico da biossido di azoto (NO2), e al secondo, dopo la Germania, sia per le morti premature (52.300) causate dal particolato fine (PM2,5), che per quelle (3.000) dovute all'ozono troposferico (O3) misurato al suolo. Sono alcuni dei dati (riguardanti il 2018) dell'ultimo Rapporto annuale sulla qualità dell'aria in Europa, pubblicato oggi dall'Aea, l'Agenzia europea dell'ambiente di Copenaghen.

In totale, secondo il rapporto dell'Aea, nel 2018 l'esposizione al particolato fine ha causato circa 417.000 decessi prematuri in 41 paesi europei, di cui circa 379.000 si sono verificati nell'Ue a 28. Entro la somma complessiva (e non sommati al totale) vanno considerati anche 54.000 decessi prematuri attribuibili all'esposizione al biossido di azoto (NO2) e 19.000 all'ozono troposferico (O3).

Per quanto riguarda il particolato fine PM2,5 il paese che ha più morti premature annuali è la Germania (63.100), seguita, dopo l'Italia (52.300), dalla Polonia (46.300) e dalla Francia (33.100). Per il biossido di azoto (NO2) i decessi prematuri più numerosi, dopo l'Italia (10.400) sono registrati in Germania (9.200), in Spagna (6.800) e nel Regno Unito (6.000), mentre per l'ozono troposferico la Germania (4.000 morti premature all'anno) precede l'Italia (3.000), la Francia (2.300) e la Spagna (1.800).

Il rapporto, comunque, contiene anche due buone notizie: la prima è che l'inquinamento atmosferico sta diminuendo, e conseguentemente si sta riducendo anche il numero dei decessi prematuri; la seconda riguarda una valutazione dell'impatto positivo delle misure di lockdown in risposta alla pandemia di Covid-19 della scorsa primavera sulla qualità dell'aria in alcuni Stati membri.

Le politiche dell'Ue, nazionali e locali, e le riduzioni delle emissioni in settori chiave, afferma il rapporto, hanno migliorato la qualità dell'aria in tutta Europa; di conseguenza, nel 2018 i decessi prematuri provocati dall'inquinamento da particolato fine sono stati circa 60.000 in meno rispetto al 2009. Per quanto riguarda il biossido di azoto, la riduzione è ancora maggiore: nell'ultimo decennio i decessi prematuri attribuibili a questo inquinante sono diminuiti di circa il 54%. Secondo il rapporto, il proseguimento dell'attuazione delle politiche ambientali e climatiche in tutta Europa è un fattore fondamentale alla base dei miglioramenti.

Dal 2000, rileva ancora il rapporto, le emissioni dei principali inquinanti atmosferici provenienti dai trasporti, compresi gli ossidi di azoto (NOx), sono diminuite in misura significativa, malgrado la crescente domanda di mobilità e il conseguente aumento delle emissioni di gas a effetto serra del settore. Anche le emissioni inquinanti determinate in campo energetico hanno evidenziato un marcato calo. Sono stati più lenti, invece, i progressi nella diminuzione delle emissioni derivanti da edilizia e agricoltura.

Quanto all'impatto del lockdown, il rapporto rileva che fra il 15 marzo e il 30 aprile, le concentrazioni di NO2 nelle agglomerazioni di oltre 500.000 abitanti si sono ridotte in modo molto rilevante in Italia (Milano 54%, Torino 47%, Roma e Genova 39%, Napoli 36%), Spagna (Barcellona 59%, Madrid 47%), Francia (Marsiglia 49%, Nizza e Lione 34%, Parigi 30%, Lille 27%), Germania (Monaco 37%, Brema 36%, Berlino 33%, Amburgo 28%, Francoforte 27%), Regno Unito (Bradford 36%, Manchester 31%, Glasgow 29%, Londra 26%) e Belgio (Anversa 29%). Fuori dall'Ue riduzioni notevoli sono state registrate anche in Svizzera (Ginevra 47%) e Turchia (Ankara 46%).

Per le concentrazioni di particolato PM10 le riduzioni maggiori in Europa sono state registrate nelle stazioni di rilevamento in zone di traffico intenso in Spagna e Italia, con una riduzione media di quasi il 40% e il 35%, rispettivamente, seguite da Francia e Norvegia, con una riduzione in entrambi i casi di circa il 25%.

L'Italia è uno dei sei paesi dell'Ue che nel 2018 hanno superato il valore limite per il particolato PM2,5 (gli altri paesi sono Bulgaria, Repubblica ceca, Croazia, Polonia e Romania). Inoltre, il 10 novembre scorso l'Italia è stata condannata dalla Corte europea di Giustizia per la violazione «sistematica e continuata» dei limiti, sia giornalieri che annuali, sulle concentrazioni di particolato PM10 nei centri urbani, imposti dalla direttiva Ue sulla qualità dell'aria, e per non aver posto rimedio con le misure adeguate a questa inadempienza. I valori limite non sono stati rispettati in alcuni casi per più di dieci anni.

Il commissario europeo all'Ambiente, Virginijus Sinkevicius, rispondendo oggi a una domanda durante la conferenza stampa online in cui ha presentato il rapporto dell'Aea, ha ricordato che «l'Italia ha due mesi per dare esecuzione alla sentenza della Corte Ue» e che «la Commissione verificherà la sua completa attuazione».

(con fonte Askanews)