19 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Antibiotici e alzheimer

Ecco l’antibiotico che protegge il nostro cervello dall’invecchiamento e Alzheimer

Studiosi del prestigioso Scripps Research scoprono che un antibiotico di uso comune può rallentare l’invecchiamento cerebrale

Ecco l'antibiotico che rallenta l'invecchiamento
Ecco l'antibiotico che rallenta l'invecchiamento Foto: Joe Besure | Shutterstock Shutterstock

Nuove speranze per la prevenzione e cura dell’Alzheimer sembrano arrivare da un comune farmaco usato come battericida. Stiamo parlando della minociclina, un antibiotico ad ampio spettro molto conosciuto per la sua elevata durata d’azione. Pare che tale sostanza sia in grado di prevenire l’accumulo delle proteine collegate a invecchiamento e neuro degenerazione. Ecco tutti i dettagli appena pubblicati su eLife.

Pericolo aggregazione
Il maggior pericolo che corriamo è determinato dall’aggregazione di alcuni tipi di proteine che si accumulano a livello cerebrale. Queste possono infatti provocare l’Alzheimer, la sclerosi laterale amiotrofica, il Parkinson e la malattia da prioni. Ma grazie a un nuovo studio sembrano esserci speranze per la prevenzione e cura di queste temibili malattie. La minociclina, infatti, ha dimostrato di prevenire l’accumulo anche negli (animali) anziani.

Proteostasi
La quantità di proteine che si trovano in una determinata cellula viene generalmente bilanciato dal rapporto produzione/smaltimento. Un processo conosciuto anche con il nome di proteostasi. Tale meccanismo, tuttavia, con l’età tende a non funzionare più bene e il rischio di accumulo è sempre alle porte. «Sarebbe bello se ci fosse un modo per migliorare la proteostasi ed estendere la durata della vita e la salute, trattando le persone anziane al primo segno di sintomi neurodegenerativi o marcatori di malattia come l'accumulo di proteine. In questo studio, abbiamo verificato se la minociclina poteva ridurre l'aggregazione delle proteine ​​e prolungare la durata della vita negli animali che hanno già una ridotta proteostasi», spiega Gregory Solis, uno studente laureato a Scripps Research (Stati Uniti).

Esperimenti su modello animale
Le prime sperimentazioni sono state eseguite su modello animale allo scopo di testare 21 molecole diverse che erano già note alla medicina per estendere la durata della vita di alcuni vermi del genere Caenorhabditis elegans (nematodi). Dai risultati è emerso che tutte quelle sottoposte a test avevano prolungato la vita dei giovani vermi. Ma la minociclina è stata l’unica sostanza che è riuscita a farlo anche con quelli vecchi.

Perché accade questo?
La domanda che si sono posti gli scienziati è stata: «perché questo antibiotico aumenta la durata della vita nei soggetti anziani»? In seguito alle loro osservazioni hanno notato che la minociclina aveva degli effetti evidenti sull’aggregazione delle proteine. Durante lo studio, sia i vermi giovani che vecchi sono stati trattati con minociclina o con un placebo (acqua) e al termine sono state valutate eventuali differenze dei livelli delle due proteine proteine principali: l’α-sinucleina e l’amiloide-β. Due sostanze note per la loro associazione con Alzheimer e Parkinson.

I risultati
Dai risultati è emerso che, indipendentemente dall’età dei vermi, la minociclina riduce l’aggregazione di entrambe le proteine. Da un’analisi approfondita gli scienziati hanno anche scoperto come la minociclina influenzi le principali molecole che regolano le proteine ​​nella cellula, modificando il meccanismo di produzione delle proteine ​​cellulari (ribosoma). Il meccanismo è stato poi verificato anche nei topi e in cellule umane. La minociclina sembrava agire sempre allo stesso modo.

Se ci sono poche proteine?
Per terminare lo studio, il team di ricerca ha testato il farmaco su vermi geneticamente modificati, nei quali la produzione di proteine era già diminuita naturalmente. In questi è bastata una piccola dose di monociclina per estendere la durata della vita. «Abbiamo identificato la minociclina come un farmaco in grado di estendere la durata della vita e migliorare l'equilibrio proteico nei vermi già invecchiati. Il nostro studio rivela come la minociclina prevenga l'aggregazione delle proteine ​​e ponga le basi per gli sforzi di sviluppo di farmaci volti a ottimizzare questo farmaco già approvato per una serie di malattie neurodegenerative», conclude Michael Petrascheck professore presso la Scripps Research.

Fonti scientifiche

[1] Translation attenuation by minocycline enhances longevity and proteostasis in old post-stress-responsive organisms - Gregory M Solis, Rozina Kardakaris, Elizabeth R Valentine, Liron Bar-Peled, Alice L Chen, Megan M Blewett, Mark A McCormick, James R Williamson, Brian Kennedy Benjamin F Cravatt, Michael Petrascheck  - The Scripps Research Institute, United States; The Skaggs Institute for Chemical Biology, The Scripps Research Institute, United States; The Buck Institute for Research on Aging, United States