29 marzo 2024
Aggiornato 16:00
Vizio del fumo

Ecco l’enzima per non ricominciare a fumare

C’è un enzima di origine batterica che aiuta a non ricadere nel vizio del fumo. Ecco di cosa si tratta e come funziona

Vizio del fumo
Vizio del fumo Foto: pikselstock | shutterstock.com Shutterstock

Uno dei maggiori problemi quando si decide di smettere di fumare, e ci si riesce, è il non ricaderci. Spesso, infatti, i buoni propositi e i risultati ottenuti finora vengono ‘bruciati’ riaccendendo una sigaretta. Ci si dice che è «una sola», e poi basta. Ma una volta innescato di nuovo il meccanismo è ancora più difficile resistere, e smettere del tutto. Ma in soccorso dei fumatori che non vogliono ricadere nella trappola del fumo c’è un enzima di origine batterica che pare faccia il suo dovere. La scoperta in uno studio condotto dai ricercatori dello Scripps Research Institute a La Jolla, in California.

Come agisce l’enzima
Per questo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances, Marsida Kallupi e colleghi dello Scripps hanno testato gli effetti di un enzima chiamato NicA2-J1 sulla dipendenza da nicotina. In particolare, gli scienziati hanno testato una versione geneticamente ingegnerizzata di un enzima prodotto naturalmente dal batterio Pseudomonas putida. Precedenti studi su questo enzima avevano già mostrato come fosse in grado di impedire lo sviluppo di una dipendenza in ratti sistematicamente esposti alla nicotina. Tuttavia, non era noto se NicA2-J1 fosse altrettanto efficace quando sia già instaurata una dipendenza. Per questo, i gli autori hanno inteso valutare questa possibilità.

Un passo avanti contro la dipendenza da tabacco
Kallupi e colleghi hanno analizzato gli effetti di questo enzima su un gruppo di topi con elevata dipendenza da nicotina – che si autosomministravano. Nello specifico si è scoperto che la somministrazione di NicA2-J1 riusciva a degradare la nicotina prima che questa raggiunga il cervello, bloccando così i comportamenti di dipendenza alla sostanza. Oltre a ciò, i topi non hanno manifestato sintomi di astinenza, irritabilità, aggressività e non hanno cercato di ottenere la nicotina come facevano di solito.

Addio recidive
Il risultato dei test con l’enzima NicA2-J1 è molto promettente, a differenza di quanto ottenuto finora con altri enzimi già sperimentati, i quali hanno un’efficacia a medio-lungo termine piuttosto limitata e con un tasso di ricaduta nel vizio del fumo intorno al 75-80% entro un anno dall’inizio della terapia. In una seconda fase dello studio, i ricercatori hanno valutato la suscettibilità alle ricadute dopo aver tolto ai topi la possibilità di accedere alla nicotina per 10 giorni, per poi iniettare a essi dell’altra nicotina, con lo scopo di risvegliare il desiderio per la sostanza. Al contempo hanno offerto a essi la possibilità di ottenere di nuovo la nicotina. I nuovo test sono stati eseguiti sia sul gruppo trattato con l’enzima che sul gruppo di controllo non trattato. I risultati hanno mostrato che i topi non trattati con NicA2-J1 sono rapidamente tornati ad autosomministrarsi elevate quantità di nicotina. La cosa invece non si è replicata nei topi trattati con l’enzima, i quali hanno mostrato una ricaduta solo in maniera episodica e in misura minima. Anche lo stress ha avuto gli stessi effetti sui topi non trattati e reduci da un periodo di astinenza. Secondo i ricercatori, infatti, lo stress è uno tra i principali fattori delle ricadute nel vizio del fumo negli esseri umani.

Perché funziona
L’enzima NicA2-J1 funziona perché non annulla del tutto i livelli di nicotina nel sangue, ma li riduce a un livello estremamente basso – che tuttavia è sufficiente a evitare le manifestazioni di astinenza, sottolineano gli autori. Inoltre, l’enzima che ha un azione nel tempo, aiuta i topi a «disimparare» l’associazione tra la nicotina e la gratificazione che questa offre. Per cui si disaffezionano e non la cercano più. In sostanza, rapportato agli esseri umani, non si cerca più la gratificazione nelle sigarette e dunque non si fuma più. Ora i ricercatori intendono condurre ulteriori studi per tradurre le proprietà di NicA2-J1 in una farmaco che possa essere utilizzato in sperimentazioni cliniche sull’uomo.