19 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Sonno e Alzheimer

Se dormi poco (o ti svegli spesso) rischi l’Alzheimer

Un nuovo studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience, ha messo in evidenza i rischi della carenza di sonno

Dormire poco mette a rischio Alzheimer
Dormire poco mette a rischio Alzheimer Foto: Africa Studio | Shutterstock Shutterstock

La mancanza di sonno, anche in età giovanile, espone le persone a un alto rischio di contrarre l’Alzheimer. A suggerirlo sono stati alcuni scienziati americani, i quali hanno trovato un collegamento tra la comparsa di Alzheimer e una ridotta quantità o qualità del sonno. Come ben si sa, infatti, dormire male o poco può causare diverse malattie come quelle cardiovascolari, metaboliche o il cancro. Questo è il primo studio del suo tipo a trovare una relazione anche con la più temuta forma di demenza. Ecco i dettagli della ricerca.

Sonno e Alzheimer
Si sa che quando si è giovani poco si osservano le regole di buona condotta e di uno stile di vita sano. In età adolescenziale o la prima età adulta l’obiettivo principale è divertirsi, non certo pensare alla salute futura. Tuttavia, secondo quando emerso da uno studio condotto da un team dell’Università della Pennsylvania (Philadelphia), bisognerebbe almeno prestare attenzione alle ore di sonno. In alternativa in età adulta si potrebbero innescare dei meccanismi che portano all’Alzheimer.

Lo studio
La ricerca, al momento, è stata condotta solo su modello animale, ma mette in luce l’esistenza di alcuni metodi preventivi che possono essere messi in pratica allo scopo di prevenire l’insorgenza e la progressione delle malattie neurodegenerative. Durante lo studio sono stati osservati alcuni murini affetti da tautopatie, ovvero da quell’insieme di malattie neurodegenerative che presentano un anomalo metabolismo della Proteina Tau. Tutti sappiamo che quando quest’ultima si accumula interferisce con le normali funzioni neuronali e cognitive.

Diverse forme di interruzioni del sonno
Il team, guidato da Sigrid Veasey, ha preso in esame due forme comuni di interruzione del sonno: il sonno breve cronico (CSS) e la frammentazione continua del sonno (CFS). Il primo caso si evidenzia quando un individuo dorme sempre troppe poche ore, sia che si trovi effettivamente a letto o meno. Il secondo, invece, quando si addormenta ma tende a svegliarsi di frequente. Dai risultati ottenuti si è potuto evidenziare come in entrambi i casi, la carenza di sonno ha portato a menomazioni motorie nei modelli murini e a una maggiore patologia tau nell’amigdala e nel locus coeruleus. Quest’ultimo è il sito tipico delle prime degenerazioni correlate all’Alzheimer.

Se dormi sempre poco è peggio
Inoltre, i topolini che emulavano le persone che dormivano troppe poche ore, hanno assistito a una più ampia perdita di neuroni in tutte e due le regioni cerebrali. Questo studio si unisce a precedenti che avevano scoperto come la perdita di sonno contribuisse all’accumulo di placche amiloidi, colpevoli della comparsa dell’Alzheimer. Ciò significa che abbiamo a disposizione ulteriori conferme del fatto che la carenza di sonno può influenzare negativamente la neurodegenerazione e portare a un invecchiamento precoce. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Neuroscience.