L’apparecchio acustico rallenta la progressione della demenza
Un team di ricerca dell’Università di Menchester sostiene che si può rallentare la progressione della demenza con un semplice apparecchio acustico. Ecco perché

Alcuni scienziati hanno scoperto un metodo insolito per rallentare la progressione della demenza: utilizzare un semplice apparecchio acustico. Proprio così. Questo genere di dispositivi pare ridurre in maniera significativa il declino cognitivo legato all’età. Per arrivare a simili conclusioni è stato condotto uno studio su un campione abbastanza considerevole di persone affette da forme di demenza più o meno avanzate. Ecco i risultati ottenuti dal team dell'Università di Manchester.
Lo studio
Durante lo studio, i ricercatori hanno seguito in maniera attiva i progressi di oltre duemila persone tra il 1996 e il 2014. Tutti loro dovevano, di tanto in tanto, anche completare dei test mnemonici inerenti a varie frasi indicate da gruppo di studio. Inoltre, gli scienziati monitoravano il tasso di declino cognitivo che avevano i pazienti prima e dopo aver ricevuto un apparecchio acustico.
I risultati
Dai risultati è emerso che gli apparecchi acustici non sono riusciti a invertire totalmente il declino cognitivo ma sono riusciti a rallentare la progressione della malattia di ben tre quarti. La malattia, infatti, ha assistito a un rallentamento del 75%. D’altro canto, un gruppo separato di studio ha testato un numero pressochè identico di soggetti sottoponendoli a interventi chirurgici per la cataratta. In questo caso il declino è diminuito di circa la metà.
L’importanza dello screening
In seguito ai risultati ottenuti, i ricercatori ritengono che sia fondamentale che vengano promosse campagne di screening dell’udito e della vista per tutte le persone anziane. «Questi studi sottolineano l’importanza di superare le barriere che impediscono alle persone di accedere ad apparecchi acustici e audiovisivi. Non è del tutto chiaro il motivo per cui l'udito e i problemi visivi abbiano un impatto sul declino cognitivo, ma suppongo che l'isolamento, lo stigma e la conseguente mancanza di attività fisica legate ai problemi dell'udito e della vista possano avere qualcosa a che fare con esso. E ci sono barriere da superare - le persone potrebbero non voler indossare gli apparecchi acustici a causa dello stigma associato a indossarli, o sentono che l'amplificazione non è abbastanza buona o non sono confortevoli», conclude il dottor Piers Dawes. I risultati dello studio sono stati pubblicati sia sul Journal of American Geriatrics Society che su PloS One.
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