Diabete: si potrà diagnosticare con 20 anni di anticipo?
Un team di ricerca dell’Aizawa Hospital ritiene che si possa prevedere l’insorgenza del diabete ben 20 anni prima che si manifesti
Prevenire è meglio che curare. Per farlo bene, però, bisognerebbe sapere con largo anticipo il reale rischio che ognuno di noi ha nel contrarre una malattia. Ed è proprio questa l’idea di alcuni scienziati giapponesi, i quali sembrano essere riusciti a trovare il modo per rivelare i segni premonitori del diabete con ben venti anni di anticipo. Ecco i risultati ottenuti recentemente e presentati a Berlino in occasione del congresso dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd).
Lo studio
Per arrivare alla conclusione che è possibile rilevare i primi segnali del diabete già vent’anni prima che la patologia possa manifestarsi, alcuni ricercatori hanno preso in esame ben 27 mila adulti non diabetici. I dati riguardano donne e uomini di età media 49 anni che hanno partecipato a uno studio tra il 2005 e il 2016.
Marcatori metabolici
Essendo il diabete una malattia metabolica, gli scienziati ritenevano che dovessero per forza esserci, da qualche parte nel corpo umano, dei marker che identificassero la malattia ancor prima che essa si manifestasse. «Poiché la maggior parte delle persone affette da diabete di tipo 2 attraversa lo stadio di pre-diabete, i nostri risultati suggeriscono che specifici marcatori metabolici per il diabete sono rilevabili anche 20 anni prima dalla sua diagnosi», afferma Hiroyuki Sagesaka dell’ospedale Aizawa di Matsumoto.
Interventi precoci
La ricerca, condotta in collaborazione con Mitsuhisa Komatsu dell’Università di Shinshu, getta quindi le basi per eseguire interventi precoci su pazienti in maniera da evitare o rallentare l’evoluzione della patologia. «Potrebbe essere necessario intervenire molto prima della fase di pre-diabete per prevenire la progressione verso il diabete vero e proprio».
I fattori che indicano la comparsa del diabete
Secondo gli studiosi giapponesi, vi sono alcuni fattori che indicano un rischio altissimi di diabete: l’aumento della glicemia a digiuno, l’incremento dell’indice di massa corporea e una sensibilità insulinica. Si tratta di segni che si evidenziano almeno dieci anni prima della diagnosi della malattia.
Insulina e frigorifero
D’altro canto, un altro studio ha messo in evidenza come le persone che hanno già sviluppato il diabete possano incappare in gravi problemi a seguito della conservazione dell’insulina nel frigorifero. Gli sbalzi di temperatura che possono esserci nell’elettrodomestico, infatti, potrebbero compromettere l’efficacia del farmaco. Secondo un team di ricerca dell'Università di Medicina di Berlino (Germania), è emerso che nella stragrande maggioranza dei casi (il 79%) la conservazione era tutt’altro che sicura. Mediamente, nel frigorifero, ogni giorno si assiste a 2 ore 34 minuti in cui il farmaco va fuori dal range raccomandato (2-8 gradi). «Molte persone con diabete stanno inconsapevolmente conservando la loro insulina in modo errato a causa delle temperature fluttuanti nei frigoriferi domestici. Quando si conserva l'insulina nel frigorifero di casa, va sempre usato un termometro per controllare la temperatura. Le condizioni di conservazione a lungo termine dell'insulina sono note per avere un impatto sul suo effetto ipoglicemizzante», conclude la dottoressa Katarina Braune.
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