26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Virtù del miele

Miele irlandese, costa meno ma ha gli stessi effetti del Manuka. Lo studio

Un particolare tipo di miele ha dimostrato di avere composti antiossidanti superiori a quello di Manuka. E il prezzo è decisamente più contenuto

Il miele irlandese di erica contiene più antiossidanti del Manuka
Il miele irlandese di erica contiene più antiossidanti del Manuka Foto: Yo Rock | Shutterstock Shutterstock

Sono stati numerosi gli studi che hanno evidenziato come il miele di Manuka possa rappresentare un ottimo complemento per la nostra salute. L’unico inconveniente è il prezzo: decisamente oltre la media. Ci sono molti rivenditori che lo vendono alla modica cifra di 130 euro al chilogrammo. Una cifra esorbitante se si pensa che, in fondo, stiamo sempre parlando di miele – un prodotto venduto mediatamente a 15 euro al kg. D’altro canto, grazie alla ricerca di un gruppo di scienziati irlandesi, oggi sappiamo che esiste un altro miele – molto più economico – con virtù terapeutiche pressochè simili. Ecco di quale si tratta.

Benefici per la salute
In realtà tutti sappiamo che il 99% dei mieli presenti sul mercato italiano ed estero – se naturali al 100% - sono una fonte inesauribile di benefici per la salute. Ma precedentu ricerche che si sono dedicate maggiormente all’allora pressochè sconosciuto Manuka, hanno fatto sì che tutti comprassero quasi solo più quello. In realtà possiede alcuni composti migliori di altri, ma non più di tanto da giustificare l’enorme spesa che bisogna sostenere per una cura di qualche mese. Mentre i ricercatori della Dublin City University e del Trinity College di Dublino hanno scoperto che il miele di erica irlandese è addirittura migliore del Manuka.

Ricco di composti fenolici
I risultati ottenuti dai ricercatori hanno evidenziato come il miele di erica possieda un’enorme quantità di composti fenolici, proprio come accade nel Manuka. Si tratta di sostanze che aiutano a prevenire i danni cellulari e che hanno lo scopo di ridurre il rischio di molte malattie.

Lo studio
Per arrivare a simili conclusioni, gli scienziati hanno preso in esame le sostanze contenute nei diversi mieli irlandesi (erica, colza, edera e millefiori) e li hanno confrontati sia con marchi internazionali che quelli derivanti da alveari urbani e rurali. I campioni sono stati raccolti direttamente dagli apicoltori per due anni e provenivano da 78 diverse località.

Più scuri, più salutari
I ricercatori hanno scoperto che i mieli più scuri avevano una conduttività elettrica maggiore e un Total Phenolic Content (TPC) più alto e, di conseguenza, una maggior capacità antiossidante. Ma quello che lo aveva più elevato di tutto era il miele di erica con una quantità di composti fenolici addirittura più alta di quello del costoso Manuka. «Essere in grado di quantificare che i mieli irlandesi hanno un alto contenuto fenolico, e in particolare che il contenuto del miele di Erica irlandese è paragonabile al miele di Manuka, è molto eccitante per noi. La nostra ricerca mostra che il miele irlandese è un prodotto di alta qualità e qualcosa che dovremmo davvero valutare. L'interesse per l'apicoltura e la produzione di miele sta crescendo in Irlanda e siamo lieti di poterlo sostenere», spiega il dottor Blánaid White della Dublin City University.

Tutto dipende dai fiori
«Poiché le api possono nutrirsi fino a diversi chilometri dai loro alveari, la disponibilità di fonti alimentari, ad esempio i fiori, nel paesaggio più ampio influenza ciò che le api raccolgono e incorporano nel loro miele. Trovare una differenza nella composizione del miele tra alveari urbani e rurali probabilmente riflette la differenza nella disponibilità di fiori nelle aree urbane e rurali in Irlanda», conclude il professor Jane Stout del Trinity College di Dublino. Ricordiamo, infine, che tutti i tipi di miele possiedono virtù antiossidanti, antibatteriche, antidiabetiche e antinfiammatorie. La ricerca – finanziata dall'Irish Research Council - è stata condotta dallo studente di dottorato Saorla Kavanagh (Scuola di Scienze Chimiche e DCU Water Institute) e supervisionato dagli accademici senior Dr Blánaid White (Scuola di Scienze Chimiche, DCU) e dal Prof. Jane Stout (Scuola di Scienze Naturali, Trinity College di Dublino). I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Food Chemistry.