11 ottobre 2024
Aggiornato 23:00
Farmaci e Parkinson

I farmaci contro il Parkinson potrebbero trasformati in un giocatore compulsivo

Gli agonisti della dopamina e il Levodopa sembrano essere collegati alla comparsa di vari disturbi compulsivi. Ecco quali

Agonisti della dopamina promuovono comportamenti compulsivi
Agonisti della dopamina promuovono comportamenti compulsivi Foto: Joe Besure | Shutterstock Shutterstock

Ogni volta che assumiamo un determinato tipo di farmaco sappiamo che può essere benefico sotto certi punti di vista e deleterio verso altri. È lo scotto che tutti dobbiamo pagare quando facciamo una cura – che sia chimica o naturale. D’altro canto, è una cosa che tutti sappiamo benissimo e la prova ci viene data leggendo il foglietto illustrativo allegato al medicinale. Ci sono, però, degli effetti collaterali meno noti che andrebbero presi in considerazione. Uno di questi è quello relativo all’assunzione di alcuni farmaci usati nel trattamento del Parkinson: potrebbero trasformarci in giocatori seriali. Ecco perché.

Impulsi irresistibili
Secondo un team di ricerca parigino ci sarebbero molte prove sul fatto che gli antagonisti della dopamina possano indurre nell’essere umano impulsi irresistibili. Il più comune è il gioco d’azzardo, ma può indurre anche il binge eating, lo shopping compulsivo e dipendenza sessuale. Secondo gli studiosi, oltre la metà dei pazienti affetti da Parkinson che assumono tali farmaci si trovano costretti a combattere con disturbi del controllo.

Come funzionano i farmaci
I farmaci assunti dai pazienti con Parkinson hanno lo scopo di aumentare una sostanza chimica cerebrale collegata al movimento: la dopamina. Sarebbe proprio tale aumento a indurre comportamenti compulsivi. In alcuni casi viene assunto il levodopa, sostanza che si converte in dopamina, mentre in altri si usano gli agonisti che hanno lo scopo di attivare i recettori della dopamina.

Sapevi che…?
Gli antagonisti dopaminergici sono, in sintesi, molecole che inibiscono il rilascio di dopamina a livello delle terminazioni nervose. Gli agonisti, invece, ne aumentano il rilascio.

Differenze sbalorditive
Per arrivare a simili conclusioni, gli scienziati hanno analizzato oltre quattrocento persone con Parkinson e hanno notato una differenza sbalorditiva – in termini di comportamenti compulsivi – tra chi assumeva farmaci e chi non lo faceva. Gli agonisti della dopamina, infatti, avevano provocato il 52% dei casi di comportamento compulsivi. Sembra che la gravità del problema fosse anche direttamente proporzionale alla quantità assunta del farmaco.

I farmaci peggiori
I farmaci che causavano più danni erano il pramipexolo e il ropinirolo. 30 volontari dello studio hanno interrotto l’uso del medicinale a causa del comportamento compulsivo e gli scienziati hanno notato una graduale remissione del sintomo. Un anno dopo non mostravano più alterazioni di questo genere. «Il nostro studio suggerisce che i disturbi del controllo degli impulsi sono ancora più comuni di quanto pensassimo nelle persone che assumono agonisti della dopamina. Questi disturbi possono portare a gravi problemi finanziari, legali, sociali e psicologici», conclude Jean-Christophe Corvol, autore dello studio. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Neurology.