30 marzo 2023
Aggiornato 16:00
Benefici del caffè

Caffè, un aiuto contro Parkinson e Demenza?

Alcune sostanze contenute nel caffè sembrano essere attive contro le proteine tossiche che causano la demenza DLB e il Parkinson

Caffè contro il parkinson e la demenza?
Caffè contro il parkinson e la demenza? Foto: Mikhail Olykainen | Shutterstock Shutterstock

Buone notizie per tutti gli amanti del caffè: a quanto pare questa antica e diffusa bevanda potrebbe prevenire il Parkinson e alcune forme di demenza grazie alla sinergia di due note sostanze, tra cui anche la comune caffeina. Tali principi attivi, infatti, permetterebbero di ripulire il cervello dall’accumulo di alcune proteine ritenute tossiche e scatenanti diverse malattie. Ecco i risultati di un recente studio, appena pubblicati sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences.

Due composti attivi
In seguito ai dettagli emersi da una ricerca condotta da un team della Rutgers University, si è potuto stabilire come due composti del caffè siano in grado di prevenire l’accumulo di una proteina tossica che si trova nel cervello. Stiamo parlando dell’alfa-nucleina – sostanza associata sia al morbo di Parkinson che alla demenza con corpi di Lewy. Quest’ultima è una malattia conosciuta anche con il nome di DLB, molto simile all’Alzheimer ma dall’esordio decisamente più veloce.

Lo studio
Durante lo studio – al momento eseguito solo su modello animale – gli scienziati hanno modificato geneticamente i topolini mettendoli a rischio di entrambe le malattie e hanno scoperto che la combinazione di caffeina e EHT impediva la formazione di alfa-sinucleina dopo soli sei mesi. L’EHT è una sostanza che si trova naturalmente nel rivestimento ceroso del chicco di caffè. Questo interessantissimo risultato apre la porta alla creazione di un nuovo farmaco che possa essere d’aiuto ai pazienti affetti da Parkinson e demenza DLB. Due malattie al momento ritenute incurabili.

Cosa sono il Parkinson e la demenza DLB
La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa che colpisce le reti cerebrali che producono dopamina a livello della substantia nigra. Una zona cerebrale situata a livello del mesencefalo conosciuta anche con il nome di sostanza nera di Sömmering. Tra i sintomi principali ricordiamo i tremori, la rigidità, la lentezza dei movimenti, i disturbi del sonno, la stanchezza cronica, la difficoltà a camminare e il mantenimento dell’equilibrio. La condizione neurologica distrugge infatti le cellule situate nel cervello che controllano il movimento. Inoltre, i pazienti hanno una ridotta riserva di dopamina a causa della distruzione di cellule deputate al loro rilascio. D’altro canto, anche la demenza con corpi di Lewy presenta sintomi simili al Parkinson e all’Alzheimer. In entrambi l'alfa-sinucleina si accumula in grandi quantità.

Somministrazione di caffeina e EHT
Durante lo studio, i ricercatori – guidati dal neurologo Maral Mouradian – hanno preso in esame i topolini che hanno espresso un gene che ha causato l’aggregazione di alfa-sinucleina. I roditori sono poi stati suddivisi in due gruppi: ad alcuni sono stati somministrati 50mg di caffeina per chilo di peso e 12 mg di EHT/kg o uno dei due per sei mesi.

I risultati
Dai risultati si è potuto notare come né la caffeina né l’EHT abbiano avuto alcun effetto se somministrati singolarmente. Tuttavia, abbinandoli miglioravano notevolmente i test cognitivi e di movimento. Dopodiché, per essere certi del risultato ottenuto, i piccoli roditori sono stati sottoposti ad eutanasia allo scopo di esaminare il loro cervello. I dati hanno quindi dimostrato che le due sostanze siano state in grado di potenziare l’attività della proteina PP2A che impedisce gli aggregati di alfa-sinucleina. Ma non solo: è stata ridotta anche l’infiammazione cerebrale.

Ulteriori studi
Gli scienziati ritengono che siano necessari ulteriori studi che confermino l’efficacia e che prendano in esame la corretta dose da utilizzare. «L'EHT è un composto che si trova in vari tipi di caffè, ma la quantità è molto variabile. È importante determinare la quantità e il rapporto appropriato in modo che le persone non assumano quantità eccessive di caffine, in quanto ciò può avere conseguenze negative sulla salute», conclude Mouradian.