19 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Bimbi che non dormono

Le 10 regole d’oro per far dormire i bambini, sia piccoli che più grandi

Al Congresso della Società Italiana di Pediatria un focus sui disturbi del sonno in età pediatrica. Le regole per far dormire i piccoli, i più grandi e anche mamma e papà

Il bimbo non dorme
Il bimbo non dorme Foto: Elnur | shutterstock.com Shutterstock

ROMA – Sono davvero tanti i bambini, più piccoli e anche più grandi, che non dormono – o hanno disturbi del sonno. L’insonnia, oggi, è divenuta un vero spauracchio per grandi e piccini. Si calcola che nel mondo industrializzato il 25% dei bambini al di sotto dei 5 anni soffra di disturbi del sonno, mentre dopo i 6 anni e fino all’adolescenza la percentuale si attesta intorno al 10-12%. E rispetto a cento anni fa, i bambini nel mondo occidentale dormono in media 2 ore in meno. Le cause principali? I ritmi frenetici, l’aumento delle luci artificiali e l’utilizzo sempre più precoce degli strumenti elettronici hanno causato una discordanza tra quello che dovrebbe essere il ritmo sonno/veglia naturale del bambino e le esigenze sociali.

Effetti negativi sulla salute
I disturbi del sonno, riporta un comunicato della SIP, sono aumentati soprattutto negli ultimi 20-30 anni. Questi possono avere effetti negativi sulla salute e sulla qualità della vita del bambino, ma anche dei genitori. Pertanto, non stupisce che siano uno dei principali fattori di ansia per mamme e papà e uno dei motivi più frequenti di visita dal pediatra o neuropsichiatra infantile.

Cosa si intende per disturbi del sonno nel bambino
Secondo gli esperti, i più comuni disturbi del sonno sono insonnia (20-30%), parasonnie (25%), disturbi del ritmo circadiano (7%), disturbi respiratori del sonno (2-3%), disturbi del movimento legati al sonno (1-2%), ipersonnie (0,01-0,20%).  «I disturbi del sonno nel bambino si possono manifestare a diverse età – sottolinea il dottor Marco Angriman, neuropsichiatra infantile, Servizio di Neurologia e Neuroriabilitazione per l’età evolutiva, Ospedale Centrale di Bolzano – Nella prima infanzia predominano difficoltà di addormentamento e risvegli frequenti, parasonnie (per esempio pavor notturno o risvegli confusionali) o i disturbi respiratori del sonno (per esempio sindrome delle apnee ostruttive), mentre nelle età successive possono comparire con maggiore frequenza  disturbi del ritmo circadiano e disturbi del movimento correlati al sonno, e soprattutto in adolescenza, disturbi legati alla scarsa igiene del sonno, favoriti dagli stili di vita scorretti».

Le cause dei disturbi del sonno nel bambino
Possono coesistere molteplici fattori, da cause organiche a una cattiva igiene del sonno. Tra le prime hanno un ruolo importante i fattori genetici (studi sui gemelli e sulla familiarità hanno dimostrato, per esempio, una forte influenza genetica nell’insonnia) e l’ordine di nascita: alcuni studi riportano una maggiore frequenza di insonnia nei primogeniti e nei figli unici. Anche un’eventuale depressione materna può essere all’origine di una insonnia in un bambino: il 38% delle madri di ‘cattivi dormitori’ ha sintomi nevrotici e/o depressivi; l’85% sentimenti ambivalenti nei confronti del bambino.

Gli errori
Gli errori di comportamento dei genitori possono, invece, manifestarsi durante i risvegli, tra questi la tendenza, per esempio, ad accorrere subito e a prendere in braccio il bambino sia all’addormentamento che durante i risvegli e l’abitudine alla condivisione del letto dei genitori, il cosiddetto cosleeping. Un altro fattore molto importante è la modalità di alimentazione: i risvegli notturni a 6 e a 12 mesi sono più frequenti nei bambini allattati al seno: 52% contro 20% di quelli allattati artificialmente (verosimilmente legato all’allattamento a domanda, più frequente nei bambini allattati al seno).

Le conseguenze di un sonno insufficiente o di cattiva qualità nei bambini
«Sono molteplici e molto spesso misconosciute – sottolinea Oliviero Bruni, neuropsichiatra infantile, esperto di disturbi del sonno nel bambino – Infatti, una cattiva qualità del sonno può comportare diversi disturbi che molti non attribuiscono a una alterazione del sonno: ridotte performance scolastiche e problemi di apprendimento: il 28% dei bambini con insufficiente quantità di sonno si addormenta a scuola una volta a settimana; il 22% facendo compiti; il 32% è troppo stanco per fare sport.
- sonnolenza, disattenzione, ridotta memoria di lavoro, scarso controllo impulsi e disregolazione del comportamento
- rischio traumi accidentali;
- obesità, disturbi metabolici, predisposizione al diabete;
- aumento rischio di sviluppare ADHD, disturbo oppositivo-provocatorio e disturbi depressivi;
- in adolescenza abuso di alcool, cannabis e altre droghe, depressione, intenzioni suicidarie.
Non ultimo è da considerare che il problema del sonno del bambino può avere ripercussioni su tutto l’ambito familiare determinando una scarsa salute fisica e mentale dei genitori, favorendo lo sviluppo di una depressione materna e un notevole stress familiare. E’ infine da considerare che molti casi di abuso al bambino e addirittura di infanticidio sono da attribuire alla deprivazione di sonno dei genitori».

Prevenire i disturbi del sonno si può
In occasione del 74° Congresso SIP è stato presentato il Progetto della SICuPP (Società Italiana Cure Primarie Pediatriche) ‘Dormire bene per crescere bene’. L’iniziativa è finalizzata ad aumentare le conoscenze dei Pediatri di famiglia affinché possano fornire ai genitori indicazioni utili per favorire una più corretta igiene del sonno dei bambini. «Molto importante è la prevenzione nel primo anno di vita – sottolinea Emanuela Malorgio, pediatra di famiglia SICUPP, esperta di problemi del sonno – perché le abitudini errate acquisite in questo periodo renderanno più difficile avere un’autonomia di addormentamento anche negli anni successivi. Le tre regole d’oro nel primo anno di vita sono: far dormire il bambino sempre nella stessa stanza adeguatamente preparata, evitando di farlo addormentare in ambienti diversi; rispettare l’orario in cui va a nanna e dai 3-4 mesi di vita (cioè da quando compare la fase di addormentamento) dissociare la fase dell’alimentazione da quella del sonno, che vuol dire staccarlo dal seno o dal biberon quando si sta per addormentare e metterlo sul lettino. Le buone abitudini vanno consolidate durante la crescita».

L’importanza delle tecniche comportamentali
Le tecniche comportamentali dovrebbero rimanere la prima linea di trattamento dell’insonnia. Si ricorre, invece, a interventi farmacologici quando queste hanno fallito o se esistono delle difficoltà oggettive per applicarle. A oggi non esistono farmaci approvati per l’insonnia in età pediatrica, né dall’FDA né dall’EMA, e i dati in letteratura per valutarne l’efficacia sono carenti, soprattutto per aspetti metodologici.

Le 10 regole per il sonno dei bambini e dei loro genitori
1. Rispettare l’orario della nanna tutte le sere. Abituare il piccolo sin dalla tenera età ad addormentarsi sempre alla stessa ora, adattando i ritmi della famiglia a quelli del bimbo e non viceversa (se si tiene sveglio il bambino perché il papà arriva tardi e vuole giocare si sposta in avanti tutto il suo sonno). Le buone abitudini vanno mantenute e consolidate nell’arco della crescita, variandole in base all’età.

2. Far dormire il bambino sempre nello stesso ambiente (che sia la sua cameretta o nei primi mesi quella dei genitori) adeguatamente preparato, con luci soffuse senza device accesi, ed eventualmente con una musica dolce e monotona di sottofondo. Non farlo addormentare in ambienti diversi, come sul divano in sala mentre si guarda la televisione. Costruiamo e manteniamo gli stessi rituali di avvicinamento al sonno.

3. Dissociare la fase di alimentazione da quella dell’addormentamento. Nei primi due o tre mesi di vita manca la fase di addormentamento, nel senso che non è possibile riconoscere con precisione quando il bambino sta crollando. Nei mesi successivi invece appena si notano alcuni segnali (non succhia più con forza, chiude gli occhietti) si deve staccarlo dal seno e metterlo nel lettino.

4. Rispettare l’orario dei pasti durante il giorno. Anche se il bambino va al nido cercare di mantenere gli stessi orari del pranzo, merenda e cena, adeguando i nostri orari ai suoi.

5. Mai usare il tablet o altri dispositivi elettronici dopo cena. Spegnere tutto almeno un’ora prima dell’addormentamento. La luce dei device riduce la produzione della melatonina che favorisce l’addormentamento. Mantenere tutti gli apparecchi elettronici, inclusa la televisione, il computer e il cellulare fuori dalla stanza da letto.

6. Non dare troppo cibo o acqua prima di dormire. Evitare il latte o altri liquidi compresa la camomilla durante i risvegli, preferire piuttosto l’utilizzo di un oggetto consolatorio per riaddormentarsi, come il ciuccio per esempio.

7. Regolare con attenzione l’esposizione alla luce. Per il sonnellino pomeridiano mantenere la luce dell’ambiente; ridurre l’esposizione il più possibile per la notte; potenziare la luce appena svegli. Il nostro ritmo sonno veglia, come quello dei nostri figli, è governato dall’alternanza della luce e del buio.

8. Evitare sostanze eccitanti dopo le ore 16:00. No a tè, solo deteinato in caso, no a bevande contenenti caffeina e no alla cioccolata.

9. Favorire un’alimentazione equilibrata. Con un adeguato introito di liquidi durante il giorno. Preferire cibi contenenti fibre e triptofano che è un precursore della melatonina, come carni bianche, pesce azzurro, verdure verdi, legumi e cereali.

10. No ai bambini nel lettone. Abituarli all’autonomia vuol dire anche lasciarli dormire nel proprio ambiente. Nei casi di risveglio, riportarli sempre nel loro lettino. Un metodo che può funzionare è promettere un premio al bambino se non va nel letto dei genitori.