29 marzo 2024
Aggiornato 00:00
Attività fisica e Alzheimer

Attività fisica contro la demenza? Macché! non fa altro che peggiorarla

Un nuovo studio ha evidenziato come le persone affette da demenza che svolgono attività fisica assistono a un aumentato declino cognitivo

Alzheimer e demenza peggiorano con l'attività fisica?
Alzheimer e demenza peggiorano con l'attività fisica? Foto: BlurryMe | Shutterstock Shutterstock

Ci sono cinque cose che non dobbiamo mai dimenticare di fare per godere di ottima salute: seguire un’alimentazione sana, evitare il fumo, ridurre il peso corporeo, limitare il consumo di alcol e fare attività fisica. Tuttavia, quest’ultimo escamotage sembra non funzionare bene quando si tratta di demenza. Diversi studi incoraggiavano sport ed esercizio fisico in tali casi ma uno nuovo mette in guardia dal farlo: si potrebbe persino assistere a peggioramenti.

Peggioramenti dopo l’attività fisica
A scoprire la relazione tra attività fisica e peggioramenti in termini di demenza sono stati alcuni ricercatori dell’Università di Oxford, i quali hanno evidenziato come le persone affette da declino cognitivo che avevano l’abitudine di andare in palestra due volte a settimana per circa un’ora e mezza abbiano avuto peggioramenti più veloci rispetto a chi non ci andava mai.

Occorrono verifiche
Secondo i ricercatori le differenze tra i due gruppi non erano eccessive ma ritengono che siano necessarie ulteriori verifiche per approfondire l’argomento. Gli studi futuri, quindi, dovranno «considerare la possibilità che alcuni tipi di interventi fisici possano peggiorare il deterioramento cognitivo».

Una deprimente lotta contro la demenza
«Se fosse stato evidenziato un miglioramento nel funzionamento cognitivo con l'esercizio, saremmo stati tutti entusiasti di trovare qualcosa di positivo nella, finora, deprimente lotta contro la demenza. Su questa base, non penso che dovremmo ignorare la possibilità che l'esercizio possa essere in effetti leggermente dannoso per le persone affette da demenza», ha dichiarato Rob Howard, professore di Psichiatria dell'età avanzata presso l'University College di Londra.

Risultati inaspettati
Inutile dire che i risultati ottenuti hanno inizialmente sconcertato i ricercatori. Tutti, di norma, si aspettano miglioramenti più o meno evidenti. Ma nessuno immaginava che l’attività fisica arrivasse al punto di peggiorare la situazione. «I risultati sono alquanto sorprendenti in quanto abbiamo sempre pensato che l'esercizio avesse effetti positivi», ha commentato il dottor James Pickett, capo della ricerca e dello sviluppo presso l'Alzheimer's Society.

Lo studio
Per arrivare a simili conclusioni, gli scienziati hanno preso in esame quasi cinquecento persone inglesi dell’età media di 77 anni. Tutti i partecipanti allo studio soffrivano di demenza lieve o moderata. Le persone, divise in due gruppi, erano state assegnate a un programma di esercizi supervisionato o a uno di supporto o assistenza. Chi faceva attività fisica si esercitava per circa 60-90 minuti in palestra due volte a settimana per quattro mesi. In più, eseguiva sessioni a domicilio un’ora a settimana. Ai volontari è stato anche chiesto di sottoporsi a un test per la valutazione della malattia di Alzheimer.

I risultati
Dai risultati è emerso che tutti i partecipanti avevano assistito a un deterioramento cognitivo nell’arco di un anno. Tuttavia, il gruppo che ha svolto attività fisica mostrava una migliore forma fisica a breve termine associata a punteggi più alti di Adas (Alzheimer's Disease Assessment Scale-cognitive) rispetto al gruppo di controllo. Ciò significa che il declino cognitivo era più evidente in chi praticava una qualche forma di sport.

Approfondimento: cos’è l'ADAS
Si tratta di un test progettato allo scopo di misurare la gravità dei sintomi più importanti della malattia di Alzheimer (AD). L’ADAS-cog è lo strumento di test cognitivo più popolare utilizzato negli studi clinici. Consiste di 11 compiti che misurano i disturbi della memoria, del linguaggio, della prassi, dell'attenzione e di altre capacità cognitive che sono spesso definiti i sintomi principali dell'Alzheimer.

Risultati opposti
«Mentre precedenti studi più piccoli hanno suggerito che l'esercizio fisico può prevenire o migliorare il declino cognitivo nelle persone affette dalla malattia di Alzheimer, questo ampio studio fornisce la risposta definitiva sul ruolo dell'esercizio fisico nella malattia di Alzheimer lieve-moderata. Lo studio rileva che mentre è possibile per le persone interessate alla patologia svolgere un programma di esercizio supervisionato, questo non sembra ritardare il declino cognitivo e non migliora altri risultati oltre alla forma fisica. La ricerca di efficaci interventi sullo stile di vita che possano ritardare il declino cognitivo nella demenza deve, perciò, continuare», ha dichiarato, il dottor Brendon Stubbs, fisioterapista presso l'Institute of Psychiatry, Psychology and Neuroscience del King's College London.

C’è poco da fare
Purtroppo l’unica cosa che abbiamo capito fino a ora è che quando inizia il declino cognitivo modificare le cose diventa un’impresa assai ardua. «I risultati qui sono in linea con la ricerca attuale la quale suggerisce che la demenza è difficile da modificare, una volta che è ben consolidata. C'è stato un lavoro promettente sull'esercizio fisico nelle persone con sintomi più lievi come quelli affetti da disturbo cognitivo lieve. L'attività fisica è ancora promettente per ritardare l'insorgenza della demenza nelle persone a rischio di sviluppare la malattia. In generale, l'attività fisica e l'invecchiamento sano vanno di pari passo. Tuttavia, mirare all'attività fisica come intervento per migliorare specifici processi patologici rappresenta una vera e propria sfida», conclude la dottoressa Elizabeth Coulthard dell’Università di Bristol. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul British Medical Journal.

Fonti scientifiche

[1] Bratisl Lek Listy. 2000;101(11):598-602. ADAS-cog (Alzheimer's Disease Assessment Scale-cognitive subscale)-validation of the Slovak version. Kolibas E1, Korinkova V, Novotny V, Vajdickova K, Hunakova D.