Le persone divorziate rischiano infarto e ictus
Le persone che si stanno separando o che hanno divorziato presentano un rischio maggiore di incappare in un infarto e un ictus
Lo stile di vita, ci dice la scienza, ha un grosso impatto sulla nostra salute. Ed è così che tutti noi, quando ci sentiamo minacciati da qualche malattia cerchiamo di modificare il nostro modo di vivere. Proviamo a muoverci un po’ di più, ci affidiamo ad alimenti più sani - e magari biologici - e teniamo sotto controllo il nostro peso corporeo. Tuttavia, tutto questo potrebbe non essere sufficiente, specie per le persone divorziate, le quali, secondo alcuni ricercatori, avrebbero maggiori probabilità di incappare in un infarto o ictus. Ecco i risultati di uno studio pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology
Problemi di cuore
A quanto pare i problemi di cuore, ovvero quelli che interessano l’amore, possono davvero interessare il nostro muscolo cardiaco. Le persone che si stanno separando o sono divorziate - specie con patologie cardiache in corso - potrebbero assistere a un notevole aumento delle possibilità di incappare in un evento cardiovascolare potenzialmente fatale. Tra questo infarti e ictus.
Altri fattori
Le persone che hanno già avuto un infarto e stanno vivendo un momento stressante come il divorzio potrebbero incappare in un secondo infarto. Ad aumentare ancor di più le probabilità sono anche altri fattori come la condizione economica precaria e uno scarso livello di istruzione. Il suggerimento arriva dai ricercatori del Karolinska Institutet.
Lo studio
Durante lo studio – durato quattro anni - gli scienziati di Stoccolma hanno preso in esame quasi trentamila pazienti svedesi provenienti dal registro SWEDEHEART. Di ognuno è stato valutato lo stato di salute, il livello socio-economico e il tipo di istruzione. Tutti i volontari erano sopravvissuti a un precedente infarto da almeno un anno.
I risultati
I risultati ottenuti suggeriscono che vi è un rapporto diretto tra infarto, divorzio e condizioni economiche precarie. A rischiare di più, ovviamente, sono i pazienti affetti da malattie cardiovascolari con una storia di infarto. L’aumento delle possibilità, secondo gli scienziati, sarebbe del 18% rispetto a chi è sposato. I dati sono stati ottenuti dopo aver aggiustato i fattori per età, sesso e anno di primo attacco cardiaco. I pazienti con più di 12 anni di istruzione avevano un rischio inferiore del 14% di un evento ricorrente rispetto a quelli con nove o meno anni di istruzione. I pazienti con il quintile di reddito familiare più elevato avevano un rischio inferiore del 35% rispetto a quelli del quintile più basso.
E i single?
Cifre più basse sembrano verificarsi anche nei single o nelle persone rimaste vedove, ma con numero non significativi da un punto di vista prettamente scientifico. «Questi risultati dovrebbero essere interpretati con cautela. Si trattava di un'analisi di sottogruppi e non possiamo concludere che le donne stiano meglio e che gli uomini debbano sposarsi e non divorziare. Le donne non sposate avevano un livello di istruzione superiore rispetto agli uomini single, e questa differenza nello status socioeconomico potrebbe essere la causa sottostante», spiegano i ricercatori.
Il matrimo aiuta
Quindi, anche se per certi versi il proprio coniuge può farci arrabbiare, alla fine di tutto ci aiuta a vivere meglio, sotto molti aspetti. «Il matrimonio appare protettivo rispetto agli eventi ricorrenti e si allinea con gli indicatori tradizionali di più alto status socioeconomico, ma da questo studio non si possono trarre conclusioni sui meccanismi sottostanti. Quindi non si possono fornire conclusioni sui meccanismi all’origine del fenomeno, attraverso questo studio. Tuttavia, «I medici dovrebbero includere le informazioni sullo stato civile e quello socioeconomico quando stimano il rischio di un nuovo evento in un paziente che è sopravvissuto a un infarto», conclude Joel Ohm del Karolinska Institute.
[1] Socioeconomic status predicts second cardiovascular event in 29,226 survivors of a first myocardial infarction - Joel Ohm, Per H Skoglund, Andrea Discacciati - European Journal of Preventive Cardiology
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