24 giugno 2025
Aggiornato 15:30
Morbo di Crohn

Morbo di Crohn: 10 cose che dovresti sapere

Tutto ciò che bisognerebbe sapere sul morbo di Crohn e delle malattie infiammatorie intestinali

Morbo di Crohn. Sintomi cause e cure
Morbo di Crohn. Sintomi cause e cure Foto: Michail Petrov | Shutterstock Shutterstock

Il morbo di Crohn è una malattia che sembra mietere sempre più vittime nel nostro paese. In particolare, è aumentato il numero delle diagnosi al di sopra dei 18 anni. Nella sua fase iniziale, tuttavia, spesso non viene riconosciuta o viene scambiata per altri tipi di malattie. Ma accade anche il contrario: che alcuni pazienti pensano di essere affetti da questa temibile patologia quando invece si tratta di sindrome del colon irritabile. Ecco dieci cose che non dovresti mai dimenticare.

Cos’è il morbo di Crohn?
Il morbo di Crohn, o più correttamente malattia di Crohn, è una patologia infiammatoria cronica che colpisce soprattutto l’intestino tenue o ileo. Tuttavia non è raro che vanga coinvolto tutto il tratto gastro-intestinale. È conosciuta anche con il nome di colite ulcerosa o rettocolite ulcerosa.

I sintomi del morbo di Crohn
Alcuni sintomi sono definiti atipici perché si presentano anche in altri tipi di alterazioni o patologie dell’apparato gastro-intestinale. Al contrario, altri si evidenziano soprattutto nei pazienti affetti da morbo di Crohn. Va da sé che solo una diagnosi medica può stabilire con certezza di cosa si tratta. In ogni caso, non maggior frequenza si assiste a un dolore addominale che può divenire anche molto forte dopo i pasti. In genere si localizza intorno all’area ombelicale e nella parte destra della pancia. Non è raro, infatti, scambiarlo per un attacco di appendicite. Oltre a questo, si possono manifestare uno o più dei seguenti sintomi:

  • Ascessi anali
  • Diarrea cronica
  • Dimagrimento inusuale
  • Febbricola persistente
  • Fistole anali
  • Riduzione dell’appetito

Perdita di peso e anemia
E’ importante sottolineare che molti pazienti assistono a un evidente sanguinamento rettale, per cui se presente in maniera frequente può portare ad anemia e scarsità di ossigeno a livello dei tessuti. Non è insolito anche assistere a un calo ponderale.

La differenza con la sindrome dell’intestino irritabile
Non è insolito pensare al morbo di Crohn quando invece si tratta di sindrome del colon irritabile. Quest’ultimo, a differenza del morbo di Crohn, presenta un dolore addominale (quasi sempre) nel quadrante superiore o inferiore. Inoltre si possono manifestare crampi e alvo alternato. Raramente si assiste a una diarrea persistente, cosa più probabile nella malattia di Crohn. Nella sindrome del colon irritabile si assiste con maggior probabilità a frequenti episodi di costipazione nel sesso femminile e feci non formate negli uomini. Altro sintomo tipico è il gonfiore addominale e l’eventuale presenza di muco nelle feci. Ma il sangue, è importante ricordarlo, si presenta solo ed esclusivamente nei pazienti affetti da morbo di Crohn.

La causa del morbo di Crohn
Nuovi studi hanno messo in relazione il morbo di Crohn con alcuni tipi di funghi. «Sappiamo già che i batteri, oltre a fattori genetici e dietetici, svolgono un ruolo importante nel causare la malattia di Crohn – sottolinea il dottor Mahmoud Ghannoum, professore e direttore del Center for Medical Mycology alla CWRU e autore principale dello studio – In sostanza, i pazienti con malattia di Crohn hanno della anormali risposte immunitarie a questi batteri, che popolano l’intestino di tutte le persone. Mentre la maggior parte dei ricercatori si concentrano le loro indagini su questi batteri – aggiunge l’autore – pochi hanno esaminato il ruolo dei funghi, che sono anch’essi presenti negli intestini di tutti». Dai risultati delle analisi effettuate sui campioni di feci dei pazienti affetti dal Morbo di Crohn, sono stati rilevati in abbondanza due batteri: l’Escherichia coli e la Serratia marcescens, insieme al fungo Candida tropicalis. Questo mix pare produrre un biofilm che induce l’infiammazione tipica della malattia di Crohn.

La diagnosi del morbo di Crohn
Per accertare che si tratti realmente di malattia di Crohn, il medico può prescrivere diversi esami:

  • Colonscopia con biopsia intestinale
  • Esofagogastroduodenoscopia con biopsia
  • Ecografia delle anse intestinali
  • Risonanza magnetica addominale con mezzo di contrasto
  • Entero-TC con mezzo di contrasto (RX)
  • Enteroscopia con video-capsula
  • Indagine chirurgica previa anestesia

Lo zenzero aiuta
Alcuni ricercatori dell’Atlanta Veterans Affairs Medical Center e dell’Istituto di Scienze Biomediche presso la Georgia State University, sono riusciti a ricavare delle nanoparticelle dalla radice di zenzero. Grazie a queste sono riusciti a promuovere la guarigione dell’intestino riducendo l’infiammazione intestinale. Per farlo, gli scienziati hanno estratto il succo dalla spezia e poi lo hanno centrifugato e trasformato in nanoparticelle chiamate GDNPs. Attraverso queste ultime, il dottor Didier Merlin e il suo team ha trattato sia le cellule della malattia infiammatoria che alcuni animali malati. Dai loro risultati è emerso che il trattamento è efficace nel ridurre l’infiammazione e dunque promuovere la guarigione, senza effetti collaterali. In più, le particelle aiutano a combattere il cancro legato alla colite ulcerosa.

I farmaci contro il morbo di Crohn
Purtroppo al momento esistono solo cure palliative che hanno lo scopo di mitigare i sintomi. Ecco i farmaci utilizzati per migliorare la condizione e tenerla sotto controllo.

  • Aminosalicilati antinfiammatori come la mesalazina (5-ASA)
  • Antibiotici che agiscono sulla flora batterica intestinale o contro gli ascessi
  • Cortisonici
  • Farmaci biologici come infliximab o adalimumab che agiscono con il principio degli anticorpi biotecnologici
  • Immunosoppressori come la 6-Mercaptopurina o l’azatioprina
  • Immunosoppressori contro i globuli bianchi come il metotrexate
  • Steroidi antinfiammatori

L’alimentazione deve essere ricca di omega-3
Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Nottingham e del King’s College London e pubblicato su Scientific Reports, i cibi ricchi di omega-3 ridurrebbero l’infiammazione intestinale migliorando la condizione nei pazienti affetti da morbo di Chron. Ma non solo: pare che tali alimenti siano indispensabili anche ai soggetti obesi e diabetici. Gli scienziati, infatti, hanno scoperto che assumere alimenti come il pesce azzurro e il salmone può favorire il benessere intestinale, promuovendo una maggior diversità del microbiota. Questo tipo di alimentazione proteggerebbe anche nella sindrome del colon irritabile. «Abbiamo scoperto che batteri specifici che sono stati legati a una minore infiammazione e a minore rischio di obesità risultavano aumentati nelle persone con una maggiore assunzione di acidi grassi omega 3 – ha commentato la dott.ssa Cristina Menni del King’s College London e coautrice dello studio – Abbiamo ulteriormente esplorato come questo sia relativo alla composizione delle feci e scoperto che, oltre alle proteine del pesce e gli omega-3, elevati livelli di omega 3 nel sangue sono correlati con alti livelli di un composto chiamato N-carbamilglutamato (NCG). Questo composto è stato dimostrato ridurre lo stress ossidativo nell’intestino dei modelli animali. Crediamo che alcuni dei buoni effetti dell’omega-3 nell’intestino possono essere dovuti al fatto che gli omega 3 inducano i batteri a produrre questa sostanza».

Migliore flora intestinale
«L’intestino umano – aggiunge la dott.ssa Ana Valdes – riceve molta attenzione dalla ricerca medica in quanto è sempre più legato a una grande varietà di problemi di salute. I nostri sistemi digestivi ospitano trilioni di microrganismi, la maggior parte dei quali sono vantaggiosi in quanto svolgono un ruolo vitale nella nostra digestione, nel sistema immunitario e regolano anche il nostro peso. Il nostro studio – prosegue Valdes – è stato il più grande a esaminare la relazione tra acidi grassi omega-3 e la composizione del microbioma intestinale. Questa coorte di 876 donne volontarie era stata precedentemente utilizzata per indagare il contributo genetico umano al microbioma intestinale in relazione all’aumento di peso e alla malattia. Abbiamo esaminato la loro assunzione di acidi grassi omega-3 usando questionari di frequenza alimentare e abbiamo trovato che questi dati, insieme ai loro livelli di omega-3 nel sangue, sono fortemente associati alla diversità e al numero di specie di batteri sani nell’intestino», conclude Valdes.

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Crede per 6 anni di avere il morbo di Crohn, invece era una bustina di ketchup
Le avevano diagnosticato la malattia di Crohn e per anni aveva sofferto di dolori, in realtà aveva ingoiato una bustina di salsa Heinz