19 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Alzheimer

Alzheimer: invertita per la prima volta la formazione delle placche amiloidi

Per la prima volta al mondo, alcuni ricercatori sono riusciti a dimostrare che la malattia di Alzheimer può essere sconfitta. Ecco come

Scienziati americani sconfiggono l'Alzheimer
Scienziati americani sconfiggono l'Alzheimer Foto: Shutterstock

STATI UNITI - Pfizer si è arresa, ma ci sono ancora tanti ricercatori che stanno cercando di trovare una soluzione per sconfiggere l’Alzheimer. E alcuni scienziati americani sembrano finalmente essere riusciti a vincere una delle più grandi battaglie della medicina invertendo completamente la malattia. Al momento lo studio è stato condotto solo su modello animale ma rappresenta un’enorme speranza per tutti i familiari che hanno i parenti affetti dalla malattia ruba ricordi.

Placche beta amiloidi cancellate
Uno studio che merita un plauso a tutti i ricercatori per aver dimostrato che le soluzioni ci sono, basta non arrendersi mai. A ottenere il sorprendente risultato è stata un’equipe del Cleveland Clinic Lerner Research Institute. Per riuscire nel loro intento, gli scienziati hanno effettuato una privazione graduale di un enzima denominata BACE1. Ed è stato proprio quest’ultimo che è riuscito a invertire completamente la formazione delle placche beta amiloidi – direttamente correlate all’Alzheimer. E i risultati si vedono: i topi sottoposti all’esperimento sono riusciti a recuperare il declino cognitivo. A conoscenza nostra – spiegano i ricercatori - è la prima volta che si osserva una così importante riduzione delle placche nei modelli animali».

Potenziali farmaci
Grazie a questa scoperta in un prossimo futuro potrebbero essere realizzati dei farmaci in grado di colpire l’enzima chiave negli esseri umani. «Il nostro studio fornisce prove genetiche che la formazione di placche amiloidi può essere completamente invertita dopo la delezione sequenziale e aumentata di Bace1», spiega il ricercatore Riqiang Yan.

Topi geneticamente modificati
«Il nostro studio - ha aggiunto Yan - dimostra che depositi di amiloide preformati possono essere ripuliti grazie a una progressiva eliminazione dell’enzima Bace1. E i nostri dati dimostrano che i farmaci inibitori di Bace1 possono avere un futuro nella cura dell’Alzheimer senza effetti tossici. È necessario però sviluppare strategie per minimizzare le disfunzioni sinaptiche legate alla inibizione di Bace1 per ottenere il massimo beneficio nei pazienti. Questo studio dimostra che non ci si deve arrendere di fronte a certi fallimenti delle terapie nella sperimentazione sull’uomo e che bisogna ritornare in laboratorio per capire il perché». Per arrivare a una simile soluzione, gli scienziati hanno utilizzati un gruppo di murini geneticamente modificati in maniera da perdere l’enzima con il passare degli anni. Questo ha permesso di fare crescere dei figli che presentavano placche amiloidi in grado di dissolversi con l’invecchiamento. «I nostri dati mostrano che gli inibitori di Bace1 hanno il potenziale per trattare i pazienti con malattia di Alzheimer senza tossicità», concludono i ricercatori.