19 aprile 2024
Aggiornato 16:30
Ludopatia, depressione e impulsività

Gioco d'azzardo, gli impulsivi e i depressi le vittime predilette

Uno studio del CNR basato sull'intelligenza artificiale mostra che è possibile stabilire una relazione tra personalità e tendenza alla ludopatia

Ludopatia e gioco d'azzardo
Ludopatia e gioco d'azzardo Foto: Shutterstock

ROMA – La cosiddetta ludopatia è più diffusa di quanto non si creda. Ma, soprattutto, spesso chi ne è vittima non se ne rende conto, e crede di non essere 'schiavo' del gioco d'azzardo. Ma sarebbe possibile prevedere se una persona tenderà a sviluppare una soggezione patologica al gioco d'azzardo? Uno studio diretto dall'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibfm-Cnr) di Catanzaro, a cui ha partecipato l'Università della Calabria, pubblicato sulla rivista Journal of Neuroscience Methods, ha definito i tratti della personalità del gambler patologico grazie a tecniche avanzate di intelligenza artificiale.

Perdere il controllo delle proprie azioni
«Chi è vittima del gioco d'azzardo patologico perde, oltre a ingenti quantità di denaro, la capacità di controllo delle proprie azioni e la fiducia dei propri cari, con la percezione di essere entrato in un tunnel senza via di scampo – spiega Antonio Cerasa, ricercatore Ibfm-Cnr in un comunicato – Le neuroscienze sono impegnate da decenni nello studio di questo disturbo che devasta la vita di moltissime famiglie italiane. Oggi sappiamo che la causa è multifattoriale (genetica, neurobiologica e comportamentale) e conferisce alla persona una vulnerabilità di base, amplificata da fattori psicosociali come povertà o traumi biografici. La letteratura – prosegue il ricercatore – indica già che, oltre a disfunzioni cerebrali e genetiche del sistema dopaminergico, i gambler patologici hanno anche un profilo di personalità disfunzionale, sono cioè più vulnerabili alle situazioni sociali che invitano al gioco, e questo aspetto non è mai studiato finora con metodi di intelligenza artificiale».

Gli algoritmi di intelligenza artificiale
Per indagare questo aspetto poco conosciuto il gruppo di ricerca dell'Ibfm-Cnr ha coinvolto alcune strutture di riabilitazione psichiatrica a Milano e a Catanzaro, allo scopo di valutare i giocatori patologici in cura, continua il comunicato. «Abbiamo utilizzato algoritmi di intelligenza artificiale per capire se esiste nei giocatori d'azzardo patologici uno specifico costrutto di personalità – sottolinea Danilo Lofaro, ricercatore presso l'Università della Calabria e coautore dello studio – Sono stati inseriti nel calcolatore 6.000 dati relativi a 160 soggetti che non hanno mai giocato a slot machine o giochi d'azzardo e a 40 pazienti con gambling, ognuno dei quali era analizzato a seconda delle 30 caratteristiche alla base della personalità umana. Nella seconda fase dell'esperimento la macchina, dopo aver processato i dati, ha identificato la miglior combinazione che permette di separare i sani dai malati. Il risultato che consente di classificare otto gamblers su dieci – aggiunge Lofaro – è quello costituito dai seguenti sotto-tratti: bassa apertura mentale; bassa coscienziosità; bassa fiducia negli altri; ricerca di emozioni positive; elevato tratto depressivo e impulsivo. Una persona con queste caratteristiche rischia la vulnerabilità verso questa patologia psichiatrica».

Impulsivi e depressi
Alta impulsività e depressione erano caratteristiche del gambler seriale già note agli psicologi. «L'avanzamento apportato dai modelli multivariati che abbiamo utilizzato è la conoscenza dell'esatta struttura multidimensionale del profilo di base di un giocatore. Un po' come dire che la malattia è legata all'alterazione di uno o più geni – precisa Cerasa – La personalità è un marcatore oggettivo della funzionalità cerebrale, la cui attendibilità predittiva vale per i disturbi psichiatrici ma anche per malattie neurologiche come Parkinson e Alzheimer. Per esempio, a parità di performance cognitive, l'estroverso pensa e usa aree cerebrali diverse dall'introverso, così come l'ansioso o impulsivo rispetto alla persona emotivamente stabile».
«Lo scopo di queste ricerche –  conclude il responsabile della sede di Catanzaro dell'Ibfm-Cnr, Aldo Quattrone – è creare strumenti sempre più sensibili per riconoscere un disturbo prima che esso si manifesti in tutta la sua gravità. Da anni il nostro istituto di ricerca è impegnato nello sviluppo di innovativi sistemi per migliorare la pratica clinica». Lo studio è stato condotto anche grazie al finanziamento Pon03PE_00009_1 NeuroMeasures.