16 agosto 2025
Aggiornato 01:00
Immunoterapia

Scienziati sviluppano un vaccino contro (quasi) tutti i tipi di cancro

Un vaccino che funziona contro la maggior parte dei tumori. Il farmaco distrugge cellule tumorali diffuse in qualsiasi parte del corpo

Ancora novità in campo oncologico. Dopo l’incredibile successo ottenuto al Bambino Gesù di Roma su un bambino affetto da leucemia linfoblastica acuta, ora alcuni studiosi della Stanford University sembrano aver messo a punto un vaccino in grado di distruggere le cellule tumorali in maniera selettiva. Gli studi su modello animale hanno portato a risultati strabilianti, ora è il momento di passare alla fase clinica, ovvero testare il farmaco anche sugli esseri umani. E se il tutto verrà confermato presto si potrebbe assistere a una sopravvivenza a lungo termine per tutti i malati di cancro.

Pochi effetti collaterali
Un aspetto interessante dello studio condotto dalla Stanford University è che il farmaco difficilmente potrebbe causare effetti collaterali per come è stato concepito. Ciò che sembra essere certo, invece, è che grazie a un’unica iniezione i sistemi difesa del corpo umano vengono attivati immediatamente attaccando in maniera selettiva le cellule cancerose – in qualunque parte del corpo essi si trovino.

Primi risultati positivi
Grazie al vaccino ideato dai ricercatori della Stanford University è stato possibile eliminare totalmente la diffusione del cancro nei topi. Per questo motivo ora stanno cercando volontari – affetti da linfoma – per iniziare la prima fase di sperimentazione clinica. Gli studiosi sembrano aver utilizzato una combinazione di due agenti. «Quando usiamo questi due agenti insieme, vediamo l'eliminazione dei tumori su tutto il corpo», ha dichiarato Ronald Levy, professore di oncologia, il cui laboratorio ha sviluppato anche Rituximab, un’immunoterapico per il trattamento del linfoma.

Non sono necessari target immunitari
«Questo approccio ignora la necessità di identificare i target immunitari specifici del tumore e non richiede l'attivazione all'ingrosso del sistema immunitario o la personalizzazione delle cellule immunitarie di un paziente». In sostanza si tratta di un metodo ancor più snello tra quelli considerati innovativi proposti fino ad oggi. I ricercatori ritengono che il vaccino possa essere utilizzato contro la maggior parte dei tipi di cancro.

Il vantaggio del nuovo vaccino
Ci sono farmaci che stimolano tutto il sistema immunitario e altri che agiscono in maniera selettiva contro alcune aree (per esempio la terapia CAR-T). Ma la maggior parte presenta dei difetti: preparazioni troppo lunghe, elevati effetti collaterali o somministrazioni interminabili (che possono durare mesi). Tuttavia, «tutti questi progressi in immunoterapia stanno cambiando la pratica medica. Il nostro approccio utilizza un'applicazione unica di piccolissime quantità di due agenti per stimolare le cellule immunitarie solo all'interno del tumore stesso. Nei topi abbiamo visto effetti sorprendenti su tutto il corpo, compresa l'eliminazione dei tumori su tutto l'animale», spiega Levy.

Come funziona il vaccino
Secondo quanto dichiarato dai ricercatori, il metodo riattiva le cellule T specifiche del cancro e inietta quantità infinitesimali (un milionesimo di grammi) di due agenti direttamente nel sito del tumore. Il primo è un breve tratto di DNA che ha lo scopo di intensificare l’espressione di un recettore che si trova sulla superficie delle cellule T. Il secondo, invece, è un anticorpo che si lega allo stesso recettore e ha la capacità di attivare le cellule T per attaccare direttamente il tumore.

Un approccio mirato
La soluzione viene poi iniettata per far sì che le cellule T siano in grado di riconoscere il cancro e aggredirlo. «Questo è un approccio molto mirato. Solo il tumore che condivide i bersagli proteici visualizzati dal sito trattato è interessato. Stiamo attaccando obiettivi specifici senza dover identificare esattamente quali proteine ​​stanno riconoscendo le cellule T», continua Levy. A questo punto i ricercatori hanno intenzione di reclutare 15 pazienti affetti da linfoma, anche se ritiene che possa essere utilizzato per quasi tutti i tipi di cancro. Ma non solo: Levy pensa che un giorno i medici potrebbero iniettare la soluzione prima di un intervento chirurgico in modo che possa prevenire la diffusione di forme metastatiche. «Non penso che ci sia un limite al tipo di tumore che potremmo potenzialmente trattare, purché sia ​​stato infiltrato dal sistema immunitario», conclude Levy.