22 marzo 2025
Aggiornato 10:30
Batteri resistenti agli antibiotici

Oms, è allarme sulla resistenza dei batteri agli antibiotici. La situazione in Italia

In crescita esponenziale l'antibiotico-resistenza, un grave allarme per la salute e la vita delle persone. Cosa accade in Italia

Batteri in coltura
Batteri in coltura Foto: Shutterstock

ROMA – Batteri resistenti agli antibiotici e infezioni sono diventate una serie minaccia alla salute e alla vita degli esseri umani. Tanto che oggi sono almeno 500mila le persone incorse in infezioni batteriche resistenti agli antibiotici in 22 Paesi. L'ha affermato il Sistema di sorveglianza antimicrobica globale (GLASS) dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel primo rapporto del sistema di sorveglianza, che ha preso in considerazione sia Paesi del mondo più sviluppato che Paesi in via di sviluppo.

I più comuni
I batteri resistenti agli antibiotici più comunemente segnalati sono Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus aureus e lo Streptococcus pneumoniae, seguiti dalla Salmonella spp. Il rapporto tuttavia non include il batterio che causa la tubercolosi, che è inserito in un altro rapporto la cui prima edizione è stata diffusa nel 1994. Tra i pazienti con sospetta infezione nel sangue la percentuale di batteri resistenti ad almeno uno degli antibiotici più comunemente utilizzati variava enormemente tra i diversi Paesi, da 0 all'82%. La resistenza alla penicillina, usata per decenni in tutto il mondo per trattare la polmonite, variava da 0 al 51% tra i Paesi segnalanti. E tra l'8% e il 65% di E. coli associato a infezioni del tratto urinario ha presentato resistenza alla ciprofloxacina, un antibiotico comunemente usato per trattare questa condizione.

Una grave situazione
«Il rapporto conferma la situazione grave della resistenza agli antibiotici nel mondo – commenta il direttore del Segretariato antimicrobico dell'Oms Marc Sprenger – Alcuni delle più comuni, e potenzialmente pericolose, infezioni si stanno dimostrando resistenti ai farmaci». E, aggiunge, «la cosa più pericolosa di tutte è che i patogeni non rispettano i confini nazionali. Questo è il motivo per il quale l'Oms sta incoraggiando tutti i paesi a mettere in campo un buon sistema di sorveglianza per rilevare la resistenza agli antibiotici e che possa fornire dati a questo sistema globale». Al momento 52 Paesi sono inseriti nel sistema di sorveglianza. Di questi, 40 hanno fornito informazioni sui loro e 22 anche dati sui libelli di resistenza agli antibiotici.

La situazione in Italia
Per quanto riguarda l'Italia, che non figura nel rapporto, i dati raccolti dalla sorveglianza all'antibiotico-resistenza dall'Istituto superiore di sanità alla fine dello scorso anno, la resistenza microbica agli antibiotici è tra le più elevate d'Europa. Sul fronte dei Gram negativi, nel nostro Paese è diffusa soprattutto la specie batterica Klebsiella pneumoniae che è resistente a quasi tutti gli antibiotici disponibili, inclusi i carbapenemi. La percentuale di resistenza a questa classe di antibiotici in K. pneumoniae è pari al 34%, una delle percentuali di resistenza più alte d'Europa insieme a quella di Grecia e Romania. Secondo il recente Report della Sorveglianza Nazionale delle batteriemie da carbopenemi, Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi provoca almeno 2.000 casi di batteriemia per anno. La resistenza ai carbapenemi nelle batteriemie da K. pneumoniae è salita rapidamente dall'1,3% nel 2009 al 27% nel 2011 fino al 33% nel 2015.