19 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Memoria e sonno

Gli anziani dormono male? Potrebbero anche perdere la memoria

I soggetti anziani (ma anche i giovani) potrebbero assistere a un calo di memoria causato da disturbi del sonno

Dormire poco o avere il sonno disturbato può innescare tutta una serie di problematiche per la salute. Ricerche precedenti, per esempio, avevano ipotizzato che la carenza di sonno poteva portare a problemi cardiovascolari, calo delle difese immunitarie, maggior predisposizione al diabete e persino un aumento del rischio di cancro. Ora, una nuova ricerca americana, mette in luce un fatto ancor più inquietante: gli anziani potrebbero assistere a un declino della memoria. Tutto, pare dipendere dalle onde cerebrali.

Un problema di coordinazione
La ricerca coordinata da Matt Walker, professore di neuroscienze e psicologia all'Università della California, (Berkeley) ha messo in evidenza come gli anziani potrebbero avere un calo di memoria a causa di una scarsa qualità del sonno (e non solo). Il disturbo sarebbe riconducibile a una minor coordinazione tra le onde cerebrali, indispensabili per salvare i nostri ricordi in un apposito archivio. «È come un batterista che mantiene solo un battito dell’intero ritmo», spiega Walker.

I ritmi cerebrali
Nelle ore notturne, quando dormiamo, coesistono due ritmi cerebrali, che si verificano centinaia di volte. Nei giovani adulti si muovono in perfetta armonia, ma i risultati pubblicati su Neuron mostrano che, durante la vecchiaia, le onde lente durante il sonno non rapido (NREM) non riescono a rendere tempestivo il contatto con alcune raffiche elettriche veloci note con il nome di Sleep spindle – o fusi del sonno. Questi ultimi sono dei treni di onde che possiedono una frequenza di 12-16 Hz e che durano mediamente 0,5-1,5 secondi. Compaiono all'inizio dello stadio 2 del sonno e perdurano – alternandosi con i Complessi K- per tutta la durata del sonno non-REM.

Mancata coordinazione
Quando il cervello invecchia pare non essere più in grado di svolgere adeguatamente la sincronizzazione. «Con l'invecchiamento del cervello, non è più possibile coordinare con la massima precisione queste due onde cerebrali di sonno profondo» - continua Walker «è come un tennista fuori dal gioco». La scoperta dei ricercatori potrebbe in parte spiegare come mai l’invecchiamento influisce sulla memoria anche sulle persone che non presentano veri e propri disturbi cognitivi.

Accade anche nei giovani?
«Questo è il primo documento che ha effettivamente trovato un meccanismo cellulare che potrebbe essere coinvolto con l'invecchiamento e quindi essere responsabile della mancanza di consolidamento della memoria durante il sonno», ha dichiarato Julie Seibt, docente di sonno e plasticità all'Università del Surrey nel Regno Unito - che non ha partecipato allo studio. «Tuttavia, i ricercatori dovranno dimostrare che i problemi di memoria possono essere causati in un cervello più giovane interrompendo questi ritmi». ha aggiunto Seibt.

Trasformazione dei ricordi
I ricercatori hanno anche cercato di spiegare come il cervello, durante il sonno, trasforma i ricordi a breve termine con quelli a lungo termine. Non a caso Walker è anche autore del libro Why We Sleep. Allo scopo di comprendere il collegamento tra memoria e sonno, il team coordinato da Walker ha reclutato 20 volontari giovani allo scopo di poter imparare rapidamente 120 paia di parole. «Poi gli abbiamo messo alcuni elettrodi in testa e li abbiamo fatti dormire». Con questo metodo è stato possibile monitorare le onde elettriche prodotte dal cervello durante il sonno, concentrandosi sull'interazione tra onde lente e onde più veloci chiamate fusi.

I risultati
Quando i volontari si sono svegliati la mattina successiva, hanno dovuto eseguire un test per determinare quante coppie di parole ricordavano. La loro memoria era direttamente correlata con il modo in cui le onde lente e i fusi erano sincronizzati durante la fase di sonno profondo. L'esperimento è stato poi ripetuto con 32 persone più anziane, notando che le onde cerebrali erano meno sincronizzate. Il risultato è stato che la mattina successiva si ricordavano molte meno parole. Inoltre, l'imaging cerebrale ha evidenziato un’atrofia della materia grigia nella corteccia frontale mediale degli anziani. Ciò fa pensare che il deterioramento all'interno del lobo frontale impedisca alle onde lente e profonde di sincronizzarsi perfettamente con i fusi.

La soluzione?
Visto che i ricercatori sembrano aver trovato la causa, ci sarebbe da chiedersi quale potrebbe essere la soluzione. Walker ritiene che si potrebbe cercare di risincronizzare le onde cerebrali per potenziare la memoria. «Quello che tenteremo di fare è comportarsi come un metronomo e, nel farlo, vedere se possiamo effettivamente salvare aspetti dell'apprendimento e della memoria negli anziani e in quelli con demenza», concludono i ricercatori.

Fonti scientifiche:

[1] Offbeat brain rhythms during sleep make older adults forget- Università della California di Berkley