Alzheimer, la malattia si potrà invertire con l'aiuto di sangue giovane
Alcuni scienziati hanno tentato di invertire la progressione della malattia utilizzando il sangue di alcuni soggetti giovani. Ecco quali sono i risultati che hanno ottenuto

STATI UNITI - Non è la prima volta che si sta tentando di utilizzare un’infusione di sangue per la cura di qualche malattia o come una sorta di elisir di lunga vita. Ora sembrano esserci nuove speranze da questa pratica anche per la cura dell’Alzheimer. Anche se, va sottolineato, che i risultati ottenuti al momento non sembrano essere particolarmente entusiasmanti.
Ringiovanire i tessuti con il sangue
Un’idea – quella del ringiovanimento grazie all’infusione di sangue – per niente nuova. È la prima volta, però, che alcuni ricercatori sono riusciti a valutare gli effetti del ringiovanimento di particolari tipi di tessuti grazie al sangue ottenuto da giovani donatori. In particolare, gli scienziati si sono concentrati sull’efficacia del sangue giovane nei pazienti affetti da Alzheimer.
Un piccolo campione
Allo stato attuale il campione è ancora piuttosto esiguo, ma in futuro probabilmente verrà coinvolto un numero maggiore di pazienti. L’esperimento ha preso in esame 18 soggetti affetti da Alzheimer. Anche in questo caso è la prima volta che un test simile viene condotto su esseri umani. Tutte le ricerche precedenti, infatti, erano state condotte su cavie da laboratorio. E mentre in quel caso i risultati erano particolarmente evidenti, in questo sembrano essere minimi. Su modello animale, infatti, si è assistito a un evidente ringiovanimento dei tessuti.
Lo studio
Lo studio, condotto dall’azienda californiana Alkahest di San Carlos con il coordinamento della neurologa Sharon Sha della Stanford University, ha coinvolto 18 pazienti tra i 54 e gli 86 affetti da Alzheimer. La patologia è stata anche ribattezzata come ruba ricordi perché in stadio avanzato non permette di ricordare i dettagli della propria vita, compresi i familiari. Metà dei pazienti sono stati sottoposti a un’infusione a settimana di sangue giovane – o, per essere più precisi, di plasma. Il tutto per la durata di un mese. Il gruppo di controllo, invece, ha ricevuto solo una soluzione salina. Il plasma proveniva da ragazzi giovani di 18-30 anni.
Il monitoraggio
Durante lo studio gli scienziati hanno monitorato costantemente i pazienti anche per verificare eventuali cambiamenti a livello comportamentale, cerebrale e, in particolare, sul miglioramento dell’autosufficienza.
I risultati
Per fortuna non sono stati evidenziati effetti collaterali, tuttavia i soggetti che hanno mostrato qualche miglioramento, questo non è stato poi così tanto degno di nota. Alcuni test hanno però indicato un modesto miglioramento nell’esecuzione di alcune mansioni giornaliere come preparare pranzo e cena e fare la spesa.
Sangue personalizzato
Il prossimo passo di Alkahest sarà quello di preparare una miscela personalizzata di plasma nella quale verrebbero rimosse alcune proteine e molecole. Anche se, è bene sottolineare che la scienza ancora non è in grado di conoscere in maniera approfondita le funzioni delle sostanze disciolte nel plasma. D’altro canto le critiche in merito sono numerose perché essendoci scarsa conoscenza in merito in questo modo si rischia di mettere in pericolo la salute dei soggetti anziani, con probabili reazioni avverse da parte del sistema immunitario, provocando, per esempio, patologie autoimmuni.