28 marzo 2024
Aggiornato 23:30
Tumore al pancreas

Tumore del pancreas: arriva il test per la diagnosi precoce

Un team di scienziati di Baltimora che hanno collaboratori con ricercatori italiani sono riusciti a mettere a punto un test estremamente preciso per diagnosticare il tumore al pancreas

Diagnosi precoce per il tumore al pancreas
Diagnosi precoce per il tumore al pancreas Foto: Shutterstock

Il tumore del pancreas è una delle neoplasie più letali. Uno dei problemi più importanti che riguardano la scarsa efficacia della terapia è la diagnosi. Se avviene in ritardo le possibilità di sopravvivenza sono pressoché nulle. Per fortuna, però, ci viene in soccorso una nuovissima sperimentazione condotta da alcuni scienziati americani. Un connubio tra biomarcatori e biopsia potrebbe portare a una diagnosi precoce e a un aumento dell’aspettativa di vita.

Difficilmente si superano i cinque anni
Tutti sanno che i cinque anni rappresentano, per i malati di tumore, una soglia importante. Spesso, infatti, anche se la risposta alla terapia è stata positiva entro tale periodo potrebbe ripresentarsi una nuova forma, decisamente più forte della precedente e facilmente letale. Ma se la diagnosi viene effettuata con un certo anticipo le percentuali di successo sono molto più alte. Ecco perché alcuni scienziati di Baltimora hanno ideato un nuovissimo test che consente una diagnosi precoce con un semplice esame del sangue.

Scova il cancro in assenza di sintomi
Lo studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences si è concentrato sulla messa a punto di un test (da effettuarsi con prelievo venoso) in grado di scovare le cellule cancerose che si trovano nell’organismo. In tal modo è possibile identificare il cancro anche in totale assenza di sintomi. La scoperta la si deve grazie al contributo del team di ricerca della Johns Hopkins University di Baltimora, coordinato dal professor Bert Vogelstein.

Come funziona il test
Per riuscire a scovare il cancro tramite un semplice prelievo venoso i ricercatori hanno combinato l’identificazione di proteine tipiche del carcinoma al pancreas e la biopsia liquida. Anche quest’ultima eseguita un esame del sangue che cerca alcuni tipi di mutazioni genetiche. Si tratta del cosiddetto ctDNA.

Cos’è il ctDNA
Il Dna tumorale rilasciato in circolo (o ctDNA) è in grado di descrivere le cellule tumorali vitali ma inattive tipiche dei tumori primari. Queste entrano nel torrente circolatorio e nel sistema linfatico. A oggi non si conosce il metodo con cui il ctDNA viene rilasciato. I livelli di livelli di cfDNA (dna libero) nei pazienti sani pare siano presenti solo a bassi livelli, ma livelli più alti tipici del ctDNA nei pazienti affetti da cancro possono essere rilevati con facilità – per esempio tramite la biopsia liquida. Di recente, un altro team della John Hopkins ha valutato la capacità di rilevare il ctDNA in altri tipi di cancro, scoprendo che il ctDNA può essere un metodo semplice per il rilevamento precoce del cancro.

Un test sicuro
Secondo quanto riportato sul Corriere della sera «Il gruppo della Johns Hopkins di Baltimora è leader mondiale nell’impiego della biopsia liquida, strumento utile ad anticipare la scoperta di un tumore e seguirne l’andamento anche quando la malattia non è ancora visibile con le metodiche diagnostiche a disposizione (come TAC, risonanza magnetica, eccetera). In questo studio (al quale hanno contribuito anche ricercatori italiani dell’ospedale San Raffaele di Milano), per aumentare il potere diagnostico, gli studiosi hanno combinato la ricerca sul ctDNA di una mutazione molto frequente dei tumori del pancreas, il gene KRAS, con l’analisi di alcune proteine riscontrate spesso in questi tumori, tra cui il marker tumorale CA19-9. Con questo approccio sono riusciti a identificare la presenza di tumori del pancreas solo nei pazienti, mentre nei 182 volontari sani usati come controllo, eccetto un caso, i test erano negativi, dimostrando la buona sensibilità e specificità (ovvero la capacità di un test di dare un risultato corretto nei soggetti sani) della metodica», ha spiegato Giampaolo Tortora, direttore dell’Oncologia universitaria e dell’Azienda Ospedaliera di Verona.