29 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Ferrandina: medico aggredito

Medico si rifiuta di fare un certificato falso: il paziente gli rompe una gamba

In provincia di Matera un paziente richiede un certificato falso per ottenere il rinnovo della patente. Ma non appena il medico glie lo nega scoppia il caos

Medico di Ferrantina aggredito dal paziente per un certificato falso
Medico di Ferrantina aggredito dal paziente per un certificato falso Foto: Shutterstock

Incredibile ma vero quello che è accaduto recentemente a un povero medico della Basilicata. In seguito alla richiesta di un certificato falso, diviene vittima di lesioni gravissime. Il paziente pretendeva il rinnovo della patente anche se la legge non glie lo consentiva. Ecco i dettagli dell’episodio avvenuto in provincia di Matera.

Omissione?
Il paziente si presenta venerdì primo settembre davanti al proprio medico di famiglia, nell’ambulatorio di Ferrandina (Matera). Il suo scopo è quello di ottenere un certificato che gli consenta di rinnovare la sua patente al più presto. Ma il dottore – accertate le sue condizioni – gli nega il certificato. Il paziente insiste ancora, ha bisogno della patente ma il professionista afferma che non può farlo, perché ciò avrebbe implicato l’omissione di alcune patologie in atto. Da quel momento in poi avviene il caos più totale.

Il paziente gli spezza una gamba
Il povero medico si chiama Leonardo Trentadue, e subito dopo la discussione è stato letteralmente pestato dal suo paziente. L’anziano paziente – come accennato – soffriva di alcune patologie che, secondo la legge, gli avrebbero impedito di rinnovare la patente. Quello che in sostanza richiedeva l’uomo di stilare un certificato falso. Una volta dichiarata l’assenza di alcune patologie, infatti, avrebbe potuto tranquillamente mettersi al voltante come se niente fosse. Ma un medico che si rispetti può forse fare una cosa di questo genere? Andando contro la deontologia professionale? Ovviamente no. E il risultato – di tanta irreprensibilità – non è stato dei migliori. Il dottore, infatti, ha riportato ferite su tutto il corpo, compresa la rottura del femore.

Intervento chirurgico
La follia del paziente – perché di questo si tratta – ha causato la rottura del femore a tal punto che è stato necessario un intervento chirurgico. Il medico è ora in prognosi per ben 40 giorni. Mentre il paziente è stato denunciato per lesioni gravissime e resistenza a pubblico ufficiale. Va da sé che un uomo simile sarebbe opportuno che non si mettesse mai al volante. Tutti saranno d’accordo sul fatto che una reazione di questo genere, potrebbe in alcuni casi divenire un vero e proprio pericolo pubblico nel momento in cui si trova alla guida. Quello che è certo è che dopo l’accaduto non avrà mai più la possibilità di avere la patente di guida.

Solidarietà
A raccontare l’episodio all’Ansa è Michele Campanaro, segretario provinciale di Matera della Federazione dei medici di medicina generale. Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg esprime tutta la sua solidarietà al collega aggredito. «Medici sempre più vittime delle limitazioni imposte da appropriatezza e scarsità di risorse. La politica si assuma la propria responsabilità e non ci lasci soli».

Le dichiarazioni di Campanaro
«Il medico faceva presente che non poteva redigere un certificato attestante il falso e suggeriva al paziente di scegliere un altro medico curante, essendo venuto meno il rapporto di fiducia tra medico e paziente». È chiaro che un comportamento simile denota ignoranza, inciviltà e mancanza di rispetto vero le persone che eseguono il proprio lavoro con il massimo della professionalità.

Episodi troppo frequenti
Secondo Silvestro Scotti episodi di questo genere si verificano sempre più spesso, sintomo di che qualcosa – nel sistema – andrebbe cambiato in maniera radicale. «Purtroppo assistiamo a continui episodi di aggressione ai danni di colleghi. C’è ormai una mancanza di considerazione sociale della figura del medico dovuta dalla sempre maggiore perdita del ruolo assistenziale per le continue limitazioni della nostra capacità di accesso alle cure, sia per la diagnostica sia per la terapia, sia per l'aggravarsi dei compiti burocratici che soffocano sempre di più la relazione di fiducia medico-paziente», conclude Scotti.