L’esercizio fisico da giovani mantiene in forma il cervello da anziani
L’attività fisica costante, praticata fin dai primissimi anni di vita, ci aiuta a mantenere il cervello sempre giovane, scongiurando demenza e problemi cognitivi

I benefici dell’attività fisica, lo sappiamo tutti, sono innegabili. Il nostro organismo, infatti, ne trae tutta una seria di vantaggi che spaziano dall’apparato cardiovascolare alla salute del cervello con ripercussioni decisamente positive sul nostro umore. Ora arriva una nuova conferma grazie a un recente ricerca condotta da studiosi australiani. Ecco cosa hanno scoperto.
Bisogna iniziare presto
Secondo i il team di ricerca della Deakin University di Melbourne, l’attività fisica se condotta in maniera sistematica nei ragazzi al di sotto dei diciotto anni, può portare diversi benefici per la salute umana che si protraggono per una vita intera. L’infanzia e l’adolescenza, infatti, sembrano essere due periodi cruciali per influenzare in maniera totalmente positiva la salute cerebrale. «Si riteneva di nascere con tutte le cellule cerebrali che utilizzeremo nell’arco della nostra vita, ma ora sappiamo che nell'ippocampo - la parte del cervello interessata alla memoria - le cellule cerebrali si possono rigenerare nel corso della vita e che l'esercizio può promuovere una nuova crescita»,ha dichiarato Helen Macpherson dell'Institute of Physical Activity and Nutrition dell'ateneo, sulla rivista Frontiers in Ageing Neuroscience.
Cosa accade al nostro cervello
Secondo gli scienziati australiani, l’attività fisica costante può ridurre il rischio di sviluppare in futuro disturbi cognitivi, demenza senile e morbo di Parkinson. Per arrivare a tali obiettivi, però, il movimento deve essere eseguito con costanza fin dai primi anni di vita. «Oltre a ridurre il rischio futuro di demenza e del morbo di Parkinson, un'abitudine duratura all'attività fisica, specie in esercizi che migliorano la forza fisica, assicura benefici al cervello nelle differenti fasi della vita, e al contempo può avere effetti diretti sulla sua struttura e sulle sue funzioni», continua Macpherson.
Contro i deficit cognitivi
In merito a quanto dichiarato dalla ricercatrice, i benefici che derivano dall’attività fisica condotta fin dai primi anni di vita, sono differenti man mano che passa il tempo. Quella svolta durante l’adolescenza pare essere – in assoluto – il più forte fattore protettivo contro il deficit cognitivo che si può presentare intorno ai settant’anni.
Bisogna fare attività fisica anche dopo
L’attività fisica, tuttavia, non dovrebbe essere praticata solo durante la fase adolescenziale ma dovrebbe durare più a lungo, anche negli anni successivi. Uno step importante è quello che si presenta nella fascia di età compresa fra i 20 e 40 anni. In tale periodo della vita il nostro organismo è in grado di sviluppare importanti difese contro la demenza. I ricercatori, infatti, ricordano che alcuni cambiamenti cerebrali che si sviluppano in quegli anni potrebbero portare a deficit cognitivi in età avanzata.
Scongiura anche il diabete di tipo 2
L’attività fisica svolta con costanza in tutti i vari periodi della propria vita possono anche ridurre vistosamente il rischio di sviluppare ipertensione e diabete di tipo 2. Questi, infatti, posso derivare dalla mancanza di movimento che può provocare una maggiore infiammazione. Ma non solo: sia l’ipertensione che il diabete possono, a lungo andare, danneggiare i vasi sanguigni che si trovano a livello cerebrale. Ne consegue che la scarsa attività fisica può portare a tutta una serie di disturbi a cascata che si verificano in età adulta.
Cosa fare in pratica
In pratica – per mantenere in salute cuore e cervello – bisogna praticare attività fisica costante secondo l’età. Va da sé che durante l’infanzia e l’adolescenza lo sport dovrà essere più duraturo e più intenso rispetto all’età adulta. D’altro canto è consigliabile combinare sempre l’esercizio aerobico con esercizi di resistenza. «Un beneficio dell'addestramento alla resistenza è che aumenta la produzione dell'ormone della crescita chiamato IGF (insulin-like growth factor) che ha una forte influenza sulla memoria», conclude Macpherson.