19 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Resistenza antibiotici

Antibiotici, finire il ciclo non è sempre corretto. Il problema resistenza

Esperti scrivono sul British Medical Journal che in alcuni casi, se non vi sono più sintomi della malattia, non è necessario completare il ciclo di antibiotici. Crolla uno dei diktat medici più noti?

Antibiotici
Antibiotici Foto: Shutterstock

REGNO UNITO – E’ una delle raccomandazioni mediche più note: ‘non interrompere una cura con antibiotici’. Ma un articolo pubblicato sul noto BMJ (Brtitish Medical Journal), scritto da Martin Llewelyn della Brighton and Sussex Medical School e altri scienziati appartenenti a università, enti e centri di ricerca britannici, mette in discussione questo assunto medico: se i sintomi della malattia scompaiono non sempre è necessario completare il ciclo intrapreso, senza rischio di ricadute o sviluppare resistenza. Uno scacco alla convinzione che per evitare problemi si dovesse completare la cura, anche se il paziente mostrava di essere libero dall’infezione. Il nuovo corso di pensiero, invece, ritiene che sia possibile smettere di assumere i farmaci anche a metà della cura, se necessario.

Niente evidenze
Gli esperti, e autori della nota, ritengono non vi siano sufficienti evidenze scientifiche che dimostrino la validità della raccomandazione nel terminare sempre e comunque il ciclo di antibiotici. E potrebbe addirittura essere meglio il contrario, visto l’abuso di antibiotici e la nota piaga della resistenza. Per cui non è detto, come si crede, che interrompere prima sia possibile causa proprio di resistenza batterica. Ma, anzi, smettere prima ridurrebbe questo rischio. «Gli antibiotici sono vitali per la moderna medicina – scrivono gli autori dell’articolo – La resistenza antibiotica è una minaccia globale e urgente per la salute dell’uomo. […] Ridurre un uso non necessario degli antibiotici è essenziale».
Il credo diffuso e mai messo in dubbio del dover per forza finire il ciclo di antibiotici, secondo gli esperti è ormai superato. Questo risale infatti agli albori della medicina antibiotica, quando la scarsa disponibilità di farmaci imponeva una somministrazione per un tempo maggiore. Oggi, con i nuovi e più efficaci farmaci, questa necessità sarebbe venuta meno. Ecco perché gli autori dell’articolo chiedono alle autorità di diffondere un nuovo messaggio, ossia quello che non sempre è necessario imbottirsi di farmaci se non vi sono le condizioni. Ma, soprattutto, è fondamentale evitare l’abuso e l’uso indiscriminato degli antibiotici, perché la resistenza è divenuta un’emergenza sanitaria mondiale.

Al via terapie personalizzate
Piuttosto, suggeriscono gli esperti britannici, la via da seguire in futuro è quella delle terapie antibiotiche personalizzate. Queste dovranno essere cucite su misura sul paziente stesso e il tipo di infezione da curare, piuttosto che ‘sparare nel mucchio’. Laddove necessario si potrà anche seguire una cura per lungo tempo, come per esempio nel caso della tubercolosi. Ma dove non necessario, la cura potrebbe proseguire soltanto il tempo che il paziente stia bene: per esempio tre giorni anziché dieci. In ogni caso, assumere antibiotici quando non serve pare sia più deleterio che non lo smettere prima, specie se non si tratta di infezioni gravi. Dovendo tuttavia assumere antibiotici, ci sono 5 regole che è bene sapere.