Tumori al cervello, arriva il raggio bisturi Hi Tech che li distrugge
Si chiama Gamma Knife Icon ed è una nuovissima apparecchiatura di radiochirurgia stereotassica. Distrugge i tumori cerebrali con una precisione di un decimo di millimetro salvando i tessuti sani
Ancora innovazioni nel campo della cura dei tumori. E questa volta si tratta di alta tecnologia, disponibile proprio nella nostra penisola, più precisamente, nella città di Brescia. È un’apparecchiatura di nuovissima generazione in grado di distruggere i tumori cerebrali con una precisione millimetrica, impossibile da eseguire tramite la chirurgia tradizionale. Fa parte della cosiddetta radiochirurgia stereotassica con Gamma Knife Icon e sarà presto disponibile per chiunque ne abbia bisogno.
Il primo raggio bisturi
Di macchinari di questo genere ne stanno nascendo come funghi, per fortuna. Dopo il sistema di chirurgia robotizzato nato nel 1997 per opera del neurochirurgo statunitense John R. Adler, professore di neurochirurgia e radioterapia, arriva Leksell Gamma Knife Icon di Elekta. È entrato, da poco, a far parte del parco macchine della Fondazione Poliambulanza di Brescia. Una struttura multispecialistica convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale. «Il primo Istituto ospedaliero in Italia a dotarsi dell’innovativo sistema Leksell Gamma Knife Icon di Elekta, l’ultima frontiera dell’evoluzione tecnologica nel campo della radiochirurgia stereotassica, per una maggiore sicurezza, precisione e accuratezza nel trattamento dei tumori cerebrali». I pazienti potranno richiedere una seduta già dal prossimo settembre.
Raggi gamma
L’apparecchio utilizza dei raggi gamma che, alla stregua del CyberKnife, ha una precisione incredibile che nessun chirurgo riuscirebbe ad avere. È in grado infatti, di colpire il tumore con una accuratezza che si aggira al decimo di millimetro. Ciò consente di non danneggiare i tessuti sani. Un problema che si presenta con una certa gravità quando si tratta di zone cerebrali. Tutti sappiamo che le persone che vengono operate per tumore al cervello, molto spesso accusano disturbi di vario genere a causa di lesioni aree fondamentali alla vista, al movimento eccetera.
Non cura solo tumori
Il lato sorprendente è che anche questa apparecchiatura di radiochirurgia stereotassica può essere utilizzata per patologie abbastanza varie. Tra queste ricordiamo le malformazioni vascolari, gli angiomi cavernosi, le fistole durali, alcune forme di epilessia, malattie del movimento e la nevralgia del trigemino.
Come funziona
La Fondazione di Brescia spiega che oltre ai tipici caschi stereotassici, Gamma Knife Icon introduce la possibilità di adottare una maschera termoplastica completamente personalizzata che non prevede sistemi invasivi di immobilizzazione. In questo modo il paziente è libero di muoversi.
Una tecnologia non invasiva
«Il nuovo sistema Gamma Knife Icon rappresenta un indubbio avanzamento nella cura non invasiva delle patologie cerebrali, garantisce la massima accuratezza di posizionamento e di monitoraggio del paziente e consente facilmente trattamenti radiochirurgici in più sedute. Rispetto alle tecnologie precedenti, il modello Icon rende possibile ampliare di circa il 20% le possibilità di trattamento, anche in caso di lesioni multiple dislocate in zone cerebrali periferiche», spiega Alberto Franzin ad AdnKronos, responsabile dell’Unità semplice di neurochirurgia funzionale e Gamma Knife.
È necessario un lavoro di Equipe
«Si tratta di un miglioramento notevole nel campo della radiochirurgia stereotassica a vantaggio soprattutto del comfort e della sicurezza del paziente. Sarà possibile eseguire trattamenti ancora più precisi ed efficaci, grazie anche all’interazione stretta fra specialisti diversi (neurochirurghi, radioterapisti, oncologi, fisici). Non sarebbe possibile utilizzare efficacemente Gamma Knife Icon senza un vero lavoro di équipe. Una nuova tecnologia che arricchisce il nostro ospedale, nell’anno in cui festeggiamo i 20 anni dal trasferimento nella nuova sede che ha segnato un momento di svolta per l’avanzamento tecnologico della struttura», conclude Alessandro Signorini, direttore generale di Fondazione Poliambulanza.
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