26 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Nuove scoperte

Parkinson, tutto inizia dall’intestino

Secondo un recente studio svedese la malattia di Parkinson inizia nell’intestino e si diffonde attraverso il nervo vago

Parkinson e intestino
Parkinson e intestino Foto: Shutterstock

Nuove scoperte nel campo della neurologia: a quanto pare la malattia di Parkinson avrebbe origine nell’intestino. Quella che appare ai nostri occhi come una ‘malattia moderna’, è in realtà conosciuta da oltre cinquemila anni. Documenti antichi ritrovati nei Paesi asiatici, infatti, ne riportano sintomi e cure.

Diffusa attraverso il nervo vago
Secondo quanto riportato recentemente su Neurology, la malattia di Parkinson inizierebbe nell’intestino e si diffonderebbe al cervello attraverso il nervo vago. Quest’ultimo è uno dei più importanti nervi cranici che partendo dal tratto addominale arriva fino al tronco cerebrale. È fondamentale per la maggior parte delle funzioni corporee come la frequenza cardiaca, la digestione, la peristalsi e molto altro ancora.

L’importanza del nervo vago e la relazione con il Parkinson
Secondo un recente studio svedese, le persone che sono state sottoposte a vagotomia, ovvero a una rimozione di uno o più rami del nervo vago – trattamento tipico per chi soffre di ulcere gastriche – avevano un rischio bassissimo di sviluppare il Parkinson.

Lo studio
I ricercatori hanno esaminato oltre novemila persone che erano state sottoposte a un intervento di vagotomia confrontandole con altre 377mila tra la popolazione generale. Dai loro risultati è emerso che le persone che avevano eseguito una vagotomia del tronco principale almeno cinque anni prima, avevano un minor rischio di sviluppare la malattia di Parkinson. Rischio più elevato se ai pazienti era stata effettuata una vagotomia selettiva, ovvero se erano stati sottoposti a resezione solo alcuni rami del tronco principale.

Rischio ridotto del 40 percento
In merito ai risultati ottenuto dai ricercatori, si è potuto notare che i pazienti a cui era stata praticata una vagotomia del tronco principale – e dopo vari aggiustamenti di vari fattori come la malattia polmonare ostruttiva, diabete e artrite – avevano un rischio ridotto del 40% di sviluppare la malattia di Parkinson. Da qui si evince come l’interruzione di comunicazione attraverso il nervo vago può evitare di portare a patologie neurologiche come il Parkinson. A detta degli scienziati, la malattia, originandosi dall’intestino si diffonde nel resto del corpo attraverso il nervo vago. Una sua resezione porta dunque a un annullamento del sintomo principale.

La chiave è nell’intestino
«Questi risultati forniscono la prova preliminare che la malattia di Parkinson può iniziare nell’intestino», ha dichiarato Bojing Liu del Karolinska Instituet di Stoccolma, Svezia. «Altre prove di questa ipotesi è che le persone con malattia di Parkinson hanno spesso problemi gastrointestinali come la stipsi, che possono iniziare decenni prima di sviluppare la malattia. Inoltre, altri studi hanno dimostrato che le persone che in seguito sviluppano la malattia di Parkinson hanno una proteina che svolge un ruolo chiave nella malattia di Parkinson nel loro intestino», continua Liu.

Altre relazioni tra intestino e Parkinson
Un’altra ricerca aveva messo in evidenza come la flora batterica alterata potesse essere strettamente connessa con la malattia di Parkinson. Eseguendo un trapianto di microbiota, infatti, è possibile indurre o aggravare la patologia in un individuo sano. D’altro canto altri scienziati avevano notato che un’eccessiva stimolazione del sistema immunitario innato – spesso derivanti da una disbiosi intestinale – induce infiammazione sistemica e l’attivazione di neuroni intestinali che contribuiscono all’accumulo di una proteina correlata alla patologia. Da ciò si evicence che la comprensione dell’asse cervello-intestino-microbiota potrebbe essere alla base della diagnosi e cura della patologia. A conclusione dello studio il dottor Liu precisa che «Molta più ricerca è necessaria per verificare questa teoria e per aiutarci a capire il ruolo che tutto ciò può svolgere nello sviluppo del Parkinson».