18 agosto 2025
Aggiornato 13:30
Ricerca

Sla, sferrato l’attacco decisivo. Identificati i geni responsabili

Due studi dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano e dell’Università degli Studi di Milano hanno identificato e correlato nuovi geni responsabili sia delle forme familiari che di quelle sporadiche della Sclerosi Laterale Amiotrofica o Sla

MILANO – E’ un grande passo avanti nella lotta a una malattia incurabile e drammatica come la Sla, quello compiuto dai ricercatori dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano e dell’Università degli Studi di Milano. Sono infatti stati identificati i ruoli dei geni responsabili della malattia, sia nelle forme familiari che sporadiche. I risultati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Genetics.

Il primo studio
Con il primo dei due studio è stato confermato il ruolo patogenetico del NEK1 nelle forme familiari. Il gene, già ritenuto in precedenza come potenzialmente coinvolto nella patogenesi, è stato ora definito come causale. L’attribuzione di questo ruolo è stata possibile per mezzo di una speciale tecnologia detta exome-wide rare variant burden analysis. Questa permette di identificare i geni associati in modo significativo alla sclerosi laterale amiotrofica mediante utilizzo di esomi non provenienti dallo stesso albero famigliare. Una grande conquista, dato che la Sla colpisce in età adulta, tempo in cui nella maggioranza dei casi i genitori del paziente sono già scomparsi. Per questo lavoro, i ricercatori hanno esaminato 1.022 casi familiari a gene non identificato e 7.315 controlli sani, cosa che ha permesso di identificare e associare il gene NEK1 alla patologia. I risultati sono stati ulteriormente confermati da uno studio che ha analizzato un campione di pazienti olandesi con Sla: in questi casi il gene NEK1 è risultato il responsabile del 3% delle forme familiari, con un coinvolgimento anche nelle forme sporadiche. «Un lavoro molto elegante, che raggiunge un impatto clinico di rilievo e una pulizia sperimentale dimostrativa di alterata funzione che hanno di conseguenza meritato la prestigiosa pubblicazione – commenta il prof. Vincenzo Silani – Ancora più importante il contributo coeso della scienza italiana anche per il supporto di AriSLA con i progetti EXOMEFALS 2009 e NOVALS 2012».

Il secondo studio
La seconda ricerca si è concentrata sulle forme di Sla sporadiche. A partire dal 2005 il professor Silani, il suo team e il Consorzio SLAGEN, hanno avviato un vasto studio genome-wide association (GWA) insieme alla dott.ssa Isabella Fogh. Il risultato si è tradotto nella prima significativa evidenza di un legame genetico della Sla sporadica con il cromosoma 17 e il gene SARM1*. Ma ora, il nuovo studio conferma quanto già scoperto e ne rafforza le evidenze. In particolare, il nuovo lavoro focalizzato su metanalisi di 15.156 casi contro 26.242 controlli, conferma l’associazione con la malattia, oltre al gene SARM1, di altri loci identificati quali C21orf2 sul cromosoma 21, MOBP sul cromosoma 3 eSCFD1 sul cromosoma 14. E poi polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs) del gene MOBP sono stati correlati alla Paralisi Sopranucleare Progressiva (PSP) e alla Demenza Frontotemporale. «Il lavoro assume un particolare significato – sottolinea il prof. Vilani – perché rappresenta il primo prodotto del progetto mondiale MINE a cui anche l’Italia aderisce, volto al sequenziamento completo del genoma di pazienti affetti da Sla sporadica. Il lavoro di Nature Genetics trova quindi il mondo scientifico allineato in un preliminare sforzo di identificazione delle cause della SLA sporadica».

Una conferma
«Abbiamo così raccolto un’importante conferma del nostro operato – prosegue il prof. Vincenzo Silani – che con il team di ricercatori dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano e in primis la dott.ssa Isabella Fogh, il dott. Nicola Ticozzi e la dott.ssa Antonia Ratti con la dott.ssa Cinzia Tiloca, ha riportato la primitiva identificazione del gene SARM1 quale potenzialmente causale della Sla sporadica. Conferma elegante di un lavoro iniziato tanti anni prima in Italia e ora arricchito con altre regioni cromosomiche imputabili nello scatenare la Sla».

L’eccellenza del lavoro dei ricercatori italiani
«Questo nuovo importante risultato raggiunto per la ricerca scientifica sulla Sla – commenta Giulio Pompilio, direttore scientifico di AriSLA – conferma l’eccellenza del lavoro dei ricercatori italiani: un prezioso operato che la nostra Fondazione è impegnata a sostenere quotidianamente, con l’obiettivo di individuare al più presto una terapia per questa malattia. Certamente queste ultime scoperte contribuiscono a compiere un ulteriore passo in avanti in tale direzione aprendo nuove prospettive in termini terapeutici».

*(Fogh et al., Hum Mol Genet 2014)