27 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Vaccinazioni e salute

I vaccini «non causano l’autismo», lo dice la Procura di Trani

A seguito della denuncia da parte di una coppia di genitori di Bari, circa l’insorgenza nei figli dell’autismo dopo il vaccino, la Procura di Trani ha aperto un’inchiesta che si è conclusa con la smentita da parte dei tecnici: i vaccini «non causano l’autismo, ma fare esami ematochimici prima»

Vaccini, secondo la Procura di Trani non causano l'autismo
Vaccini, secondo la Procura di Trani non causano l'autismo Foto: Shutterstock

TRANI – I genitori di due bambini pugliesi, affetti da disturbi dello spettro autistico, avevano denunciato il fatto attribuendo l’insorgere del problema alla vaccinazione cui erano stati sottoposto i figli. Per questo motivo la Procura di Trani aveva aperto un’inchiesta, che si è conclusa con una smentita da parte dei tecnici: i vaccini «non causano l’autismo», ma prima «è bene eseguire alcuni esami ematochimici nei soggetti a rischio e nei bambini piccoli».

Nessuna correlazione
Secondo quanto emerso dall’indagine non vi sarebbe dunque una correlazione tra autismo e la somministrazione del vaccino pediatrico trivalente (MPR) non obbligatorio contro morbillo, parotite e rosolia. Gli accertamenti compiuti dalla Procura e il lavoro dei tecnici hanno compreso anche un’indagine epidemiologica in Puglia. Questo ha permesso di scoprire che vi erano casi di autismo anche tra i bambini che non erano stati sottoposti al vaccino MPR. L’accertamento di questi fatti ha così indotto il Pm Michele Ruggiero a chiedere l’archiviazione dell’indagine per ’’lesioni personali gravissime’’ a carico di ignoti.

La denuncia
La denuncia della coppia di Bari era stata presentata dopo essersi rivolti per una consulenza al medico della Polizia di Stato Massimo Montinari. Nel rapporto si legge che l’autismo che ha colpito i due bambini (ora rispettivamente di 14 e 9 anni) sarebbe insorto dopo la vaccinazione MPR. In seguito alla denuncia, i bambini sono stati sottoposti a visita della commissione medica nominata dal Pm Ruggiero, di cui faceva parte anche il direttore del dipartimento malattie infettive dell’ISS Giovanni Rezza. La Commissione ha infine escluso qualsiasi relazione tra vaccino MPR e autismo – anche in termini di elevata probabilità, per cui non si è detta d’accordo con la diagnosi di Montinari.

Cautela
Nonostante la Commissione tecnica abbia escluso una correlazione, invita alla cautela. Per cui, prima di sottoporsi a una vaccinazione «sembra razionale eseguire alcuni esami ematochimici nei soggetti a rischio e, in particolare, nei bambini piccoli». Questo per «avere qualche elemento in più per capire se sono nella condizione di sopportare lo stress immunitario delle vaccinazioni senza rischi gravi per la salute». Nel rapporto si legge anche che «su questa linea molto sensata e basata sul principio di precauzione si era espressa anche la nostra Corte Costituzionale (sentenza n.258 del 20-23 giugno 1994) che diceva: ’’È necessario porre in essere una complessa e articolata normativa di carattere tecnico che individui esami chimico-clinici idonei a prevedere e prevenire possibili complicanze da vaccinazione’’. Malgrado ciò, concludono i consulenti «la nostra circolare ministeriale del 7 aprile 1999 ha decretato che ‘Non si prevedono esami chimico-clinici da eseguire prima della somministrazione dei vaccini...».

Critiche all’OMS
La relazione, oltre ad aver analizzato e valutato la possibile correlazione, va oltre, arrivando a criticare le linee guida dell’OMS. Secondo la commissione, queste linee guida sono «inadeguate» poiché non rispettano il principio di precauzione. «Stupisce moltissimo che l’Oms e gli autorevoli Acip* e Aafp** si limitino semplicemente a dire che i vaccini non dovrebbero essere usati se il paziente ha febbre alta o altri segni di malattia grave [...]», scrivono i consulenti. «L’Oms dimentica per esempio di consigliare un’attenta e dettagliata raccolta anamnestica delle condizioni fisiologiche e patologiche del bambino, ma anche dei suoi familiari, unitamente a una valutazione dell’ambiente in cui vive, su come viene alimentato e trattato e sulle caratteristiche psico-comportamentali dei genitori – aggiungono i consulenti – A ciò si associa la frequente disattenzione sulle condizioni del bambino nei 40 giorni antecedenti l’inoculo vaccinale in relazione a comparsa di febbre, virosi, patologie esantematiche fruste, somministrazioni anche estemporanee di farmaci a qualunque livello immuno-interferenti quali, per esempio, steroidi anche in formulazioni topica dermatologica, anche banali patologie, contratte in ambito scolastico o da nido materno».

* Acip (Advisory committee on immunization practices)
**AAfp (American Academy of family physicians)