26 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Alimentazione e salute

Bevande e succhi di frutta: dentro c’è troppo pericoloso zucchero

Un nuovo studio ha analizzato la composizione e la presenza di zucchero nei succhi di frutta, specie per bambini, arrivando a scoprire che il contenuto è «inaccettabilmente alto». E non si salvano neanche i cosiddetti succhi naturali al 100 per cento

Bevande alla frutta e succhi contengono troppo zucchero
Bevande alla frutta e succhi contengono troppo zucchero Foto: Shutterstock

REGNO UNITO – Oltre 200 sono le bevande che si trovano comunemente in commercio, analizzate da un team di ricercatori dell’Università di Liverpool. L’intento era di valutare la quantità di zucchero presente all’interno tra gli ingredienti. L’analisi dei succhi di frutta ha mostrato che il contenuto di zucchero è «inaccettabilmente alto», e dunque un pericolo per la salute – specie dei più piccoli.

Ancora troppo zucchero
Forse non è ancora del tutto chiaro che lo zucchero – specie quello bianco e raffinato – assunto in quantità non idonee può essere molto dannoso per la salute. Non solo quella fisica, ma anche quella mentale. Se poi questo ingrediente lo si ritrova in bevande comuni e bevute anche dai bambini (che sono più sensibili) le cose diventano serie. E quanto scoperto dal professor Simon Capewell e colleghi dell’University Institute of Psychology, Health and Society and Action on Sugar, non fa che alimentare le preoccupazioni.

L’allarme
L’allerta zucchero è stata lanciata con la pubblicazione dello studio sulla versione online della rivista BMJ Open. Qui i ricercatori riportano come abbiano valutato la presenza di zucchero in 203 bevande alla frutta, succhi di frutta naturali al 100 per cento, e frullati commercializzati appositamente per i bambini. Di questi, i ricercatori hanno misurato la quantità di zuccheri ‘’liberi’’ in porzioni standard (200 ml) del Regno Unito. Si è anche fatto riferimento a quanto riportato in etichetta.

Cosa s’intende per zucchero ‘’libero’’
Con il termine zucchero libero ci si riferisce a glucosio, fruttosio, saccarosio, miele, sciroppi e zucchero da tavola che vengono aggiunti dal produttore della bevanda. Ma non ci si riferisce agli zuccheri naturali presenti in frutta e verdura intere che, al contrario degli altri, il corpo metabolizza in modo diverso e che agiscono per ridurre l’apporto energetico.

Grandi variazioni
Come ci si aspettava, la quantità di zuccheri liberi presenti nelle bevande variava a seconda dei tipi di bevanda e anche all’interno dello stesso tipo di prodotto – per esempio due succhi di pera di diverse marche. In linea generale, quasi il 50 per cento dei prodotti analizzati conteneva già la dose di zuccheri massima giornaliera consigliata per l’assunzione da parte di un bambino (circa 19 g), per cui chi bevesse una bottiglietta di queste non avrebbe più dovuto assumere altri zuccheri durante la giornata – cosa praticamente impossibile.

I più «sani» non sono sani
«L’aumento della consapevolezza da parte del pubblico dell’effetto negativo che le bevande zuccherate e dolcificate hanno sui denti e il girovita dei bambini, ha spinto molti genitori a optare per succhi di frutta e frullati alternativi e apparentemente sani – sottolinea il prof. Simon Capewell – Purtroppo la nostra ricerca dimostra che questi genitori sono stati ingannati. Il contenuto di zucchero delle bevande di frutta, i succhi di frutta naturali e i frullati testato, è inaccettabilmente alto. E i frullati sono tra i peggiori peccatori».

Limitare l’assunzione
Secondo gli esperti, una porzione giornaliera di queste bevande non dovrebbe superare i 150 ml, mentre a oggi sono 200 ml. Il problema però non è la quantità di bevanda, ma gli zuccheri contenuti. «I produttori dovrebbero smettere di aggiungere inutili quantità di zuccheri, e quindi calorie, nelle loro bevande di frutta/succo/frullato. I nostri bambini vengono danneggiati per il bene dei profitti dell’industria. Se le aziende non possono tagliare lo zucchero volontariamente, il governo dovrebbe intervenire con disposizioni di legge», conclude Capewell.