20 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Le persone depresse più inclini ai crimini

Il serial killer è un depresso

Un nuovo studio suggerisce che le persone con depressione hanno tre volte più probabilità di commettere un crimine violento o sessuale

OXFORD – Altro che essere fiacchi o apatici… le persone affette da depressione potrebbero celare un altro inquietante sé: un po’ come lo stevensoniano «Dottor Jekyll & mister Hyde». Secondo un nuovo studio dell’Università di Oxford, infatti, i depressi avrebbero tre volte maggiori probabilità di commettere un crimine violento o sessuale, rispetto al resto della popolazione.

PAROLA DI PSICHIATRI – L’indagine condotta dal Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Oxford ha preso in esame il casellario giudiziario di 47.158 persone dopo che avevano ricevuto una diagnosi di depressione. L’analisi dei dati, confrontati con quelli di 898.454 persone senza storia di depressione, ha così riservato una sorpresa: il 3,7% dei maschi e lo 0,5% delle femmine depressi avevano ottenuto una condanna giudiziaria. La differenza con la popolazione generale, non depressa, era di 1,2% per gli uomini e lo 0,2% per le donne. Secondo gli psichiatri, al problema non è stata data sufficiente attenzione.

SERIAL KILLER? – Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su The Lancet, ha preso in esame le condanne per reati come aggressione, rapina, reati sessuali e omicidio. «Abbiamo voluto determinare se vi è stato un aumento del rischio di violenza in individui con depressione clinica, e senza altri fattori che sono noti per contribuire a questo rischio – spiega il prof. Seena Fazel – Un dato importante è che la stragrande maggioranza delle persone depresse non sono state condannate per crimini violenti, e che i tassi riportati sono inferiori a quelli per la schizofrenia e disturbo bipolare, e sensibilmente inferiori a quelli di alcool o droga». Insomma, i depressi non sarebbero poi questi serial killer che qualcuno potrebbe pensare. Ma le maggiori preoccupazioni dei medici sono quelle nei confronti dell’autolesionismo, come per esempio il suicidio, che è più diffuso proprio nei pazienti depressi.