26 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Rischio AIDS sempre presente

Cinque anni, si prende l’HIV per una trasfusione

Una bambina cinese di 5 anni è stata contagiata dal virus dell’HIV, il responsabile dell’Aids, a causa di una trasfusione di sangue. Il caso mette in discussione la sicurezza delle trasfusioni e il controllo dei donatori a rischio. In Italia più controlli, ma il pericolo resta sempre in agguato

CINA – Era stata operata per una cardiopatia congenita nel 2010 la bambina di cinque anni che qualche giorno fa è stata riconosciuta positiva al virus HIV, dopo 17 giorni di febbre improvvisa. Il caso, accaduto in Cina, apre tuttavia ancora una volta il dibattito sulla sicurezza delle trasfusioni di sangue. Anche in Italia è ancora vivo lo scandalo del sangue infetto tra gli anni ’70 e ’90 che ha mietuto molte vittime, da poco riconosciute "degne" di un indennizzo.

MOLTE VITTIME, POCA CONSIDERAZIONE – Qualcuno ricorderà ancora lo scandalo del sangue infetto utilizzato per le trasfusioni, che tra il 1970 e il 1990 ha fatto circa 120mila vittime. Tutte persone che sono state sottoposte a trasfusione e che si sarebbero ammalate di epatite e Aids. Oltre a queste, secondo l’Associazione Politrasfusi, in questo arco di tempo più di 3.600 persone sono morte per via dei mancati controlli sul plasma e sui farmaci emoderivati. E i risarcimenti, quando e se arrivano, sono stati riconosciuti solo dopo decenni – periodo in cui molti dei pazienti sono già deceduti.

IL CASO POTREBBE RIPETERSI – Sebbene i controlli sul sangue nel nostro Paese siano più rigorosi e sicuri di un tempo, quanto accaduto in Cina potrebbe verificarsi anche in altri luoghi. Come infatti sottolineato da un funzionario del governo Fujian, uno degli 8 donatori il cui sangue è stato utilizzato durante l’operazione era in quello che viene definito "fase finestra", durante il quale il virus è inosservabile – per cui sfugge ai controlli. Il donatore è stato successivamente trovato avere l’HIV.

ANCHE IN ITALIA – Nel 2012 secondo i dati dell’ISS (l’Istituto Superiore di Sanità), 1.998 donatori sono risultati positivi ai marcatori delle malattie trasmissibili con il sangue ed emocomponenti, 868 o 42,8% per l’HBV (Hepatitis B Virus), 351 o 17,3% per l’HCV (Hepatitis C Virus) e 143 per l’HIV (Human Immunodeficiency Virus). Tenendo presente che è impossibile azzerare il rischio, nel nostro Paese grazie all’introduzione obbligatoria delle metodologie di amplificazione degli acidi nucleici (NAT) per i virus, si sono tuttavia ottenuti decisi vantaggi nella sicurezza trasfusionale.