19 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Passano in media 21,4 mesi tra i primi tentativi di avere un figlio e il ricorso a un medico

Combattere l'infertilità: un percorso lungo e tortuoso

Per il 77,4% delle coppie la legge 40 ha ridotto le loro possibilità di diventare genitori

Roma - Le coppie con problemi di fertilità soffrono di una sorta di sospensione esistenziale legata alla genitorialità mancata. Il trascorrere del tempo senza riuscire ad ottenere una gravidanza rappresenta una delle cause principali di disagio (per l'87,3% delle coppie). Poco meno della metà (44,5%) soffre per il sentimento di diversità legato alla condizione di infertilità. Il 44% vive questo problema come un assillo, sembra non riuscire a pensare ad altro. In gran parte le coppie sono però fiduciose che riusciranno, prima o poi, ad avere un figlio (il 70,8%), e se la terapia cui si stanno sottoponendo non avrà successo, ci riproveranno (per il 65% circa, e quasi il 5% ha già deciso che lo farà all'estero).

L'indagine realizzata dal Censis per la Fondazione Cesare Serono su un campione di 606 coppie prese in carico da un centro di procreazione medicalmente assistita (l'età media degli uomini è pari a 37,7 anni, quella delle donne a 35,3) evidenzia altre sacche di disagio profondo che, seppure minoritarie, sono sintomatiche delle implicazioni psicologiche, sociali ed affettive dell'infertilità. Una coppia su dieci non ha confidato a nessuno né l'esistenza del problema, né di essere in cura; il 20% circa non trova comprensione presso amici e parenti; quasi il 30% lamenta un peggioramento della qualità della vita sessuale. Ma 7 coppie su 10 indicano invece che questa esperienza ha consolidato il rapporto.

Oltre la metà delle coppie (il 56,2%) ha inoltre lamentato difficoltà nel conciliare le esigenze della terapia con i tempi lavorativi, sommando così ai disagi emotivi e pratici anche una problematica professionale.

Problema per 1 coppia su 5 - «L'infertilità è un problema diffuso che in Italia riguarda 1 coppia su 5 di quelle in età fertile - ha affermato Giovanni Scacchi, presidente della Fondazione Cesare Serono -. Attraverso la realizzazione di questa indagine, abbiamo voluto dare voce proprio a coloro che convivono ogni giorno con il dramma di non poter avere figli. L'obiettivo è di far conoscere anche il loro punto di vista, non sempre preso in considerazione all'interno dei grandi dibattiti sul tema della fecondazione assistita».

L'accesso a un centro di procreazione medicalmente assistita rappresenta il punto di arrivo di un percorso che spesso taglia fuori le coppie più deboli sotto il profilo culturale ed economico. Le donne del campione intervistato sono laureate nel 30,3% dei casi (la quota corrispondente nella popolazione generale è pari al 17,7%), gli uomini sono laureati nel 26,9% dei casi (contro il 14,2% della popolazione generale maschile).

In tutte le fasi del trattamento terapeutico si rileva che le coppie svantaggiate sotto il profilo culturale hanno perso più tempo, hanno sofferto di più, e probabilmente molte di loro hanno rinunciato prima di arrivare al centro di procreazione assistita.

Il tempo intercorso tra i primi tentativi di diventare genitori e il primo contatto con il medico (21,4 mesi in media) passa da 15,5 mesi per le coppie con titoli di studio più elevati a 30 mesi per quelle con basso tasso di scolarizzazione.

Il percorso diagnostico rappresenta una fase piuttosto lunga e complessa. Dura in media poco più di un anno (13,6 mesi). Ma la variabile territoriale e soprattutto quella culturale pesano in modo decisivo sui tempi. Si arriva a 18,7 mesi in media al Sud e 21,3 mesi tra le coppie meno scolarizzate, contro i 9 mesi nel Nord Est e i 10,4 mesi delle coppie più istruite.

Ad aver ottenuto una diagnosi certa sulle cause dell'infertilità è il 63,8% delle coppie, il 29,1% non l'ha ottenuta, mentre nel 7,1% dei casi è rimasta incertezza sulle cause possibili.

Il ruolo del ginecologo si conferma centrale. È sua la diagnosi nel 48,4% dei casi in cui ne è stata formulata una. Il 47,4% delle coppie ha però dovuto interpellare più medici prima di arrivare a una diagnosi. Il valore aumenta ancora una volta tra le coppie residenti al Sud (55,1%) e tra quelle con livelli di istruzione più bassi (56%).

Le coppie intervistate sono abbastanza compatte nel ritenere che l'attuale quadro normativo le sfavorisca rispetto agli altri Paesi europei (80,5%) e che danneggi soprattutto le coppie con minori possibilità economiche (77,4%). In maggioranza sentono che la legge 40 ha di fatto ridotto le loro possibilità di diventare genitori (77,4%) e più della metà sono disposte a recarsi in un centro all'estero (55,5%). Infine, è pari al 32,5% la quota di coppie disposte a sottoporsi a fecondazione eterologa.

«Il percorso delle coppie che effettuano i trattamenti di procreazione medicalmente assistita è lungo e spesso tortuoso - ha affermato Concetta M. Vaccaro, responsabile del settore welfare del Censis -. Il percorso è tendenzialmente più facile per chi ha un livello culturale e socioeconomico più elevato. Queste coppie individuano prima il problema e riescono in tempi brevi ad avviare gli interventi più appropriati, senza perdersi nei meandri di un sistema frammentato e pieno di ostacoli. Circa un terzo delle coppie non fertili sperimenta una sofferenza psicologica profonda che può minare anche lo stesso rapporto di coppia».

Questi sono alcuni dei principali risultati di una ricerca realizzata dal Censis per conto della Fondazione Cesare Serono, presentata oggi a Roma, presso la Sala delle Colonne di Palazzo Marini, da Carla Collicelli, Vice Direttore del Censis, Concetta M. Vaccaro, Responsabile del settore Welfare del Censis, Giovanni Scacchi, Presidente della Fondazione Cesare Serono, con i commenti di esperti e le conclusioni di Eugenia Roccella, Sottosegretario del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.