Tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi la tensione torna a essere altissima
Doveva essere il giorno della pace ritrovata e, invece, si aprono talmente tanti fronti che si fa fatica a stragli appresso. E non bastano le smentite, perché è una di quelle volte in cui il retroscena è praticamente tutto sulla scena.
Doveva essere il giorno della pace ritrovata e, invece, si aprono talmente tanti fronti che si fa fatica a stragli appresso. E non bastano le smentite, perché è una di quelle volte in cui il retroscena è praticamente tutto sulla scena. E così, in meno di 24 ore dal 'patto' di via della Scrofa, tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi la tensione torna a essere altissima. Questa volta, a differenza che per il famoso bigliettino pieno di offese 'captato' in Senato, la futura premier opta per non replicare. Ma è una scelta soppesata, perchè l'irritazione è ai livelli di guardia.
La giornata, d'altra parte, comincia con la decisione del leader azzurro di designare come capogruppo in Senato Licia Ronzulli, quella fedelissima a cui la premier in pectore ha negato una poltrona, una qualsiasi, da ministro. E' vero, in un certo senso si tratta di una compensazione. Ma significa anche che nel ramo del Parlamento con i numeri più ballerini il gruppo azzurro sarà in mano al fronte meno tenero con la leader di Fdi. La cartina di tornasole, d'altra parte, è la decisione di fare copia carbone alla Camera, dove come presidente dei deputati viene scelto un rappresentante della stessa 'fazione', Alessandro Cattaneo.
Ma è ancora niente, perché la ciliegina sulla torta la mette Berlusconi in persona che, non curante del ruolo di Sergio Mattarella, fa l'elenco a favore di telecamere dei ministeri che spetteranno al suo partito. Che coincidono nella sostanza con quanto fanno trapelare le truppe meloniane tranne che su un unico, determinante, punto: la Giustizia. Il nome per lui è quello di Elisabetta Alberti Casellati. Non solo: spiega anche che la futura premier ha dato il suo assenso già nell'incontro di ieri. Ma qui le versioni divergono: per Fdi il nome della ex presidente del Senato è stato effettivamente fatto, ma non per via Arenula dove la preferenza è un'altra. Ignazio La Russa lo dice in chiaro: «Abbiamo fatto le liste per le candidature, Meloni ha insistito per Nordio affinchè il suo ruolo non fosse quello di venire in Parlamento a schiacciare bottoni ma con la previsione di fare il ministro della Giustizia. E credo che questa sia la decisione».
In realtà, nello schema che prende corpo nei piani alti di Fdi, per Casellati ieri si ipotizzava il ministero delle Riforme. Tuttavia, Matteo Salvini ha chiesto che fosse accorpato a quello degli Affari regionali per affidare tutta la pratica a Roberto Calderoli. Anche per questo, non è affatto detto che alla fine - come sembrava inizialmente - alla Lega vada il ministero dell'Agricoltura che a quel punto passerebbe a un esponente di Fdi o a un tecnico.
Ma non è soltanto lo schema della squadra di governo ad agitare le acque tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Parlando con i deputati, infatti, l'ex premier si è lanciato su un tema su cui la futura presidente del Consiglio si gioca buona parte della sua credibilità internazionale: i rapporti con la Russia. In quelle frasi, di cui è stato poi diffuso un audio, il Cavaliere dice di aver «riallacciato con Putin», di aver ricevuto in regalo da lui venti bottiglie di vodka e una «lettera dolcissima» per il compleanno, oltre a fare altre considerazioni sul conflitto in Ucraina. Fatti vecchi, tentano di smentire da Forza Italia. Ci prova anche Antonio Tajani che, da ministro degli Esteri in pectore, ha tutto da perdere da una eventuale ambiguità berlusconiana sulla politica estera.
Il sospetto tra le fila di Fdi è che non si tratti di voci dal sen fuggite. «Sembra fatto volutamente per mettere in difficoltà Giorgia e indebolirla», argomenta un deputato.
Ce ne sarebbe abbastanza per una giornata esplosiva, se non fosse che in una delle tante esternazioni pubbliche, il Cavaliere fa anche un riferimento al compagno della leader di Fdi che, viene spiegato, a lei non è proprio andato giù. «Non c'è stata mai una distanza tra noi e la signora Meloni, ho un rapporto di amicizia con lei, mio figlio ha un rapporto di amicizia, il suo uomo lavora a Mediaset». Questa volta la scelta è appunto quella di non commentare, di lasciare gli uffici della Camera depistando i giornalisti. Ma è una decisione ponderata, presa in accordo con i fedelissimi, nonostante alcuni insistessero sulla necessità di rispondere per le rime.
(con fonte Askanews)
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