Salvini: «Nel mio Credo laico c'è la tutela della vita, sempre»
Lettera del segretario della Lega al quotidiano della Cei Avvenire: «In una società liquida, sfiduciata, corrosa di relativismo, e infine sempre negativa è importante tornare a credere in qualcosa»
«Come si afferma chiaramente nel manifesto, si è in presenza di un atto di fede laica, non in un «Chi», ma in un «qualcosa». Ovviamente questi valori vanno poi vissuti coerentemente. Aggiungo: credo nel valore della vita, da preservare dall'inizio alla fine». Lo scrive, fra l'altro, in una lettera all'Avvenire pubblicata oggi dal quotidiano della Cei, il segretario della Lega Matteo Salvini.
«In una società liquida, sfiduciata, corrosa di relativismo, e infine sempre negativa - sottolinea Salvini - è importante tornare a «credere» in qualcosa. È insieme l'ottimismo della ragione e della volontà. Credere è dunque l'opposto di dubitare. È voglia di fare, di costruire, di operare per ridare coesione alla nostra società, per rilanciare l'Italia, partendo da valori chiari, sentiti, vissuti concretamente. E allora il punto decisivo è capire se si condividono i valori a cui ci si affida per ricostruire una res pubblica».
«Se il relativismo ha contribuito a corrodere la società occidentale, ritornare ad avere fiducia in valori e obiettivi alti è a mio avviso il presupposto per la rinascita del nostro Paese. Ed è questa la sfida che deve coinvolgere credenti e non credenti: riconoscersi in un sistema di valori condiviso per recuperare quel senso di unità fra i consociati, nel segno del primato della persona umana, abbandonando la «brutta» politica fatta di odio, maldicenza, sospetti, insinuazioni, insulti. Una politica che riparta, in definitiva, da un gesto di fiducia, ovvero un atto laico di fede: credere nel prossimo e nel nostro Paese».
«Giuseppe Lorizio, nostro prezioso collaboratore, è un grande teologo e nel suo profondo commento - scrive a commento della lettera di Salvini il direttore di Avvenire Marco Tarquinio - gentile senatore Salvini, ha anche e soprattutto ricordato che affermare «credo», ovunque ma in particolare in un Paese di straordinaria tradizione cristiana come l'Italia, è espressione che reclama coerenza e non resta mai senza conseguenze, anche laiche, cioè civiche e civili. In particolare - aggiungo - in ordine all'accoglienza e alla tutela rispettosa della vita, che sia «produttiva» o imperfetta o malata, assediata dalla guerra o al suo ultimo termine, nascente o migrante. È qui che si sostanzia quel 'primato della persona umana' che lei richiama e che è un'idea-guida solidale davvero importante, esigente e a volte anche benedettamente scomoda».
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