19 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Leopolda 2021

La profezia di Matteo Renzi: «4 leader egoisti per il voto nel 2022»

«Si vince al centro», non il centro nostalgico per il quale il leader di Italia Viva confessa un principio di «orticaria», ma uno spazio nuovo, da costruire come un cantiere «macroniano»

Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi
Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi Foto: Claudio Giovannini ANSA

FIRENZE - Ci sono «quattro leader egoisti che ci vogliono portare al voto nel 2022», quando invece si dovrebbe pensare alla ricaduta degli investimenti del Pnrr, ma comunque sia Italia Viva è «pronta» e «mai starà nè con la destra sovranista nè con i populisti del Movimento Cinquestelle» a differenza del Pd «che si è fatto ubriacare dal beppegrillismo». Matteo Renzi chiude la tre giorni della Leopolda, edizione numero undici - la più identitaria perchè «siamo sotto attacco» e forse la più emotiva, con Maria Elena Boschi che parla di sè, della «macchina del fango che ci ha colpito» e si commuove sul palco - lanciando l'idea di un centro «che non è un luogo fisico dove mettere le bandierine, ma uno spazio politico che segna i governi ovunque».

Perchè «si vince al centro», non il centro nostalgico per il quale Renzi confessa un principio di «orticaria», ma uno spazio nuovo, da costruire come un cantiere «macroniano» per sfondare contro l'estremismo della destra sovranista e un Pd che ha scelto i Cinquestelle. Tutti i dirigenti di Italia Viva che sfilano sul palco ribadiscono che un centrosinistra allargato ai Cinquestelle non è il loro obiettivo perchè così si tradisce il riformismo. Il messaggio al Pd è chiarissimo: «Hanno eletto leader Conte, il centrosinistra è la nostra casa, ma ce l'hanno distrutta, l'hanno trasformata in una baracca, lo dico con rispetto, una baracca politica... adesso si riprenderanno Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani e cosa pensate di fare con loro, i riformisti?», ribadisce il coordinatore nazionale di Iv Ettore Rosato. «Noi adesso dobbiamo costruirne un'altra di casa, una casa europea, alternativa, ampia contro i populismi e contro la demagogia», precisa.

I messaggi agli ex compagni di partito del Pd sono netti

Non esiste Italia Viva «senza la leadership di Matteo Renzi» ribadisce Teresa Bellanova ricordando «quelli che nelle passate edizioni saltellavano qui davanti e ora mi chiedono con chi sto». Mentre Maria Elena Boschi trova «un po' vigliacco il silenzio di qualche ingrato adesso che siamo di nuovo sotto attacco, io la faccia ce la metto e siamo ancora più convinti di stare dalla stessa parte, con Matteo» e «non è che non mi sia stato proposto altro, magari un posto di governo...».

Dunque al centro si vince e, rilancia Renzi, «può essere decisivo alle elezioni, specie se saranno nel 2022». Del resto, ragiona, cosa è accaduto in Europa e nel mondo negli ultimi anni? Ha vinto il centro interpretato da Macron in Francia e poi in Germania, mentre in Inghilterra «dove i laburisti vincevano con Blair, ora lo prendono in giro e non vincono più nemmeno le elezioni condominiali». Certo, il tempo per organizzarsi è poco ma l'ex premier rispedisce al mittente i veleni sulla scomparsa di Italia Viva. «Siamo il 2%? Ma il 98% non sa cosa si perde» e soprattutto, attacca, «a chi ci dice che siamo caduti rispondo di sì, ma che solo chi striscia non cade mai».

Infine c'è la partita del Quirinale che aleggia come un banco di prova importante per il cantiere centrista - un deputato di Iv spiega che sono 150 i grandi elettori di quell'area di cui i renziani vorrebbero essere i federatori -, che al di là dei segnali di fumo dovrà iniziare a votare compatto sulle grandi questioni, a cominciare dalla manovra economica. Dopo aver ringraziato Sergio Mattarella che «qualcuno voleva accusare di alto tradimento» dice Renzi, ricordando le gesta dei Cinquestelle.

L'ex premier si toglie qualche altro sassolino dalla scarpa dopo quelli dell'inchiesta sulla Fondazione Open. «Ci accusano di essere spregiudicati, tattici. Io credo che Machiavelli non sia un eroe negativo, io credo che all'elezione del Capo dello Stato se non si fanno le cose tatticamente si fa come Bersani che ha bruciato tre candidati e poi ha dato la colpa ai 101», conclude e subito squillano a tutto volume le note dei Maneskin ("Siamo fuori di testa ma diversi da loro").

(con fonte Askanews)