26 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Emergenza coronavirus

Giorgia Meloni: «C'è il rischio di una bomba sociale»

Il Presidente di Fratelli d'Italia: «Il fatto di dirti stai chiuso un altro mese e il fatto che non sia stata ancora pagata la cassa integrazione è una cosa che francamente terrorizza le persone»

Un momento della manifestazione di Fratelli d'Italia
Un momento della manifestazione di Fratelli d'Italia Foto: ANSA

ROMA - Il Leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, è intervenuta questa mattina in diretta su Rtl 102.5 durate «Non Stop News».

Quali categorie avete rappresentato ieri in piazza e soprattutto Salvini ha detto che che i problemi non si risolvono con un quarto d'ora in piazza, cosa risponde?
«Ma guardi allora categorie in piazza, c'erano ieri più o meno 70 parlamentari, abbiamo deciso di fare una manifestazione unicamente con i parlamentari perché fosse chiaramente possibile organizzare mantenendo le distanze ei presidi di sicurezza. Negli ultimi giorni ho avuto molte richieste da parte di persone che vogliono esprimere il loro dissenso, che vogliono raccontare le loro storie difficili, noi questo non potevamo assumerci la responsabilità di farlo e abbiamo cercato un modo, noi siamo un partito politico e il nostro compito è quello di rappresentare quello che la gente pensa o quello che la gente chiede. E allora abbiamo cercato un modo che potesse comunque raccontare quella della difficoltà. Allora ciascuno dei nostri deputati rappresentava una categoria in sofferenza, che chiaramente noi ne abbiamo scelti circa 70 che erano quante persone, ma ce ne sarebbero molte di più: dai parrucchieri ai musicisti piuttosto ristoratori commercianti, le partite IVA, le micro imprese. Allora da una parte c'è molta confusione su questo tema delle riaperture, dall'altra il governo mentre ad alcuni dice devi stare chiuso un altro mese in pratica, non offre poi una concretezza per dire 'In ogni caso faremo del nostro meglio per aiutarti'. Allora tra il fatto di dirti stai chiuso un altro mese e il fatto che non sia stata ancora pagata la cassa integrazione è una cosa che francamente terrorizza le persone e il rischio che questa disperazione diventi una bomba sociale c'è e va contenuto con iniziative concerete e cercando di ascoltare».

Ma cosa risponde a Salvini che ha liquidato la faccenda dicendo che i problemi non si risolvono un quarto d'ora in piazza?
«Certo che non si risolvono così, ma in Parlamento, infatti noi - aggiunge Meloni - siamo andati in piazza a chiedere che il Parlamento possa dire la sua perché poi l'altra cosa drammatica di tutto questo è che noi non ne sappiamo nulla cioè, quando l'altra sera Conte ha fatto l'ultima conferenza stampa che ha generato molta confusione Io sono stata subissata da messaggi da parte di persone che mi chiedevano interpretazione delle parole di Conte e ho dovuto fare una diretta Facebook per confessare che io non ne sapevo assolutamente nulla, perché nessuno ha confrontato con noi queste materie, però se si poteva accettare dopo una settimana perché eravamo in piena emergenza, dopo due mesi che ci siano non lo so 4,5,6 persone non so quanti siano a decidere, che decidono della vita e la libertà dei diritti fondamentali di milioni di persone senza consultare minimamente il Parlamento italiano a me non sembra più una cosa normale».

Allora, ci faccia capire cosa non le piace proprio di queste decisioni del 4 maggio, cosa avrebbe fatto di diverso?
«La prima cosa che io avrei fatto di diverso che riguarda il tema delle aperture è, se tu stabilisci che è arrivato il momento di riaprire quello che non puoi fare, secondo me - prosegue Giorgia Meloni a Rtl 102.5 - è discriminare interi settori, cioè tu non puoi dire questa categoria apre codice Ateco, questa categoria non riapre codice Ateco, perché le persone e le vite non sono codici e il Governo si deve Assumere la sua responsabilità che è dire: queste sono le prescrizioni di sicurezza che per me sono necessarie affinché qualcuno possa lavorare e dici che chiunque è in grado di garantire che può rispettare queste prescrizioni, allora apre. Ma no tu riapri, tu no, non puoi dire condannare interi settori in base al loro codice Ateco a non riaprire e quando Lei dice ai parrucchieri che riapriranno il primo giugno che poi non è il primo perché il primo è lunedì e il non è il 2 perché è festa e quindi è il 3 giugno che è quasi tra 40 giorni abbiamo presente che non riapriranno? E noi rischiamo la desertificazione di interi settori economici primo, secondo ripeto il tema della velocità della lotta alla burocrazia di dare risposte certe è un tema fondamentale, è intollerabile che non sia stata ancora pagata la cassa integrazione».

«Secondo la nostra burocrazia è normale che quella cassa integrazione non si è ancora pagata ma non puoi in un momento come questo che è tutto fermo e la burocrazia rimanga uguale. Per quanto riguarda le risorse, questa cosa del decreto liquidità è una fregatura soprattutto per le micro imprese, perché la garanzia al 100% delle banche consente allo Stato di utilizzare quella garanzia anche per rientrare dei prestiti pregressi cioè se io avevo un prestito pregresso di 10.000 euro basta che la banca arrivi a 11.000 euro cioè mi dia fisicamente 1.000 euro si prende la garanzia statale al 100% su tutto. Allora non ci serviva in questo un altro decreto per aiutare le banche e non la gente normale», continua.

Onorevole Meloni, parliamo un po' di opposizione, quante opposizioni esistono? Ieri ha parlato Silvio Berlusconi e tra le cose ha detto che è assurdo rinunciare al prestito del fondo salva stati e che i sovranisti hanno creato gran parte dei danni che stiamo scontando a livello europeo. Per uno che è vostro alleato, non è esattamente musica quello che ha detto? Cosa risponde?
«Non sono d'accordo, e che non si può dire che sono stati i sovranisti a creare i problemi che abbiamo in Europa, a meno che non si voglia sostenere che i veri sovranisti sono i tedeschi o i francesi o quelli che hanno sempre interpretato l'Europa come fosse qualcosa su cui banchettare a spese di tutti gli altri. A me pare che uno come Macron che nazionalizzò i cantieri di Saint-Nazaire perché l'azienda che aveva vinto la commessa per lavorarci era italiana, a me questo sembra nazionalismo, non quello di chi chiede che l'Europa si occupi di tutti allo stesso modo e che non stia lì a spiegare come fanno gli olandesi che dobbiamo rispettare le regole quando loro hanno in piedi un paradiso fiscale per fregare risorse agli altri paesi membri. Anche sul MES io non sono d'accordo perché dobbiamo rinunciare a 36 miliardi, non ce li regalano, ce li prestano, ci prestano soldi nostri, perché noi nel fondo salva stati ci abbiamo messo 15 miliardi di euro e ci siamo impegnati a metterne 125 e loro ci chiedono gli interesse sui soldi nostri che ci prestano. Per cui io dico che sarebbe molto più serio riprenderci i nostri 15 miliardi e non dover pagare gli interessi a nessuno, primo, secondo non è vero che non ci sono condizioni, perché sono prestiti e i prestiti hanno delle condizioni, ma io non mi fido, perché mi pare che questa emergenza del Coronavirus sia stato considerato da alcuni partner europei come occasione per arrivare ad obiettivi che hanno da tempo, come far pagare il debito italiano ai risparmiatori italiani, perciò io non starei sereno».