Matteo Salvini: «Basta mezze misure, servono controlli ferrei ai confini su chi entra nel nostro Paese»
Il leader della Lega: «Serve trasparenza, verità e un'informazione corretta». Boccia: «Salvini fa l'untore, governo in campo. Quando è in ballo la salute si deve stare tutti dalla stessa parte»

ROMA - «Sono giornate difficili, ma l'Italia ha sempre dimostrato di essere un Paese forte, popolato da gente pronta a reagire e a risollevarsi, a non arrendersi mai. Il mio pensiero va a chi soffre, il mio grazie va a chi sta rischiando la propria vita per salvare quella degli altri». Lo scrive Matteo Salvini su Facebook. «Tutti gli amministratori della Lega, a partire dai nostri governatori e sindaci, sono impegnati senza sosta - prosegue - per far fronte all'emergenza sanitaria. Non è il momento delle mezze misure: servono provvedimenti radicali, serve l'ascolto dei virologi e degli scienziati, servono trasparenza, verità e un'informazione corretta, servono controlli ferrei ai confini su chi entra nel nostro Paese. Già da oggi sarò in Lombardia, poi in Umbria, a Roma, in Veneto, in Trentino e ovunque ci sarà bisogno. L'Italia ce la farà, insieme ce la faremo», conclude.
Boccia: «Salvini fa l'untore, governo in campo»
«Contenere è l'imperativo di un Paese serio. L'Italia è stato il Paese più rigoroso d'Europa, non a caso abbiamo bloccato immediatamente i voli da e per la Cina. Qualcuno ha detto che siamo stati estremi con quella decisione, invece come si può notare oggi è stata molto saggia». Lo ha detto Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, in un'intervista a 'La Stampa'. A suo giudizio «le parole di Salvini sono profondamente diverse da quelle della Meloni e di Berlusconi e danno la misura del suo scarso senso dello Stato. Ma questa non è una novità. Poi, che fosse anche un 'untore', gli italiani lo stanno scoprendo in queste ore. Quando è in ballo la salute si deve stare tutti dalla stessa parte».
Zaia: «Virus non ha colori politici. Siamo in guerra»
«Lo dico e lo ripeto da settimane: il virus non ha colori politici. Siamo in guerra, in Veneto come a Roma. E al momento non c'e' altro rimedio che isolare i focolai». Lo ribadisce in un'intervista a La Stampa, il governatore del Veneto, Luca Zaia (Lega) che spiega: «Siccome l'unica cosa che io ho a cuore è la salute di 5 milioni di veneti, mi sono trovato costretto a prendere misure che mai avrei immaginato e mai avrei voluto. Ho chiuso scuole e università, il Carnevale di Venezia, centri di aggregazione, appuntamenti sportivi, persino le cerimonie religiose. Ho parlato con il Patriarca di Venezia e mi ha detto che comprende».
«Qualcuno penserà che usiamo armi sproporzionate, che stiamo andando a caccia di passeri con il carro armato, ma qui siamo in guerra e dobbiamo sconfiggere il virus» dice. «I veneti brontolano, ma sono gente seria. Faranno quel che serve», prosegue, del resto, aggiunge, sono stati proprio i veneti «a inventare la quarantena: quando qui arrivavano i bastimenti dal mare, erano tenuti ad attraccare in un'isola e aspettare perchè all'epoca non c'erano termometri e tamponi». Perciò l'unica misura per salvarsi, ieri come oggi, «era l'isolamento». E osserva: «Il Paese si è spaccato perchè qui si vuole trovare la politica dappertutto. In questa vicenda dobbiamo fare squdra. Non esiste casacca politica. Da soli si fa prima, ma assieme si fa più strada».
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