Luigi Di Maio prova a tenersi i 5 Stelle: «Siamo cambiati ma non traditori»
Conclusa a Napoli la festa del decennale in equilibrio fra passato e futuro. Il capo politico promette la riorganizzazione: Ottanta nomi scelti da Rousseau
NAPOLI (ASKANEWS) - «Noi siamo uguali agli altri, ma siamo diversi, ma siamo uguali agli altri, ma siamo diversi»: il tormento di Michele Apicella, funzionario comunista in crisi di «Palombella rossa», sono la sceneggiatura ideale dell'edizione 2019 di Italia a 5 stelle. «Siamo cambiati», tuonava Beppe Grillo sabato sera nella celebrazione del decennale del M5S, prudentemente limitata ad un'arena chiusa da seimila posti, alla fine gremita. «Non abbiamo bisogno di tornare alle origini», ammonisce Roberto Fico, smarcandosi dai critici più ostinati dei progetti di riorganizzazione del Movimento lanciati dal capo politico Luigi Di Maio. «Siamo cambiati, è il tempo della maturità», rivendica la sindaca Virginia Raggi, oggi coinvolta in un imbarazzante parapiglia da alcuni fans che hanno contestato, insultato, spintonato i giornalisti. Perché dopo i tanti cambiamenti di regole, di stile comunicativo, di linea politica e addirittura di alleati, che gli attivisti e i simpatizzanti hanno dovuto digerire, un rapporto più equilibrato con i cronisti non rientra fra le priorità dei vertici.
La manovra finanziaria
Di Maio, del resto, al quale Grillo ha lasciato la scena nella giornata di chiusura della festa, deve condurre in porto la finanziaria: in mattinata riunisce i ministri stellati per fare il punto, in serata a palazzo Chigi affronta il vertice decisivo in vista del Consiglio dei ministri previsto per domani. Manovra che dovrà contenere le tracce della «svolta verde» promessa dal premier Giuseppe Conte, segnali di attenzione sociale («via il superticket nel 2020», promette il leader M5S), ma anche le manette ai «grandi evasori», promessa simbolica necessaria per rendere più credibili anche gli obiettivi finanziari dio lotta all'evasione fiscale.
Esorcizzare le scissioni interne
Intanto Di Maio chiude la kermesse stellata nella Mostra d'Oltremare di Napoli rassicurando i militanti: le tante svolte politiche non hanno cambiato il Movimento. Lo hanno cambiato, ma non lo hanno cambiato, appunto, è Nanni Moretti che torna attuale. «Non faremo alleanze alle regionali, neanche per sogno con De Luca in Campania», taglia corto replicando al pressing del Pd. E «i nostri obiettivi storici restano, il primo dei quali è l'acqua pubblica», seguono il conflitto di interessi e lo stop alle nomine delle regioni nella sanità. Le divisioni interne ancora una volta vengono esorcizzate: «Le scissioni sono degli altri - giura - noi siamo qui tutti insieme», anche se stavolta le assenze di peso a Napoli si sono notate, comprese due ex ministre del calibro di Giulia Grillo e Barbara Lezzi.
Il Team del futuro
Agli attivisti comunque Di Maio promette di poter votare entro dicembre il Team del futuro, i dodici coordinatori punta di diamante della nuova governance del Movimento che saranno poi affiancati dai «facilitatori regionali» e da squadre di consulenti e comunicatori che porteranno il ponte di comando del M5S a 80 persone. E per fugare gli ultimi timori dei dubbiosi, punta sulla mozione degli affetti: «Voglio dirvi - intona dal palco di Fuorigrotta, dove gioca in casa, lui campano di Pomigliano d'Arco - che noi faremo tanti errori ma non vi abbiamo mai tradito».
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