26 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Governo

Saviano a Salvini: «Quella divisa non è tua ma dello Stato»

Lo scrittore Roberto Saviano torna sulle critiche rivolte al ministro dell'Interno, Matteo Salvini (anche da parte dei sindacati dei Vigili del fuoco) sull'indossare uniformi delle forze dell'ordine

Roberto Saviano
Roberto Saviano Foto: ANSA

ROMA - «Quella divisa non è di Salvini ma dello Stato», «indossare l'uniforme significa mandare messaggi pericolosi per la democrazia ed è come dire: la polizia è cosa mia. Ma non è così». Lo scrittore Roberto Saviano torna sulle critiche rivolte al ministro dell'Interno, Matteo Salvini (anche da parte dei sindacati dei Vigili del fuoco) sull'indossare uniformi delle forze dell'ordine.

Democrazia e dittatura

In un articolo pubblicato oggi sul quotidiano «La Repubblica», Saviano scrive: «Nelle democrazie le forze dell'ordine vivono di quel delicatissimo equilibrio che si fonda sull'equidistanza tra le forze politiche. Al contrario, nelle dittature, i tiranni indossano sempre la divisa, che non è banale teatralizzazione del potere, ma serve a mandare un messaggio preciso: l'esercito risponde a me, a me soltanto e a nessun altro».

La Polizia non è un organismo politico

«Cosa significa per lui (e per chi lo osserva e subisce) indossare quella divisa? Che se io critico o contrasto il ministro dell'Interno avrò la Polizia contro? Significa che la Polizia condivide le azioni politiche del ministro dell'Interno? In questo caso - argomenta Saviano - ci sarebbe da temere la trasformazione della Polizia di Stato in un organismo politico. E qui vale la pena fare una precisazione che non è affatto scontata: la Polizia dipende dal ministero dell'Interno, non dal ministro, e non è questione di lana caprina. È esattamente per questo motivo che la Polizia ha un capo della Polizia che non è il ministro dell'Interno».

Lega e legalià

Da qui le conclusioni dello scrittore anti-mafia: «Il messaggio che chi indossa la divisa fuori contesto sta dando è un messaggio pericolosissimo per la democrazia. Questo vale per tutti e vale ancora di più per Matteo Salvini, leader di un partito che non ha una storia di legalità da vantare».